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Il Vescovo racconta la Visita pastorale: «pensiamo e lavoriamo insieme»

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“Scoprire pagine di Vangelo”: è il desiderio che accompagna il vescovo mons. Adriano Cevolotto fin dall’inizio della Visita pastorale che si è già svolta in tre Vicariati della diocesi (bassa e media val Trebbia e val Luretta, val Taro e val Ceno, val Nure). Ed è quanto sta avvenendo nelle Comunità pastorali che il Vescovo incontra in questi mesi. È stato lui stesso ad affermarlo all’incontro con sacerdoti e diaconi per la festa del Sacro Cuore il 30 maggio al Seminario vescovile.

Mesi intensi, faticosi e ricchi di doni
“Ho toccato con mano - sintetizziamo il suo pensiero - situazioni molto diverse tra loro, dalla prima periferia della città alla collina e alla montagna. Ho percepito le fatiche e i desideri di chi lavora in parrocchia, diverse persone mi hanno aperto il loro cuore condividendo ciò che stanno vivendo anche nel dolore, ho ascoltato i sogni e le speranze del mondo del volontariato e della società civile. L’aver condiviso per alcuni giorni la vita delle parrocchie, fermandomi anche a dormire nelle parrocchie, è stato un aiuto a creare familiarità con sacerdoti e diaconi. Sono stati mesi intensi e faticosi, ricchi di doni e di relazioni”.

Pensare e lavorare insieme
A volte - ha aggiunto mons. Cevolotto - noi siamo un po’ rassegnati. Ci serve andare oltre i recinti, essere pronti a condividere e a collaborare, a pensare insieme. Dal confronto nascono sempre idee e progetti. Stiamo attraversando una stagione difficile che può però rivelarsi come un tempo di grazia. Non ritiriamoci in difesa, ma cogliamo l’opportunità per ricentrarci su Colui che ci ha chiamato. Mons. Cevolotto ha citato l’esperienza biblica dell’apostolo Pietro. Gesù non lo chiama a seguirlo solo una volta, ma a più riprese gli ha rivolto l’invito a seguirlo, cosa che è accaduta soprattutto nei momenti più fallimentari per Pietro stesso.

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Nella foto, l'intervento del vescovo Cevolotto.


Chiesa minoranza aggressiva, remissiva o creativa?

Mi tornano alla mente - ha aggiunto il Vescovo - le parole di Benedetto XVI nel leggere questo tempo: possiamo scegliere - era l’analisi del Papa - se come Chiesa vogliamo essere una minoranza aggressiva che cerca il colpevole “ad extra” o “ad intra” oppure una minoranza remissiva, ritrovandoci in circoli esclusivi lasciando il resto del mondo all’esterno. La terza possibilità è essere, invece, minoranza creativa, pronta a generare vita. Il ravvivare l’entusiasmo non è una sorta di illusione fine a se stessa, ma conduce alla capacità di creare novità anche in una stagione apparentemente di morte
Mons. Cevolotto ha citato una domanda che gli è stata rivolta al termine dei recenti funerali di don Luciano Tiengo, parroco di Farini: “Chi sarà il nuovo parroco?”. È questa l’attesa espressa dalle comunità sul territorio, ma va detto che non siamo più in grado di garantire ovunque come prima la presenza di diaconi e sacerdoti. A questa attesa occorre rispondere ai laici che la risposta va costruita insieme.

Costruire relazioni
Una parola chiave - sintetizziamo il pensiero di mons. Cevolotto - è relazione. Abbiamo bisogno oggi di preti e diaconi missionari in mezzo alle nostre comunità. La missione è fatta, più che di progetti organizzativi e funzionali, di uno stile di prossimità e vicinanza. Costruire relazioni non è semplice “compagneria”, ma è uno stile di vita impegnativo che si accompagna al dovere della chiarezza, alla necessità di porre questioni non sempre immediatamente vincenti e popolari e saper dire dei no motivati e a volte sofferti.
La relazione - ha sottolineato - ci misura: si cresce insieme non assecondando tutto e neppure creando conflitti, magari nascondendosi dietro all’esercizio di un potere legato al nostro ruolo che può diventare una forma di difesa. Le relazioni chiedono equilibrio e la disponibilità a lasciarsi mettere in discussione e a chiederci cosa deve cambiare prima di tutto in noi per accogliere sul serio il Vangelo.

