Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Inaugurata in Santa Chiara la mostra «Storie di scout dentro la storia»

scout


Un mosaico di “facce” apre la mostra “Storie di scout dentro la storia”, inaugurata venerdì 2 dicembre nei locali dell’ex convento di Santa Chiara a Piacenza. Sono i primi piani dei protagonisti di quelle storie, gli scout piacentini. Al centro, uno spazio bianco in cui ognuno può attaccare la propria foto, scattata sul momento con la Polaroid messa a disposizione. “È un’esperienza educativa straordinaria che abbiamo sempre sostenuto in questi anni – sottolinea il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi – e oggi celebriamo, all’interno di Santa Chiara, tutti e cento gli anni della vita da scout, dai dieci ragazzi che un secolo fa fondarono il movimento scoutistico piacentino ai 1.200 di oggi. Migliaia di scout sono stati educati a essere bravi cittadini, per noi è un onore ospitare questa mostra di fotografie che ripercorre la storia della nostra comunità abbinata al percorso degli scout”.
“Le facce che vedo qua sono compagni di ‘strada’, di ‘sentiero’, di ‘caccia’ e di ‘volo’ – ammette Francesco Brianzi, assessore alle Politiche giovanili del Comune di Piacenza e scout da sempre nel gruppo Piacenza 1 – Con la Fondazione di Piacenza e Vigevano portiamo avanti da sempre una partnership che ha come interesse comune la diffusione di una cultura dell’educazione dei giovani. Credo che questa esperienza, avendola vissuta in prima persona, sia virtuosa: dobbiamo prendere per mano i giovani della città e guidarli in un percorso di responsabilità. Lo scoutismo fa questo. Siamo contenti che l’amministrazione comunale sia aiutata da Agesci sul territorio”.
L’iniziativa è promossa dalla Zona scout di Piacenza, organizzata in collaborazione con Fondazione di Piacenza e Vigevano, patrocinata dal Comune di Piacenza e realizzata con il sostegno della Diocesi di Piacenza-Bobbio e dalla cooperativa Kairos.



La mostra: foto, cimeli e video
“Non è semplice raccontare cento anni – confessa Eugenio Pinotti, curatore della mostra – Abbiamo costruito una linea, un collegamento fra ieri e oggi, per far capire a tutti che l’associazione scout non fa le cose fini a sé stesse ma cerca di aprirsi alla realtà che la circonda, la città e l’ambiente circostante, ed è quello che si vede nel corridoio. Poi ci sono i cimeli, la storia raccontata attraverso i ricordi pratici. Nella sala c’è la storia di oggi, i gruppi piacentini raccontati in maniera sintetica, e quattro testimonianze video, fra cui tre inedite”. Sono tanti i ricordi nella mente di chi ha vissuto da scout una vita intera. Emanuele Valla e Cinzia Pagnanini, responsabili Agesci per la Zona di Piacenza, ricordano le esperienze avventurose, le amicizie nate in ritiro, gli incontri con le persone e la ricchezza acquisita dal confronto con gli altri. “Questo racconto è adatto a tutti – evidenzia Pagnanini – chi entra si immerge in esperienze, giochi, camminate. Chi non conosce lo scoutismo siamo certi che lo conoscerà, e all’uscita potrà aggiungere la propria foto”.

64 anni da scout, una vita intera
All’inaugurazione non potevano mancare i ‘veterani’ del Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci), presenti con un gruppo nutrito. Paolo Gorra è “il magister” della comunità “Mario Cavazzuti” di San Dalmazio, luogo in cui si radunano “vecchi scout” che continuano nello spirito della legge e della promessa a vivere lo scoutismo e trasmettere gli esempi ai ragazzi. “Ho fatto la promessa il 19 giugno 1958 – racconta – ho fatto lo scout, poi il rover, poi il capo. Ho sempre aiutato nei campi di specializzazione a Spettine (in Valnure, ndr) ho partecipato a diversi Jamboree, i raduni mondiali degli scout, per raccogliere esperienze di altre nazioni e capire meglio lo spirito scout. Essere uno scout vuol dire caricarsi di una responsabilità come buon cittadino, buon cristiano e buon educatore”.

Informazioni 
La mostra resterà attiva fino al 6 gennaio e si potrà visitare gratuitamente dal martedì al venerdì dalle ore 16 alle 19, sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Per informazioni: – 348 2755165.


Francesco Petronzio

nodifotoscout

Nelle foto, l'inaugurazione ed alcune immagini in mostra.

Pubblicato il 3 dicembre 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente