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«La cultura si salva dalla barbarie seguendo l’esempio di Cassiodoro e Colombano»

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Si è chiusa con la consegna dei premi “Cassiodoro il Grande 2022” al PalabancaEventi della Banca di Piacenza, la due giorni dedicata ai pilastri del monachesimo europeo, con i convegni a Bobbio e Piacenza. Il vescovo mons. Cevolotto premiato dal vescovo emerito mons. Ambrosio

Si è chiusa con l’esecuzione del brano di Puccini Nessun dorma la cerimonia conclusiva del “Premio Cassiodoro il Grande 2002” che si è tenuta questo pomeriggio al PalabancaEventi di via Mazzini, a suggellare una due giorni dedicata a due pilastri del monachesimo europeo dei secoli VI e VII, Cassiodoro e Colombano (venerdì 21 ottobre a Bobbio con una tavola rotonda dedicata al filosofo e statista calabrese fondatore del Vivarium e al missionario irlandese fondatore dell’Abbazia di Bobbio e oggi a Piacenza con un convegno in diocesi sul monachesimo alto medievale ed un concerto serale e con la citata premiazione con concerto nel Salone dei depositanti della Banca di Piacenza, che s’è fatta carico di ogni spesa inerente questa importante tappa di approfondimento culturale, come da sua collaudata tradizione, confermata giorno per giorno da molteplici interventi di vario interesse).

L’evento - organizzato dall’Associazione Cassiodoro il Grande con il suo instancabile presidente don Antonio Tarzia, non presente per ragioni di salute - si è dunque chiuso nell’ex Palazzo Galli con la cerimonia di premiazione condotta da Domenico Gareri, che ha ringraziato la Banca per l’ospitalità «in uno straordinario palazzo fulcro di cultura». A fare gli onori di casa il condirettore generale dell’Istituto di credito Pietro Coppelli (che aveva portato i saluti della Banca anche al convegno del mattino al Palazzo vescovile) che - nel sottolineare la disponibilità della Banca a pubblicare gli atti dei due convegni - ha dato lettura di un intervento del presidente Corrado Sforza Fogliani (considerazioni che erano state lette anche ieri al convegno di Bobbio, dal componente del Cda Domenico Capra).

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE SFORZA

«Il destino dei libri presenti nella biblioteca di Vivarium - osserva il presidente Sforza - è sempre stato e rimane ancor oggi un tema affascinante e pur tuttavia sfuggente. L’evento Cassiodoro-Colombano di questi due giorni servirà ad aggiungere (e magari a risolvere) le perplessità. Invero si è via via ipotizzato che i volumi vivariensi fossero confluiti a Bobbio da dove poi si sarebbero diffusi nelle biblioteche dell’Occidente latino; nel 1911 Rudolf Beer pubblicò la teoria che la biblioteca di Cassiodoro fosse stata trasportata a Bobbio non molto tempo dopo la fondazione del monastero nel 612. La teoria, che all’epoca non ricevette obiezioni da parte degli studiosi, in particolare dai paleografi, fu riproposta dallo stesso Beer con nuovi dettagli nel 1913. La tendenza generale al tempo del Beer fu di non negarla; oggi, non è così. Ma in ogni caso possiamo accettare senza esitazione l’affermazione di Sua Eminenza il Cardinal Mercati nella sua magistrale trattazione sulla storia di Bobbio, che le Institutiones di Cassiodoro potrebbero essere state usate dai primi bibliotecari di Bobbio - e dei bibliofili in generale - come una guida bibliografica e come incentivo a guardarsi intorno per cercare buone copie dei lavori ivi raccomandati.

Un’altra teoria è che i libri del Vivarium fossero finiti nella biblioteca del Laterano e da lì pervenuti per vendita o donazione in vari centri dell’Europa (Bobbio, Jarrow, Corbie, Koln, Laon): essa è stata sostenuta dal Courcelle e rimane tuttora la più accreditata. In ogni caso, e fermi gli approfondimenti che di certo arriveranno dall’evento piacentino - conclude il presidente esecutivo della Banca di Piacenza - a me par bello immaginare un’ideale continuità tra l’esperienza vivarese e quella del Monastero di San Colombano nel segno della cultura da salvare: e oggi, come dice A. McIntyre in: Dopo la virtù. Saggio di teoria morale, Milano, Feltrinelli, 1988, p. 313, noi, assediati da una nuova forma di barbarie non meno distruttiva di quella del VI-VII secolo, dovremmo seguire l’esempio di questi grandi uomini».

LA PREMIAZIONE

Momento centrale dell’incontro - intervallato dai brani (di Bertaccini e del grande Morricone) suonati dall’Orchestra giovanile di Laureana di Borrello diretta dal maestro Maurizio Managò, con la speciale partecipazione del maestro Michele Civitano, prima tromba dell’Orchestra della Guardia di Finanza - la consegna del Premio Cassiodoro, giunto alla tredicesima edizione, che viene assegnato a persone la cui storia abbia una particolare attinenza, sotto il profilo politico e spirituale, con Cassiodoro (485-580) che fu, politico, letterato, diplomatico, monaco e storico romano (tra i premiati delle varie edizioni, anche due Papi, Benedetto XVI e Francesco). Le motivazioni dei premi, preparate da don Tarzia, sono state lette dal vicepresidente dell’Associazione calabrese don Roberto Ponti, direttore di Telenova.
Hanno ricevuto il riconoscimento il vescovo mons. Adriano Cevolotto, premiato dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio; il cantante Al Bano (intervenuto con un messaggio video); il pittore e ritrattista Salvatore Mammoliti, premiato dal collega Mimmo Morogallo; il prof. Fabio Troncarelli dell’Università della Tuscia, premiato da don Massimo Cardamone dell’Associazione Cassiodoro; il giornalista e vicedirettore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi, premiato da mons. Cevolotto; il notaio a Piacenza e a Bobbio Giovanna Covati, premiata dal dott. Coppelli. All’Orchestra giovanile di Laureana Borrello e alla Facoltà d’Agraria della Cattolica è stata consegnata la Targa dell’Amicizia Cassiodoro. All’Università piacentina sono andate anche due borse di studio da assegnare ai migliori studenti che avranno compiuto ricerche attinenti all’attività di Cassiodoro il Grande.

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Nelle foto di Del Papa, in altro mons. Cevolotto e mons. Ambrosio; sopra, i premiati.

Pubblicato il 23 ottobre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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