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Il Vescovo a Telelibertà: finché c'è dono, c'é speranza

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Chiamato a parlare del “Dono” a “Nel Mirino”, mons. Cevolotto ha ricordato come questo sia il fondamento della Fede e della nostra vita quotidiana 

Il Vescovo, mons. Adriano Cevolotto, è stato ospite della puntata del 13 dicembre di “Nel Mirino”, in onda su Telelibertà, per parlare di un concetto spesso abusato, soprattutto nel periodo natalizio: quello del dono. Oltre al vescovo, erano ospiti della trasmissione condotta da Nicoletta Bracchi Valter Bulla, imprenditore piacentino, da più di cinquant’anni impegnato nel sociale e nel volontariato, che lui stesso definisce come “la mia missione. Il tempo che dedico agli altri è un tempo che dono, che non ha un ritorno materiale e che è gratuito”.
Bulla è stato anche recentemente insignito della cittadinanza onoraria del comune di Piacenza, proprio per i meriti umani e la generosità. A ragionare sul dono sono state invitate anche Alessandra Benzi, psicologa clinica e forense, che ha ricordato “la differenza sostanziale tra il dono e il regalo. Il dono può essere annoverato tra i sentimenti e non chiede un ritorno. Il più grande dono è il tempo – prosegue Benzi – è il tempo, da intendersi anche come risorsa limitata, come la possibilità di fermarsi e chiedere “come stai” ad un nostro caro” e Patrizia Soffientini, firma del quotidiano Libertà.

Il dono è il fondamento della fede cristiana

Alla prima domanda su cosa fosse il dono il vescovo Adriano ha subito precisato che “il dono è il fondamento della Fede cristiana. Gesù si è donato a noi morendo in croce, non ha donato qualcosa, ma sé stesso” mentre dal punto di vista materiale mons. Cevolotto ha ricordato come “spesso siamo troppo distratti a pensare al dono, a quel qualcosa ignorando cosa quel dono rappresenti davvero. È bella l’espressione di “presente” per indicare un dono – continua il Vescovo – perché quello che doniamo attraverso un regalo deve essere il nostro presente, il nostro affetto, la nostra vicinanza, anche attraverso quella cosa che regaliamo a qualcuno. Noi siamo soliti riportare tutto in una dimensione economica ma è importante riflettere sul fatto che il dono sia la base della buona relazione con l’altro, siamo inseriti per tutta la nostra vita in una logica di dono”. Inesorabilmente lo scambio di idee ha portato a riflettere sul dono più grande di tutti: la vita. E il vescovo Adriano concentrandosi proprio sul dono della vita ha evidenziato che “la vita è un dono che si dà e che si riceve. Essere attori, protagonisti, di questo dono – precisa Cevolotto - è Qualcosa di divino”. Anche la psicologa Benzi si è soffermata su questo tema, proseguendo dicendo che “il dono della vita è un dono assolutamente gratuito, come dovrebbe sempre essere il dono. L’unico caso in cui il dono è dettato dall’egoismo – afferma la psicologa – è quando il dono viene fatto per aspettarsi qualcosa in cambio, per avere un riconoscimento”.


Valorizzare il Natale aprendo i nostri cuori

Nicoletta Bracchi ha poi rivolto un’attenzione particolare al periodo natalizio, a come vivere questo momento anche nella logica di fare regali e di fare del bene. E come anche Valter Bulla, lo stesso Vescovo ha ribadito l’importanza di “valorizzare il periodo di Natale aprire il cuore e lo sguardo a proposte ed iniziative che non si fermano al Natale. Durante la visita pastorale – afferma mons. Adriano Cevolotto – ho conosciuto tante forme di bene sommerso, di persone che con le proprie forze aiutano il vicino in difficoltà, l’anziano solo” - e riprendendo l’appello fatto all’assemblea sinodale di Roma da mons. Castellucci, il vescovo ha ricordato l’esistenza di una fitta rete di piccoli gesti di bene che non si vedono ma che hanno un’importanza incredibile.
Ritornando al tema dei regali di Natale mons. Adriano Cevolotto ha riflettuto sulla “necessità di trovare un equilibrio tra il significato spirituale del Natale e la volontà di stare insieme, di ritrovarsi e di comprare regali. Comprare – dice il Vescovo – non deve essere il modo di riempire un vuoto esistenziale, perché altrimenti rappresenta qualcosa di patologico e negativo; invece, sarebbe bello chiedersi il motivo per cui facciamo i regali”.
Infine, il vescovo mons. Cevolotto ha voluto concludere citando le ultime righe di un piccolo volume, intitolato appunto “Dono” e scritto dal card. Repolo, arcivescovo di Torino, che recitano: “Parlare del dono è anche parlare della nostra responsabilità. Poiché doniamo, siamo liberi e responsabili. Per questo, finché c’è dono, c’è speranza”, riprendendo anche il giubileo alle porte, dedicato proprio alla speranza, che può scaturire proprio dal dono. E di questo oggi abbiamo bisogno: di doni che generino speranza.

Francesco Archilli

Pubblicato il 24 dicembre 2024

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