“Perdono, perdono, perdono”
Suor Leonella e noi: la gravidanza, il linfoma, il ritrovato rapporto con i genitori
Domenica 17 settembre 2006. In un Paese musulmano è giorno di lavoro. All’alba suor Leonella medita il Vangelo che la liturgia propone: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita a causa mia e del Vangelo la salverà”. Poi esce per andare alla scuola infermieri.
Alle 12.30, all’uscita dalle lezioni, in strada è investita da una raffica di colpi. Un secondo uomo spara alla sua guardia del corpo - Mohamed Mahamud, musulmano, papà di quattro figli - mentre tenta di proteggerla. Lui muore sul colpo. Leonella è portata in sala operatoria. Ma non c’è nulla da fare. Suor Marzia le prende la mano. Leonella la guarda e muore, sussurrando: “Perdono, perdono, perdono”.
Nella prova, fiorisce il perdono. Per Roberta Aldi la prova è la diagnosi del linfoma di Hodgkin al terzo mese di gravidanza. “Perché proprio adesso, che aspetto questo figlio così desiderato?”, chiede a Dio. La sostengono i medici, la ginecologa, gli amici della sua comunità di Caorso e la famiglia. “Ho passato dei mesi in cui mi sono sentita portata in braccio da Dio e dalle persone che avevo accanto: se provi un amore così non puoi non ridarlo indietro. Ho sempre avuto un rapporto burrascoso con mia madre. Nella prova, ci siamo chieste perdono: il nostro legame è rinato.
Pubblicato il 24 maggio 2018.
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