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Teatro: il Mefistofele, un successo inatteso

teatro Municipale fronte bandiere copia

Mi aspettavo una rappresentazione pesante, lievemente noiosa. Invece per me e per tutti i presenti è stato un successo.
Il Mefistofele di Arrigo Boito è una belle opera che lascia in parte soddisfatti, in parte pensosi. E ciò è bene. La trama è sì intricata, ma basta leggere un poco prima il  libretto di accompagnamento sulle caratteristiche e la trama dell’opera per seguire lo spettacolo e comprenderlo. Del resto, in conclusione della rappresentazione di Boito c’è un problema che coinvolge tutti i viventi, ossia la fine della vita con la salvezza e con il trionfo o del bene sul male.
Il giudizio conclusivo avrà come misura l’amore donato e ricevuto. I protagonisti in scena  giostrare tra i problemi della vita, risolvendoli con un po’ di bene e di male. Riflettendo sulle vicende alla conclusione dell’esistenza e  si salveranno o si danneranno. La questione non è risolvibile così semplicemente. Credo, comunque che sia importante aver posto la questione in un’opera lirica.

Boito fu uno scrittore del movimento milanese della  Scapligliatura ed intimo amico, per gran parte della vita, di Eleonora Duse. Le due esperienze arannosicuramente influirono sul suo pensiero. Compose egli stesso il libretto (s’avverte la parola alata) e lo musicò.
La musica è profonda, non troppo melodiosa, ma sostenuta e gradevole.
Il cast di canto ha avuto successo.
Bravo il tenore Antonio Poli, nella parte di Faust, voce argentea, facilmente condotta all’acuto.
Splendido Mefistofele del baritono Simon, Lim, voce di toni scuri e di pregevole spessore.
Margherita ed Elena sondaste interpretati dalla limpida voce del soprano Marta Mari. Alla stessa altezza di Marta, canta Eleonora Filipponi.
Ha espresso grande abilità il direttore dell’Orchestra Filarmonica Italiana (molto espressiva) Francesco Pasquale. Il coro del teatro Municipale di Piacenza ha cantato molto e bene esprimendo un alto senso dei spiritualità. Era diretto, come al solito, dal valente Corrado Casati.

Il maestro Paolo Gatton dirigeva le brave voci bianche del Teatro comunale di Modena.
La regìa, le scene ed i costumi hanno fatto miracoli. Curati del regista Enrico Stinchelli  ha creato un simpatico innesto  tra modernità e tradizione, ottenendo tanti applausi.
Buona la presenza di pubblico che ha a lungo applaudito.

Luigi Galli

 

Pubblicato il 18 ottobre 2022

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