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Don Basini all'Happening: «Dio ci chiede di seminare e avere fiducia»

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«Vogliamo sempre controllare tutto e stiamo male perché non ci riusciamo, forse perché siamo convinti che alla fine tutto dipende da noi, ma non è così, non tutto dipende da noi. C’è una parte della vita che accade, che viene fuori al di là delle nostre capacità e delle nostre forze». Con queste parole don Giuseppe Basini, vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio, ha commentato il Vangelo domenica 16 giugno all’Happening di Comunione e Liberazione sul Pubblico Passeggio a Piacenza. Nella messa all’aperto, celebrata insieme al parroco di Podenzano don Fausto Arrisi, il vicario generale ha portato i saluti del vescovo mons. Adriano Cevolotto, impegnato nella visita pastorale. «Al centro del vostro Happening c’è una domanda decisiva nella vita di ogni uomo: c’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?», a questa domanda, tratta dal Salmo 33, don Basini ha risposto che «all’origine di tutto non c’è il desiderio di vita, di felicità nel nostro cuore, ma c’è Dio che desidera la pienezza della nostra vita».

Un desiderio di pienezza e felicità

«Dio si fa mendicante del desiderio di felicità del cuore dell’uomo – ha detto don Basini nell’omelia – e questo è meraviglioso perché è Dio che si impegna a favore della nostra felicità offrendoci l’opportunità di portare a compimento un desiderio che rischia di risultare impossibile agli occhi di molti e, in alcuni momenti, anche ai nostri. In certe situazioni possono risultare vere le parole di Voltaire: “cerchiamo la felicità ma senza sapere dove, come gli ubriachi cercano la loro casa sapendo che ne hanno una ma procediamo a tentoni senza trovarla”. Ma è possibile dare compimento a questo desiderio di pienezza e di felicità? Il Vangelo ci ricorda che è possibile nell’incontro con Cristo, il quale ogni giorno viene verso di noi gettando nel terreno della nostra vita il seme buono della sua parola. Gesù è quell’uomo della parabola che con generosità getta il seme della sua parola perché ha fiducia nella forza racchiusa in essa e nella bontà del terreno che è chiamato ad accoglierla. Un piccolo seme che cresce con i suoi tempi, maturando fino a diventare una spiga ricca di vita, e un albero frondoso capace di proteggere coloro che cercano riparo. È bene osservare che l’azione di Dio inizia sempre con un piccolo seme, perché Cristo ci aspetta nelle piccole cose della vita quotidiana. Lui si lascia incontrare nel nostro quotidiano, là dove viviamo e dove siamo stati inviati. Come ricordava san Josemaría Escrivá, “c’è qualcosa di santo, di divino, di nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. Vi assicuro, figli miei, che quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti, in esse trabocca la trascendenza di Dio”. Si tratta quindi di avere fiducia nella potenza di Dio, è nell’incontro con lui che abita la possibilità di fare esperienza di una vita piena e felice. Come i santi, che sanno andare al ritmo di Dio, lasciandolo entrare nelle piccole cose della vita confidando che proprio lui è in grado di compiere grandi cose».

Seminare e fidarsi di Dio

«Il Vangelo di oggi, quindi – ha proseguito don Basini –, ci chiede di lasciarci raggiungere dal seme della parola di Dio e di compiere un gesto nel quale è racchiusa tutta la nostra vita: gettare il seme. Il resto non compete a noi, non dipende da noi. È come dire che la vita è tale solo se la mettiamo in condizione di portare frutto. Noi vogliamo sempre controllare tutto e stiamo male perché non ci riusciamo, forse perché siamo convinti che alla fine tutto dipende da noi, ma non è così, non tutto dipende da noi. C’è una parte della vita che accade, che viene fuori al di là delle nostre capacità e delle nostre forze. Siamo chiamati a essere come il contadino che con fiducia getta il seme: non bisogna avere fiducia di fidarsi, di rischiare in una scelta, di dare tempo a noi stessi e agli altri. Questo lo dico anche per tutti quelli che hanno un compito educativo: seminare, questo ci è chiesto, non di vedere subito il risultato del nostro impegno, altrimenti andremmo sempre in crisi, non riusciremo a fidarci di quella parola che porta in sé un’energia che nessuno può arrestare se abbiamo seminato la parola buona del Vangelo».

Dio si fa uomo e pianta la tenda in mezzo a noi

«C’è qualcosa di più brutto di sbagliare, ce lo dice spesso anche il Papa: quello che ci può frenare nel non rischiare, nel non seminare. È proprio questo: se non seminiamo, nulla potrà crescere, anche là dove ci sembra impossibile che la nostra missione possa portare un frutto. Ci è chiesto dunque di credere nella potenza della parola di Dio – ha detto ancora don Basini – e che la seminiamo con umiltà, senza angoscia né frenetica attesa di vedere i risultati. Occorre saper attendere, occorre pazienza, soprattutto fede nella parola di Dio perché Dio è paziente con noi, ci dà tempo, e anche noi dobbiamo riscoprire questa pazienza: se il seme è buono spunterà e darà il suo frutto. Il disegno di Dio si compie sempre, ben al di là delle nostre previsioni e della nostra impazienza. Abbiamo ripetuto nel Salmo: è bello rendere grazie al Signore. Io credo che ciascuno di noi, di voi, anche in questo momento abbiamo tanti motivi per dire grazie a Dio anche per la storia di quell’esperienza singolare di Comunione e Liberazione, in tutto quello che è nato dal carisma che il Signore ha affidato a monsignor Luigi Giussani. Ma vorrei dire che l’unico motivo per cui possiamo dire grazie è questo: che Dio ci ha donato suo figlio Gesù, e in lui possiamo dire che non c’è situazione nella nostra vita umana che viviamo nella solitudine. Quindi non c’è momento, non c’è istante proprio per questo: perché Dio ci ha donato il suo figlio unigenito e chiunque crede in lui fa l’esperienza di Dio. Questo è il metodo dell’esperienza cristiana: un Dio che si fa uomo, che davvero pianta la sua tenda in mezzo a noi come in questo momento, siamo nel cuore della nostra città, per dire che Dio non è altro dalla nostra vita ma abita tra le nostre case, là dove l’uomo ogni giorno passa, vive. È questa la parola buona, questo è il motivo vero per cui anche in questo momento possiamo e dobbiamo dire grazie a Dio».

Francesco Petronzio

Pubblicato il 17 giugno 2024

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