«Ricominciamo da San Francesco»
Ripartire da San Francesco. È il consiglio che don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, ha lasciato ieri sera all'incontro all'ex chiesa di Sant'Agostino (sopra, nella foto), nella serata in ricordo di Daniele Zanrei e Sonia Tosi, i due fidanzati uccisi, travolti da un'auto, il 1° agosto 2021. I genitori di Daniele hanno conosciuto don Luigi a Romena, pochi mesi dopo la morte del figlio, trovando, per la prima volta, un po' di quiete e di pace. Nella realtà sorta attorno ad una pieve romanica dell'anno Mille, trova accoglienza, tra i vari incontri, anche il percorso per i ”genitori orfani“, quelli - ha spiegato don Verdi - che portano avanti la vita anche per i loro figli.
Quando la paura ci sembra troppo grande
Nella sua riflessione, alternata ad immagini e musica, don Verdi ha condotto il numeroso pubblico dentro un viaggio tra la "bellezza ferita”. In un tempo in cui ai giovani manca l'aria - tanto che gli attacchi di panico sono più diffusi che mai - e una promessa di futuro negli occhi, la strada è quella della riscoperta delle relazioni, dello stare insieme. I genitori, invece, pensando di fare il bene dei figli li spronano a pensare a sé, a non guardare all'altro. Ma così - avverte - si crea un mix di egoismo e paura che non fa altro che generare violenza. La cronaca ce ne dà conferma ogni giorno.
La fragilità, oggi, è censurata. Invece - suggerisce don Luigi - c'è una bellezza anche nelle ferite. Anche lì si può portare frutto. È vero: ci sono momenti in cui il cuore è pesante, troppo pesante, e ti vien voglia di aprire la porta e scappare via. Ma così non si va da nessuna parte. Il peso resta. “La paura - suggerisce don Gigi - non va né fuggita né aggredita. Bisogna fare un passo indietro, fermarsi, guardarla meglio. Così potrai capire, osservare, notare che, forse, non è così insormontabile”.
Fare della nostra parte più fragile la parte più bella
Ma la paura non si affronta da soli. Ci vuole almeno qualcuno che ti faccia sentire amato, che ti dica che una possibilità di sperare c'è. Ecco perché le relazioni sono vitali: se uno non è guardato, non è amato, non è ascoltato, si ammala, muore, nel corpo e nello spirito. Gesù non ha fatto prediche davanti alle ferite, alle fragilità. C'è stato, ha toccato la bara del figlio della vedova di Nain, ha pianto.
Don Gigi - nato con una piede deforme ed una mano a cui mancano alcune parti della dita a causa di un farmaco prescritto alla madre in gravidanza - ha raccontato di come la sua personale crisi è diventata la strada verso una rinascita. Dal salmo “La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra d'angolo” l'illuminazione. “Far diventare la mia parte più brutta, più debole, la parte più bella di me”. Ecco allora la parola che tutti dobbiamo ripeterci: “Ricomincio”. Ricomincio con il cuore dei bambini - che sono sensibili, leggeri, creativi - e con lo sguardo e il cuore degli innamorati. Ricomincio ad amare la vita, ad uscire da me - “se costruisci i muri, è vero che quelli non lasciano entrare gli altri, ma non lasciano neppure uscire te, ti ingabbiano, ti soffocano” - e a continuare a sognare.
Schietti e capaci di compassione
Via allora la pretesa di iperefficienza che il nostro tempo ci impone, con ritmi disumani e disumanizzanti. Via la pretesa dell'autenticità, che è ipocrisia, “piuttosto, puntiamo ad essere schietti”. Via l'atteggiamento di chi passa e non guarda, di chi non è più capace di compassione.
Cosa allora ci salverà? "Toccare la vita, come ha fatto San Francesco quando, a Greccio, ha preso una mamma, un babbo, un bambino neonato”. Farsi guidare dalla natura. Puntare non alla felicità - che è irraggiungibile su questa terra - ma alla gioia, a quella “perfetta letizia” che resiste anche nelle situazioni più dure.
Genitori, regalatevi dieci minuti prima di rientrare a casa
Un pensiero particolare don Luigi lo riserva ai genitori, che pensano di proteggere i figli col troppo amore, evitando ogni fatica. “Il troppo amore rimbambisce, mentre l'amore deve servire a farti volare”. E se oggi i ritmi ci portano a separare corpo, mente, anima, bisogna ricomporli. Altrimenti non si “vede” più l'altro, non ci si accorge se sta male, se ha problemi, se è in crisi. “Prima di tornare a casa, genitori, fate un giro di dieci minuti attorno all'isolato, ricollegate corpo, mente, anima. Allora sì che vedrete vostro figlio, vostro marito, vostra moglie. Lo guarderete negli occhi, nei gesti, nei movimenti. E capirete”.
Barbara Sartori
Pubblicato il 27 giugno 2024
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