Suor Celina, da Cortemaggiore al Camerun
Ai bambini e alle bambine che si preparavano alla prima comunione, le catechiste avevano raccomandato: “State raccolti, attenti. Perché Gesù vi parla”. Così, dopo che il parroco passa con l’ostia consacrata da Celina Bandirali, lei è tutta pronta ad accogliere chissà quale rivelazione. “Aspettavo, aspettavo... Però non sentivo nessuna voce”. Un po’ delusa, sbotta: com’è Gesù che non parli? “È allora che ho sentito, forte, dentro di me, una certezza: un giorno sarò religiosa. E mi sono così commossa che ho cominciato a piangere, facendo preoccupare le suore che sono venute a vedere cosa succedeva. Ma io ho conservato il segreto”.
Dovrà attendere fino ai 29 anni, Celina, per veder realizzata la sua chiamata, come monaca carmelitana al monastero di Lodi. Ma le sorprese di Dio non erano finite. Suor Celina è infatti tra le religiose chiamate a rifondare, a Yaoundé, in Camerun, il Carmelo femminile, quello da cui - nel 2009 - sono uscite le 50mila ostie utilizzate per la messa di Benedetto XVI nella sua visita al Paese africano.
Nel 1986 la partenza per Yaoundé
È nel dna di Cortemaggiore l'apertura missionaria. Nel 1977, il parroco don Domenico Pozzi scelse di partire per il Kenya, quando poteva godersi la pensione. La sua opera continua tuttora. Suor Celina, che con don Pozzi ci è cresciuta, ha detto il suo secondo sì nel 1986, con altre cinque consorelle di Lodi, tre di Legnano e due del monastero carmelitano di Faenza. “Due tra quelle venute dall’Italia sono morte, la prima africana che è entrata farà i 25 anni di professione”, ci racconta. La incontriamo a Piacenza in Cattedrale. Nel suo periodo di riposo in Italia è venuta a trovare don Serafino Coppellotti, oggi rettore della Chiesa-madre della diocesi, all'inizio del suo servizio sacerdotale giovane curato di don Pozzi a Cortemaggiore. Nella foto sopra, la carmelitana è con don Coppellotti e l'amica magiostrina Valda Monici.
A 83 anni, suor Celina ha ancora l'entusiasmo degli inizi. La sua missione a Yaoundé è fatta di preghiera e di ascolto. La popolazione locale ha nel Carmelo un punto di riferimento. La messa delle 6.30 ogni mattina è sempre piena. E al monastero suonano tante persone in difficoltà. “Le donne sono quelle che soffrono di più”.
Pubblicato il 14 novembre 2024