Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Padre Contardo: la vera allegria cristiana

Padre Secondo Ballati e Federica Villa


“Padre Contardo è stato un riferimento che ha incrociato la vita di tante persone stimolando a far meglio. La Fondazione di Piacenza e Vigevano è orgogliosa di aver fatto parte di questo progetto”: lo ha detto l’ing. Roberto Reggi, presidente dell’ente di via Sant’Eufemia alla presentazione del libro dedicato a padre Contardo Montemaggi, francescano morto nel febbraio 2021. L’iniziativa si è svolta all’interno delle manifestazioni dedicate ai 500 anni della basilica di Santa Maria di Campagna promosse dalla Comunità francescana e dalla Banca di Piacenza.
Il dott. Pietro Coppelli, condirettore generale dell’Istituto di credito di via Mazzini, ha sottolineato l’impegno della Banca per riscoprire le personalità dei francescani di ieri di oggi che hanno segnato la vita del convento, dai beati Bernardino da Feltre e Marco da Bologna allo storico padre Andrea Corna a padre Contardo stesso in tempi recenti.


La capacità di ascoltare
A tratteggiare il percorso di padre Contardo sono state l’autrice del volume
(“Padre Contardo. L’allegria cristiana”  Edizioni Il Duomo) Federica Villa, e il superiore della comunità, padre Secondo Ballati. Padre Contardo - ha detto Federica Villa - è raccontato anche attraverso tante testimonianze di chi lo ha incontrato sul suo cammino. Emerge la sua capacità di mettersi in ascolto e di entrare on un rapporto stretto e di fiducia con le persone per mettere a fuoco le domande di verità che da sempre popolano il cuore dell’uomo. L’allegria di padre Contardo non era solo un atteggiamento superficiale, era una vera letizia spirituale che riempie il cuore dell’uomo. L’allegria respinge il demonio - scriveva Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco -; l’essere “santamente giocondo” impedisce di cercare le gioie frivole passeggere e invita ad aggrapparsi in modo profondo a Cristo.

“Grazie a Dio per la vita di padre Contardo”
Padre Secondo ha ringraziato i presenti: “Siete venuti oggi non solo per il libro, ma per padre Contardo, come se lui fosse qui, come si va a una festa di compleanno. Vogliamo dire grazie a Dio per la sua vita”. Padre Contardo ha vissuto diverse stagioni, da quella giovanile con gli scout a Parma, all’arrivo a Piacenza negli ultimi anni della sua vita.
Non vogliamo presentarlo come santo - ha sottolineato -, come lui ce ne sono tanti altri; lui ha saputo farsi amare. Non conosco nessuno che abbia litigato con lui e che non abbia poi fatto pace. Padre Contardo non conservava rancore con nessuno. Era un uomo di riconciliazione e questo ha tanto da insegnare a tutti noi. L’allegria cristiana non vuol dire che nella vita ti va tutto bene, ma è la speranza che Cristo Crocifisso e risorto ci comunica attraverso la fede. Con padre Contardo anche noi diamo gloria a Dio.

L’arte di accompagnare le persone
Hanno poi portato la loro testimonianza Mario Girometti e Roberta Bonvini, il cui matrimonio è stato presieduto da padre Contardo, e Lodovico Lalatta, a nome del Masci, il Movimento Scout adulti di Piacenza. Padre Contardo - ha detto Girometti - era un accompagnatore, cioè camminava con noi. Il rischio di chi ti accompagna è il condizionare l’altro; lui sapeva porsi in ascolto, e insieme si cercava la strada. La Provvidenza ce lo ha donato; lo abbiamo incrociato proprio nel momento in cui avevamo bisogno di una guida.
Paolo Gorra e Lodovico Lalatta del Masci hanno raccontato del legame che unica padre Contardo all’esperienza Scout: lui c’era sempre, era sempre disponibile per ogni incontro e ci sapeva trasmettere la capacità di camminare insieme con il Signore.

Padre Contardo con padre Secondo durante lincontro del giugno 2018

Nelle foto: in altro, padre Secondo Ballati e Federica Villa, autrice del libro dedicato a padre Contardo; sopra, padre Contardo con padre Secondo in un incontro del giugno 2018.

Pubblicato il 17 novembre 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente