Padre Capano: ognuno dovrebbe riformulare la propria fede
“Rabbunì, che io veda di nuovo!” È con questo grido che si è aperta la meditazione, sul tema “Giovanni della Croce e Dietrich Bonhoeffer: la speranza nella notte”. Entrambi hanno vissuto al centro della storia del loro tempo e hanno dovuto e saputo attraversare il dramma del senso nel voler vedere di nuovo. Questo risveglio può essere sperimentato solo secondo la forma di Cristo.
Padre Davide ha così cercato di rispondere alla domanda: che senso ha la fede? La fede della nostra tradizione di cristianesimo ad un certo punto non basta più. Vi è l’esigenza di un salto qualitativo, che passa attraverso l’esperienza della croce e della risurrezione. “Ogni naufragio ci ributta su di Lui”, direbbe Bonhoeffer, ed il salto implica “attraversare strade ignote”, secondo le parole di Giovanni della Croce. Il rischio, altrimenti, è aderire alla fede soltanto quando questa soddisfa un’esigenza, un bisogno, la necessità del momento. La sfida è riformulare la propria fede, riconvertirla attribuendole un senso, trovando un linguaggio nuovo, al fine di esprimere un senso reale ma non attraverso le parole consuete. In gioco non c’è solo il rapporto con Dio, ma la ridefinizione della propria identità.
Il concetto di inabitazione trinitaria
Nei Santi del Carmelo è ricorrente il concetto di inabitazione trinitaria: Dio che abita dentro l’uomo, ma anche l’uomo che abita dentro Dio. Il nostro Dio è qualcuno con il quale possiamo stabilire una reciprocità, e allora non può essere il “Dio tappabuchi” che sopperisce soltanto il nostro bisogno di senso. Dio è il Dio personale, il Dio incontrabile, attraverso il dramma della croce, dell’assenza, del suo non essere disponibile e sperimentabile. Occorre imparare a non manipolare l’immagine di Dio, ma lasciarci investire e plasmare dal realismo della sua presenza. Questa esperienza ridefinisce non solo la nostra immagine di Dio, ma noi stessi di fronte a Lui. Cosa significa un Dio che non corrisponde al nostro immaginario ma che è presente realmente dentro la drammaticità della nostra vita? Dio cos’è per noi? È il Dio che risolve i problemi oppure è Colui con il quale rimanere, dentro la tempesta? La sfida quotidiana è accogliere l’inatteso dentro il quale Dio lavora continuamente.
Un Dio che desidera vivere in intimità con noi
A queste provocazioni è seguita la lettura di vari passi di poesie di Dietrich Bonhoeffer e Giovanni della Croce, attraverso le quali Padre Davide ha messo in luce la continuità tra i due autori. L’itinerario ha cercato di evidenziare il senso dell’attraversamento di diverse soglie esistenziali (“La morte di Mosè”, la “Notte oscura”) in cui entra in gioco il paradosso cristologico, che è piena rivelazione di Dio. La lettura è così proseguita con “Passato” di Bonhoeffer, cui ha risposto Giovanni della Croce con “Entrai ma dove non seppi”. Entrando dove non si sa, nel momento dell’assenza, si percepisce una promessa: qualcosa che l’uomo non riesce ad esprimere, ma che avverte perché gli viene concessa una conoscenza che supera ogni conoscenza. Il “Cantico Spirituale” con la sua domanda “Dove mai ti celasti?” ha accompagnato la sosta sull’esperienza dell’assenza di Dio. Dalla domanda “che fine ha fatto la tua promessa, Signore?” si passa alla riscoperta della propria identità, con le parole di “Chi sono io?”.
Il testo di Bonhoeffer si conclude con l’esclamazione “Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!”. Giungere alla consapevolezza che Dio conosce la nostra vera identità, conduce l’uomo a sciogliere tutti quei nodi che impediscono all’anima di infiammarsi della presenza di Dio. “Fiamma Viva d’Amore” e “Stazioni sulla via della libertà” vedono successivamente il riconoscimento dell’incontro amoroso con Dio. Entrambi questi testi parlano di una rottura: delle catene e della tela dell’incontro. Il cammino si è concluso con “Da potenze benigne” e il “Cantico Spirituale”, che parlano di un Dio che ci è accanto, e più che accanto: un Dio che desidera vivere in intimità con noi. Il cammino della fede conduce a riscoprire la nostra identità. È questa novità di vita che dona occhi rinnovati per poter vedere di nuovo la presenza reale di Dio, tra le pieghe tumultuose della storia.
Le Sorelle del Carmelo
di Piacenza
Nella foto, l'incontro con padre Davide Capano.
Pubblicato il 12 novembre 2024
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