Il Vescovo: «dare un volto a ciò che riduciamo ad invisibile»
“La grande epidemia di oggi è rendere invisibile ciò che invece esiste”: sono le parole di mons. Adriano Cevolotto che, in un luogo che ha visto sfumare colori e speranze, nel rumore dei Tir, in via Stradiotti a Piacenza, dove la luce fatica a penetrare tra le ombre della sofferenza e della solitudine, il Vescovo ha celebrato una messa speciale, un rito di suffragio in onore di don Oreste Benzi, presbitero ed educatore, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Le sorelline
L'atmosfera era densa di emozioni e significati profondi; Lodovica Ghezzi, referente della Comunità Giovanni XXIII di Piacenza, ha aperto la celebrazione sottolineando il coraggio e la visione unica di don Oreste, l'uomo che ha dedicato la sua vita al recupero delle "sorelline", le prostitute che il mondo spesso dimentica. Don Oreste era un visionario, portatore di una prospettiva capace di cogliere la vera novità: mettere al centro la relazione. Questo concetto, così semplice eppure così potente, è ciò che rende attuale e imprescindibile il messaggio di don Oreste anche oggi.
I canti del coro della Comunità Giovanni XXIII di Piacenza hanno risuonato tra i Tir, sollevando i cuori, trasportandoli in un luogo di pace e armonia.
Un cuore pulito
Le parole del vescovo Adriano hanno saputo accarezzare gli animi dei presenti, suggerendo riflessioni di profondità spirituale e sociale.
“Per vedere Dio bisogna avere un cuore pulito, - ha detto mons. Cevolotto - cioè un cuore che ricerca veramente Dio… Non è possibile stare a lungo con il povero se il tuo cuore non è pulito, se non è puro, e per essere puri di cuore è necessario morire a sé stessi. Moriamo cioè - ha aggiunto - a quell'Io che è capace di farci arroccare in ciò che siamo, in ciò che abbiamo…
Noi siamo una rivelazione, uno svelamento, un inedito in divenire, fino a ciò che si manifesterà con la nostra morte… Vale per me, vale per te, vale per chiunque incontro - ha rimarcato il Vescovo - e inizia, prima di tutto, dal nostro sguardo che dà volto a tutto ciò che riduciamo ad invisibile… Solo lo sguardo che è purificato sa dare un volto a tutti e a ciascuno, soprattutto al povero, perché chi vede il povero vede anche Dio”.
Un atto di autentica umanità
La messa celebrata nel Parcheggio dei Tir a Piacenza è stata molto più di un rito religioso; è stata un gesto di amore universale, un'apertura verso chi è emarginato e sofferente, un atto di umanità autentica. In quei momenti di preghiera e condivisione, le distanze sono state annullate e i cuori si sono uniti in un abbraccio di fraternità. Lo spirito condivisione e compassione ha risuonato nel cuore dei presenti e, portando luce e conforto nei luoghi più bui, ha dimostrato che, anche tra le ombre della vita, l'amore e la solidarietà possono fiorire come rose in un campo sterile.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 2 novembre 2024
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