La ricerca della pace nella Città Santa. Padre Ibrahim: «Si sono dimenticati di noi»
"Gerusalemme è una città unica, e se non ci sarà pace a Gerusalemme, non ci sarà pace nel mondo”: è la frase centrale del discorso di Padre Ibrahim Faltas, francescano di origine egiziana, che ha recentemente incontrato una delegazione di giornalisti cattolici italiani a Gerusalemme. Padre Ibrahim, che ora ricopre l’incarico di vicario custodiale di Terra Santa, è una figura di spicco nel contesto si Israele e Palestina, noto soprattutto per il suo coraggioso ruolo di mediatore durante l'assedio israeliano della Basilica della Natività a Betlemme nel 2002. Quell'assedio, durato 39 giorni, è stato un momento cruciale nella storia recente del conflitto israelo-palestinese, e il frate francescano ha giocato un ruolo fondamentale nel cercare di raggiungere una soluzione pacifica. Quest'esperienza ha fornito a padre Ibrahim una prospettiva unica e preziosa sulla situazione attuale in Terra Santa e sulle sfide che ancora oggi persistono.
Il ricordo di La Pira
Durante l'incontro con i giornalisti cattolici italiani, padre Faltas ha affrontato una serie di domande riguardanti la sua esperienza e le prospettive per il futuro della regione. Luigi Bardelli, di TVL Pistoia e Presidente del CORALLO, associazione delle emittenti radiotelevisive cattoliche, ha ricordato a padre Ibrahim la figura di Giorgio la Pira che, facendo suo il motto paolino ‘Spes contra spem’, si è sempre impegnato per la pace in Medio Oriente. Padre Faltas, che ha ricevuto, nel 2004, il Premio della solidarietà in memoria di Giorgio La Pira dal Centro studi Giuseppe Donati, ha ricordato con piacere il sindaco di Firenze che rimarcava sempre che solo la pace a Gerusalemme avrebbe portato ad una intesa mondiale.
L’assedio alla Basilica della Natività
Una pace però molto difficile da raggiungere e il francescano ha rammentato come durante la seconda Intifada ha vissuto una vicenda molto triste: quella dell’assedio alla basilica della natività di Betlemme. All’epoca era il guardiano della comunità di Santa Caterina a Betlemme, che aveva la titolarietà della parte cattolica della Basilica.
La vicenda di cui padre Ibrahim fu di fatto protagonista iniziò il 29 marzo 2002 quando l’Idf, Esercito israeliano, aveva lanciato l’operazione “Scudo di difesa” in risposta agli attentati terroristici dei miliziani palestinesi delle settimane precedenti. “Avevamo festeggiato la Pasqua solo due giorni prima quando, il 2 aprile, gli israeliani entrarono a Betlemme con i carri armati e i mezzi blindati. In questo mese e più - continua padre Ibrahim - siamo rimasti senza luce e acqua, avevamo poco cibo… Sono stati forse i momenti più difficili della mia vita e di quella dei miei confratelli (eravamo 30 frati di 17 Paesi). Con noi in convento c’erano anche 4 suore francescane minime, 4 monaci greci e 3 armeni. Le suore sono state degli angeli che ci hanno sostenuto, ricordo con affetto suor Lisetta che ha salvato la vita di 11 feriti gravi”.
Le condizioni per la pace
Alla domanda su cosa manca per fare la pace, padre Faltas ha messo in evidenza ai giornalisti la mancanza di volontà da parte della comunità internazionale e soprattutto dell’America per arrivare alla soluzione del problema. “Ora poi - ha aggiunto Ibrahim - con tutte le guerre in corso nel mondo si sono dimenticati di noi… Sono 34 anni che vivo qui in Israele e purtroppo la situazione non migliora, c’è sempre molta tensione e manca il dialogo. Il cuore di tutte le questioni è proprio qui a Gerusalemme est, in questo chilometro quadrato. La condizioni essenziali per la pace è che questa parte di Gerusalemme diventi la capitale dello stato palestinese, ma per gli israeliani è un presupposto impossibile da accettare”.
Il ruolo della Chiesa
“La chiesa - ha sottolineato padre Faltas - svolge un ruolo di mediazione molto importante. In Israele mi ascoltano ed io chiedo personalmente i permessi per i tanti operai di Betlemme e Ramalla che vengono a lavorare a Gerusalemme. La chiesa gioca un ruolo molto importante in Israele, e quando parlo di Chiesa mi riferisco a tutte le comunità cristiane. Il Patriarca latino, il Patriarca greco-ortodosso, il Custode, lavorano insieme il bene del popolo”. Padre Ibrhaim, che è anche Responsabile delle Scuole della Custodia di Terra Santa, ha poi sottolineato che ci sono 13mila studenti, per la maggior parte musulmani, nelle scuole cristiane. “Inoltre - ha aggiunto - mettiamo a disposizione 426 appartamenti gratuitamente alle famiglie e diamo lavoro a 2500 persone. La Custodia dei francescani dura da 800 anni in Terra Santa e veglia sulle pietre della memoria, ma soprattutto sulle pietre vive della gente che vive qui”.
Il ruolo cruciale di Gerusalemme
Padre Hibrahim ha espresso, in questo dialogo, la sua convinzione che una soluzione per il conflitto israelo-palestinese debba passare attraverso un accordo su Gerusalemme. L'incontro tra i giornalisti cattolici italiani e padre Hibrahim Faltas è stato un momento di riflessione profonda sulla situazione attuale in Terra Santa e sul ruolo cruciale che la città di Gerusalemme gioca in questo contesto. Le parole del francescano hanno richiamato l'attenzione su una realtà complessa, ma hanno offerto anche la speranza che, solo attraverso il dialogo e la comprensione reciproca, sia possibile trovare una soluzione per il conflitto israelo-palestinese e contribuire a portare la pace non solo a Gerusalemme, ma anche al mondo intero.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 25 settembre 2023