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Uniti per la famiglia

Uniti per la famiglia

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Da Borgotrebbia l’appello dell’ortodosso Komov

“Prima del 1917 la Russia aveva il suo fulcro nel cristianesimo ortodosso. Con la rivoluzione di ottobre, la morte della famiglia Romanov e il successivo avvento del comunismo sovietico, che intendeva realizzare una società fondata su un umanesimo senza Dio, la nazione ha conosciuto un declino morale e materiale senza precedenti. La liberalizzazione dell’aborto, del divorzio e la conseguente denatalità hanno portato il Paese sull’orlo del baratro. Dopo 70 anni di totalitarismo la Russia ha cominciato a rinascere. Sono state ricostruite le chiese e i monasteri e i giovani li frequentano. Gli aborti sono scesi dai quattro milioni di venti anni fa a 1,2 milioni e i divorzi, pur essendo ancora la metà rispetto ai matrimoni celebrati, sono in diminuzione”. Oratorio gremito sabato 13 febbraio a Borgotrebbia alla parrocchia dei Santi Angeli Custodi per l’incontro con Alexey Komov, ambasciatore presso l’ONU del Congresso Mondiale delle Famiglie, responsabile per le relazioni internazionali della Commissione per la Famiglia del Patriarcato Ortodosso di Mosca e direttore degli affari internazionali della Fondazione San Basilio il Grande a Mosca.

“Per difendere l’identità e le radici di un popolo – ha sottolineato Komov - è importante essere uniti. In quest’ottica l’incontro tra papa Francesco e il patriarca ortodosso Kirill ha un grande valore anche simbolico”.

Libertà religiosa, famiglia e vita sono infatti tra i temi della Dichiarazione comune sottoscritta dal Papa e dal Patriarca di Mosca nello storico incontro del 12 febbraio a Cuba. “La famiglia - si sottolinea - è il centro naturale della vita umana e della società. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli”.

Leggi l’articolo a pagina 8 dell’edizione di venerdì 19 febbraio 2016.

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