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Droga. Squillaci: «Leone XIV ci ha invitato a distinguere i mercanti di morte dalle vittime»

papa giornata contro la droga

La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile”. “Insieme. Il male si vince insieme. La gioia si trova insieme. L’ingiustizia si combatte insieme”. “Il nostro combattimento è contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza – pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo – il proprio immenso business”. “Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte”. “Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione”. Sono alcuni dei passaggi del discoro di Leone XIV ai partecipanti alla Giornata internazionale per la lotta contro la droga, che ricorre il 26 giugno. E il 24 giugno è stata diffusa la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia anno 2025 (dati 2024), da cui emerge che i morti per cocaina in Italia hanno raggiunto il massimo storico con il 35% dei decessi direttamente accertati per intossicazione acuta letale attribuibili direttamente all’assunzione di questa sostanza. I giovanissimi italiani fanno sempre più uso di antidepressivi senza prescrizione, in particolare a farne maggior consumo, il doppio rispetto agli uomini, sono le donne. Una minaccia costante nel mercato italiano restano le Nuove Sostanze psicoattive (Nps), droghe sintetiche vendute perlopiù online e nel deep web.

Sempre il 24 giugno la Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) ha diffuso i dati del suo Osservatorio, che registra una crescita delle patologie psichiatriche, uso di crack e alcol, gioco d’azzardo e abuso di farmaci tra i giovani. Di tutto questo parliamo con Luciano Squillaci, presidente della Fict, che ha partecipato con 700 persone tra operatori, familiari e utenti all’udienza del Papa. Squillaci a maggio è stato ospite a Piacenza per il 45° della fondazione La Ricerca-Don Giorgio Bosinio ETS, nata dal sacerdote pioniere sul territorio della lotta alla droga.

— Cosa l’ha colpita delle parole di Leone XIV?

La cosa più bella che il Papa ha detto e che vale per le droghe, ma vale in generale per tutto quello che in questo momento riguarda le politiche sociali e le politiche sanitarie, è che non bisogna liberare le nostre città dagli emarginati, ma dalle emarginazioni. Non bisogna liberare le nostre città dai disperati, ma dalla disperazione. Questo è un programma di azione, perché significa rimettere al centro le persone e non il problema di cui sono portatori.
Purtroppo ancora nell’ambito delle dipendenze viviamo lo stigma del tossico, quindi di conseguenza molto spesso si confondono le persone con il problema stesso. Questo segnale da parte del Papa per noi è stato fondamentale, è stato un riconoscimento del lavoro che ci sforziamo di fare, ma è anche stato un altro passo importante per sbloccare lo stigma che c’è dietro di noi. Nel Cortile di San Damaso erano presenti tante storie di rinascita, veramente una umanità variegata, tante persone che comunque dimostrano come le dipendenze siano un brutto mostro che comunque si sta diffondendo. I dati ci dicono di un costante aumento, di una diffusione enorme, di un abbassamento della percezione del rischio. È altrettanto vero che c’è una moltitudine di persone che ci credono e che operano quotidianamente, nonostante tutto e nonostante tutti, per aiutare a liberare da questo mostro.

— Il Papa ha anche invitato a lottare contro chi fa il business e a non fare la guerra ai poveri...

Su questo Leone XIV è stato chiarissimo: i mercanti di morte sono assolutamente da distinguere dalle vittime. Purtroppo troppo spesso – un po’ per le questioni di sicurezza che ultimamente abbiamo nelle nostre città, un po’ per la mancanza di consapevolezza del fatto che una dipendenza è una malattia sistemica che ha aspetti sanitari, sociali, relazionali – confondiamo le vittime con i carnefici. In questo senso ciò che ha detto Leone XIV è un passaggio basilare.
Un altro passaggio di speranza, quello che forse in questo momento abbiamo più bisogno di sentirci dire, è che ce la possiamo fare.
Anche l’invito a lottare insieme e il protagonismo dei giovani che dimostrano che cambiare si può, facendolo insieme, vale come discorso di contenuto e di valore, ma vale anche come metodo, nel senso che è ormai evidente che una problematica così complessa come quella delle dipendenze non può che essere affrontata come fatto reale, come alleanza vera a livello di sistema, dove le istituzioni, il mondo della Chiesa, le organizzazioni del Terzo settore, i servizi pubblici, tutti sono all’interno di una dinamica di consapevolezza reciproca del ruolo e della possibilità di costruire insieme pezzi di speranza. È un messaggio fondamentale e il Papa su questo è stato molto chiaro.

— In questi giorni è uscita la Relazione al Parlamento sulle droghe con dati dell’anno 2024: cosa ne pensa dei dati emersi?

