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Pentecoste con il Vescovo: sì alla pace tra i popoli e nella nostra vita

pentecoste

“Chiediamo decisioni politiche, diplomatiche, che favoriscano la conclusione di questi conflitti armati, ma la Parola di Dio ci mette allerta nel bonificare la terra dei nostri pensieri, dei nostri cuori, delle nostre mani”: con queste parole mons. Adriano Cevolotto, il 17 maggio, in Cattedrale a Piacenza, nella messa di Pentecoste per sacerdoti, diaconi, religiosi, Consigli di Comunità pastorale, Associazioni, Gruppi, Movimenti e nuove Comunità della diocesi, ha voluto invocare la pace nel mondo, ma anche nel nostro cuore. Erano presenti oltre 500 persone; ha concelebrato anche il vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio.

Varietà e convergenza dei carismi

La celebrazione, animata dalla corale composta da persone di varie associazioni e movimenti della diocesi, ha così manifestato l’unità di intenti e la sincera comunione tra le varie espressioni della chiesa diocesana. Nell'omelia il Vescovo Cevolotto ha espresso la sua gioia nel vivere questo significativo appuntamento. Ha detto che la Pentecoste deve essere vissuta come un'azione continua dello Spirito Santo, sottolineando che la sua manifestazione non è solo nella varietà dei carismi, ma nella loro convergenza e comunione per edificare il corpo di Cristo. Il Vescovo ha poi sottolineato che ogni carisma deve servire questa finalità per rimanere autentico.

Senza presunzioni

Richiamando l'episodio evangelico del tradimento di Pietro e la sua riabilitazione da parte di Gesù, il presule ha rimarcato come nessuno possa vantarsi della propria fedeltà. Gesù chiede a Pietro un atto di amore sincero, sottolineando che ogni mandato pastorale è preceduto da questa richiesta d'amore. Questa lezione si applica a tutti i fedeli: “Dobbiamo - ha affermato il Vescovo - rinnovare continuamente la nostra missione, senza presunzione e con fiducia nel Signore che ci accoglie nonostante le nostre fragilità”.

Purificare il cuore

Mons. Cevolotto ha inoltre espresso preoccupazione per i conflitti e le guerre nel mondo, chiedendo preghiere per la pace e invitando a purificare i propri cuori dallo spirito di contesa e dalla gelosia. “Abbiamo progressivamente trasformato - ha detto il Vescovo - le differenze e le tensioni in contese per avere il sopravvento, per dominare, per uscire vincitori, non accettando in definitiva la presenza, la coesistenza delle differenze. Anche l'atteggiamento opposto, quello dell'indifferenza, - ha aggiunto - che sembrerebbe immediatamente innocuo, si può in realtà trasformare in una sottile eliminazione dell'altro. Il nome della pace che vogliamo è l'affermazione della necessità dell'altro, così come egli è. In questo modo - ha concluso mons. Cevolotto - il sentimento della gelosia amara viene sostituito con il riconoscimento del suo essere dono, di cui non possiamo farne a meno, per garantire il dono che sono io, che siamo gli uni verso gli altri, ed è questo che stasera vorremmo testimoniare e ricordarci”.

Diffondere la luce

Al termine della celebrazione il gesto efficace ed indicativo della diffusione della luce, accesa con le candele dal cero pasquale, ha raggiunto tutti i presenti. “Come dono della Pentecoste riceviamo e diffondiamo nel mondo questa luce - ha detto il Vescovo - perché ancora una volta illumini l’oscurità che avvolge il tempo presente. Allo Spirito Santo, consolatore, avvocato, fuoco, dono del Padre, soffio del Figlio, a lui chiediamo la pace”.
Mons. Cevolotto ha infine invitato ogni fedele a custodire e portare a casa la luce del cero acceso: “Possiamo dire che dura poco, ma siamo noi che siamo chiamati ad alimentarla, a tenerla viva, perché è la luce di Cristo che illumina le nostre esistenze. Vogliamo pregare e sperare - ha evidenziato il Vescovo - che illumini anche tutto il mondo, in particolare quei luoghi dove Il buio della distruzione, della morte e dell'ingiustizia sembra prevalere”.

Riccardo Tonna

coropntecoste

Sopra, il coro, formato da rappresentanti di diverse associazioni e movimenti,
che ha animato la messa di Pentecoste in Cattedrale presieduta dal vescovo Cevolotto. Sulla sinistra, don Roberto Ponzini.

Pubblicato il 18 maggio 2024

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