La Veglia d’Avvento dei giovani: presenza che trasforma

Attorno al crepitio del fuoco, nella serata del 14 dicembre, davanti alla chiesa del Corpus Domini a Piacenza, si sono ritrovati molti giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio per la Veglia d’Avvento. È lì che ha preso forma il tema dell’evento: “Presenza che trasforma: fede vissuta o immaginata?”, una domanda capace di attraversare le storie personali e di risuonare nel tempo che precede il Natale. L’iniziativa, proposta dalla Pastorale giovanile vocazionale diocesana, con la lettura di alcune testimonianze. Parole semplici, radicate nella vita quotidiana, che hanno preparato il cuore al cammino successivo. Guidati dal vescovo, mons. Adriano Cevolotto, i giovani hanno poi varcato la soglia della chiesa, passando simbolicamente dal fuoco esterno a una luce più intima, quella dell’incontro e della preghiera.
Una sosta necessaria
All’interno, tra canti, letture e momenti di raccoglimento, ha preso corpo la riflessione del Vescovo.
Mons. Cevolotto ha invitato a vivere la veglia come una “sosta necessaria” nel cammino della vita, tanto più significativa alla vigilia delle festività natalizie. Un tempo, ha sottolineato, spesso segnato da una gioia rumorosa e superficiale, imposta dal mercato e dal consumismo, che rischia di diventare un surrogato della vera vita. Il Vescovo ha messo in contrasto questa immagine con la realtà concreta dell’esistenza, fatta anche di fatica, domande, sofferenza. Le tre testimonianze ascoltate sul sagrato – quelle di Luca, Sara e Margherita – sono diventate il filo narrativo della meditazione. Tre episodi ordinari, apparentemente piccoli, ma capaci di aprire spiragli di senso. Luca ha raccontato come, in un momento di smarrimento, sentire qualcuno pronunciare il suo nome abbia acceso in lui la percezione di un valore riconosciuto, di una presenza che lo chiamava. Sara ha colto, nell’accoglienza semplice e affettuosa di alcune amiche, la certezza di non essere sola, anche se quei gesti erano forse già avvenuti altre volte. Margherita, nel dolore di una relazione finita e di un investimento affettivo fallito, ha intravisto una speranza: la possibilità che il futuro custodisca qualcuno capace di accogliere e curare le ferite.

Un silenzio carico di Parola
A partire da queste storie, mons. Cevolotto ha richiamato la parola del Vangelo: “Non temere, perché io sono con te. Io sono con voi”. Una promessa che spesso si scontra con la domanda umana più radicale: “Dove sei? Non ti vedo, non ti sento”. La chiave, ha spiegato, sta nell’imparare a riconoscere la presenza di Dio non negli eventi straordinari, ma nelle pieghe dell’ordinario, anche là dove la vita fa male. Grande spazio è stato dato al tema dell’ascolto e del silenzio. Il silenzio non come vuoto da riempire, ma come luogo abitabile, capace di rivelare una presenza, uno sguardo. L’adorazione eucaristica è stata descritta come un “silenzio carico di parola”, più potente di qualsiasi rumore con cui spesso tentiamo di anestetizzare le nostre domande più profonde. Fuggire dal silenzio, ha ammonito il vescovo, significa spesso fuggire dalla verità della propria vita.
Dopo la meditazione, i giovani hanno vissuto un tempo di adorazione personale davanti a Gesù Eucaristia. Un momento raccolto, fatto di preghiera silenziosa, in cui ciascuno ha potuto sostare davanti a quella Presenza evocata e cercata per tutta la serata.

Una luce che illumina la vita
La veglia si è conclusa con la benedizione del vescovo e con un invito chiaro e semplice: essere testimoni di Gesù nella vita di ogni giorno. Non attraverso gesti eclatanti, ma riconoscendo e custodendo i segni di speranza disseminati nell’ordinario. Come il fuoco acceso all’inizio della serata, anche quella luce è chiamata a continuare a scaldare, fuori dalla chiesa, nei giorni dell’Avvento e oltre.
Riccardo Tonna
Nelle foto, la Veglia d'Avvento dei giovani al Corpus Domini.
Pubblicato il 15 gennaio 2025
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