A mio parere la relazione al Parlamento non ha purtroppo detto nulla di nuovo, nel senso che ha confermato gli elementi che già in qualche modo avevamo rilevato all’interno dei nostri servizi sul territorio, avevamo la percezione di questi dati e la relazione al Parlamento li ha confermati.

Siamo in una situazione veramente drammatica sotto il profilo delle dipendenze, è evidente che negli ultimi anni il fenomeno è mutato radicalmente, in modo particolare negli ultimi 10 anni, ma muta costantemente ogni giorno. Si registra il continuo trend di aumento, come negli anni passati, delle Nps: è segnale che ormai il mercato della droga si adatta alla domanda, che è capace di fare marketing in maniera assolutamente innovativa, peraltro con mezzi di diffusione che sono assolutamente smart, pensiamo a tutto il discorso del dark web o dell’online.
La Relazione al Parlamento conferma che immaginare di fare oggi la lotta alla droga inseguendo le sostanze è fallimentare. Dobbiamo tornare a ragionare ancora con più forza sulle persone, come ha detto Leone XIV, centrare il nostro intervento sulle persone, considerando anche che le persone hanno problemi, hanno bisogni che sono assolutamente individualizzati e che non è possibile neanche nell’ambito delle dipendenze immaginarli divisi per categorie.
Crediamo fortemente nella Conferenza che ci sarà a novembre e speriamo veramente che contribuirà in quel cambio di marcia che ci sembra che da un anno e mezzo più o meno il governo abbia dato con il nuovo Dipartimento antidroga.

— La Relazione parla anche del problema tra i giovanissimi...

Occorre attuare un’azione importante nell’area dell’adolescenza e dei giovani, i dati che li riguardano sono veramente preoccupanti, benché in trend con gli anni passati.
C’è una condizione di diffusione, di facilità di accesso alle sostanze per i giovani che è qualcosa veramente di sconvolgente. Nella Relazione al Parlamento ci sono anche i dati delle sostanze legali come l’alcol, ma soprattutto delle dipendenze tecnologiche con il gioco d’azzardo. Se allarghiamo a tutto il discorso delle dipendenze la diffusione tra i giovani è veramente preoccupante e su questo appare chiaro che l’elemento primo da combattere è l’assoluta carenza della percezione di rischio: un giovane su due ritiene che non sia un comportamento a rischio l’assunzione di sostanze anche particolarmente pesanti come la cocaina, come il crack, come l’eroina, questo è un dato che deve far riflettere, ma in termini educativi.

squillaci presidente fict

Luciano Squillaci, presidente Fict, è stato ospite a maggio a Piacenza per il 45° della Fondazione La Ricerca.

— Il quadro che emerge dalla Relazione al Parlamento collima con i dati del vostro Osservatorio?

Assolutamente sì. Dai nostri dati emerge che ormai la cocaina è diventata tra le sostanze di abuso più importanti probabilmente la primaria, insieme al crack in alcune zone del Paese, ad esempio, a Palermo, nell’area della Sicilia orientale la diffusione ha superato i livelli di guardia, quindi c’è una situazione evidentemente di grande preoccupazione rispetto ad alcune sostanze. Inoltre,
siamo in una prospettiva di un fenomeno che continua inesorabilmente ad aumentare in termini di diffusione e di facilità di accesso sul mercato.

— In occasione della Giornata internazionale lanciate la campagna “#ascoltamidavvero – Dare ascolto è già cura. Scegliamo la prossimità”. Qual è l’obiettivo?

Quest’anno abbiamo voluto dedicare questa Giornata a un aspetto che, in questo momento, crediamo sia centrale nell’approccio proprio alla cura, alla riabilitazione ma anche alla prevenzione e all’educazione delle sostanze, che è l’approccio dell’ascolto. Noi purtroppo abbiamo perso questa competenza. Quando dico noi parlo di società, parlo di mondo degli adulti nei confronti dei ragazzi. È chiaro che per ascoltare bisogna starci, bisogna esserci. Tante volte noi ci preoccupiamo soprattutto con i nostri ragazzi di organizzare tante cose, di pensare tante cose per loro. Perché questo tutto sommato alla fine ci viene bene e in qualche modo ci crea la coscienza pulita. Ma ci dimentichiamo di stare con loro, che invece è probabilmente l’aspetto più importante, perché solo riuscendo a stare con loro si ha la possibilità di ascoltare e di osservare. Ed è quella la parte educativa principale. Quindi, abbiamo ritenuto necessario quest’anno rilanciare il discorso dell’ascolto proprio in termini di restituire dignità alle singole persone, qualunque sia il problema di cui sono portatori. Chi conta sono le singole persone.

Gigliola Alfaro

Pubblicato il 27 giugno 2025

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