Casa della Carità: 26 anni di amore e di servizio agli ultimi
“La carità quando si fa casa, riesce a trasformare la vita, le relazioni che si concentrano non più su noi stessi, ma su chi è più debole e bisognoso”: sono le parole di mons. Adriano Cevolotto, che il 14 dicembre, nella Cattedrale di Piacenza, ha presieduto, attorniato dal vescovo emerito Gianni Ambrosio e numerosi sacerdoti, una messa di ringraziamento per i 26 anni della Casa della Carità a Piacenza. La celebrazione, carica di emozioni, è stata introdotta da don Giuseppe Basini, Vicario Generale della Diocesi, che ha aperto la liturgia con un ringraziamento al Signore per il dono rappresentato dalla Casa della Carità e ha salutato affettuosamente le sorelle Carmelitane Minori della Carità, che per anni hanno accompagnato e supportato la vita di questa istituzione.
La semplicità dell’amore
Durante l'omelia il Vescovo, focalizzando l'attenzione sul tema dell'Avvento, ha colto però alcuni aspetti legati alla carità. “La Casa della Carità - ha detto - è diventata, in un certo modo, un porto franco dove non ci sono tasse da pagare, un porto dove poter attraccare la propria barca sentendosi a casa, e per questo dobbiamo ringraziare le suore che, succedutesi in questi 26 anni, che hanno fatto vivere il carisma dell'ospitalità gratuita, dell'accoglienza disarmata; una testimonianza, la loro, che sa tanto di Vangelo, della semplicità efficace dell'amore. Ho ricordato spesso - ha continuato il presule - che Paolo, un ospite della Casa, il giorno del mio ingresso è venuto a darmi il benvenuto a nome della cittadinanza. Non so se la cittadinanza di Piacenza, - ha aggiunto sorridendo - si ritrovi in questo straordinario rappresentante, ma di sicuro lui, Paolo, si è sentito di interpretare, in quel momento, i sentimenti e il pensiero di tutti, di tutti coloro che abitano questa città”. Evidenziando poi come il brano del Vangelo ci ha invitato a chiederci che cosa dobbiamo fare, il Vescovo ha rimarcato che, perché la carità continui a far casa a Piacenza, nelle parrocchie, nelle comunità, nelle famiglie, c’è bisogno di luoghi su misura dei più piccoli e dei più fragili.
Una memoria preziosa
Al termine della celebrazione, è stato portato davanti all'altare un cartellone commemorativo con le varie tappe della storia dei 26 anni della Casa della Carità di Piacenza, simbolo tangibile di una memoria preziosa che verrà custodita nel cuore di tutti coloro che hanno vissuto e contribuito a questa straordinaria esperienza di solidarietà e amore verso il prossimo. Don Filippo Capotorto, Responsabile Generale della Congregazione Mariana delle Case della Carità, ha espresso profonda gratitudine a Dio per il cammino compiuto e ha evidenziato la difficile decisione di dover abbandonare Piacenza, presa per dare spazio all'opera del Signore e per continuare a servire con impegno e concretezza ovunque sia necessario.
Nella foto, il cartellone commemorativo con le tappe dei 26 anni della Casa della Carità a Piacenza.
Pace e speranza
Un momento toccante è stato quando Madre Franca Barbieri ha consegnato, a nome delle religiose della Diocesi di Piacenza-Bobbio, una lampada ad olio, ispirata al Vangelo, alle carmelitane, un dono simbolo di luce e fede che continuerà a illuminare il cammino di coloro che si dedicano agli altri con generosità e sacrificio. Infine, don Basini ha donato a don Filippo e alle suore carmelitane olio e mandorle, significativi simboli di pace e speranza, testimoniando così il sostegno e la vicinanza spirituale della diocesi di Piacenza-Bobbio a coloro che si spendono con dedizione a sostegno degli ultimi.
Riccardo Tonna
Nelle foto, la celebrazione eucaristica in Cattedrale.
Pubblicato il 17 dicembre 2024
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