Il “noi” di sacerdoti e diaconi insieme
Il costruire relazioni vere ci porta a vivere rapporti nuovi tra sacerdoti e diaconi: siamo un “noi” affettivo, persone che si vogliono bene, che si interessano gli uni degli altri, superando anche sospetti e divisioni che mortificano il “noi”, capaci di andare al di là delle differenze di mentalità e di storia. Questo è anche un “noi” ministeriale, che si esprime nel pensare e lavorare insieme.
L’esperienza del “noi” ci aiuta superare i campanilismi e l’isolamento che è sempre un rischio per la nostra vita. Ognuno di noi compie il suo servizio dentro l’insieme; ci si arricchisce condividendo le proprie ricchezze.

Proponiamo solo la messa?
Una domanda - ha proseguito - sorge dal confronto con le nostre comunità: che tipo di pastorale stiamo vivendo? Ci siamo concentrati in particolare nelle zone collinari e di montagna soprattutto sulle messe? Senza nulla togliere al valore della liturgia, perché la messa sprigioni tutta la sua forza, occorre che ci sia alle spalle una comunità ministeriale. Servono celebrazione di qualità; qualità non vuol dire avere la chiesa piena o organizzare funzioni solenni, ma che le persone partecipano attivamente. Se ci concentriamo solo sulle messe, rischiamo a un certo punto di sentirci svuotati e di perdere il senso del nostro ministero.

Verso il Giubileo del 2025
La Visita pastorale - ha annotato il Vescovo - mi sta permettendo di conoscere da vicino la realtà delle parrocchie nelle loro vita quotidiana, senza trionfalismi. Ringrazio don Paolo Cignatta, vicario per la pastorale, per la dedizione nel preparare le Comunità prima dell’inizio della Visita, e i componenti degli Uffici pastorali che l’hanno coadiuvato. Proprio gli Uffici pastorali saranno coinvolti nell’accompagnare le singole Comunità pastorali nel periodo successivo alla Visita. L’ultimo sguardo il Vescovo lo ha riservato alla rivitalizzazione della “pastorale turistica” nelle aree di montagna per andare incontro alle famiglie che trascorrono soprattutto le settimane estive nei paesi di origine e al Giubileo del 2025 che sarà caratterizzato dal tema Pellegrini di speranza. La speranza - ha concluso - è fondamentale per trasformare in opportunità le sfide culturali, ecclesiali e personali del nostro tempo.

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Nella foto, mons. Roque Paloschi vescovo brasiliano.



Il saluto del Vescovo brasiliano di Porto Velho
Durante l’incontro ha portato il proprio saluto mons. Roque Paloschi, vescovo brasiliano di Porto Velho nello Stato di Rondonia, alla guida per diversi anni anche della diocesi di Roraima dove ha collaborato con i missionari piacentini. Mons. Paloschi come presidente del Consiglio indigenista missionario (Cimi) della Conferenza episcopale brasiliana, è impegnato nella difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indie. Nel 2025 la sua diocesi compirà cento anni.

Le prossime iniziative
All’intervento del Vescovo è seguito la presentazione in sintesi dei passaggi della Visita pastorale nei Vicariati in cui è già avvenuta; sono intervenuti don Valerio Picchioni (bassa e media val Trebbia e val Luretta), don Attilio Defendenti (val Taro e val Ceno) e don Claudio Carbeni (val Nure). Al termine il vicario generale don Giuseppe Basini ha ricordato che nell’anno della preghiera, in vista del Giubileo saranno promosse iniziative in diversi luoghi significativi della diocesi, come ad esempio santuari mariani e monasteri di clausura. Il Giubileo vedrà anche il pellegrinaggio diocesano dal 3 al 5 ottobre 2025.

Davide Maloberti

Nelle foto, l'incontro del vescovo mons. Adriano Cevolotto con i sacerdoti e diaconi della diocesi in occasione della Festa del Sacro Cuore.

Pubblicato il 30 maggio 2024

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