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La Galleria e il Collegio Alberoni riaprono ai visitatori

giardino 12



Dopo la consueta chiusura estiva (quest’anno limitata al solo mese di agosto) con domenica prossima 25 settembre la Galleria e il Collegio Alberoni riaprono ai visitatori e prende così avvio una nuova stagione di visite e itinerari alla scoperta del notevole patrimonio del Cardinale Giulio Alberoni, tra il quale spicca l’Ecce Homo di Antonello da Messina, vera perla della collezione e l’Appartamento del Cardinale Alberoni, sottoposto recentemente a restyling e rinnovato nell’allestimento delle opere, a cura di Angelo Loda, e nell’illuminazione, ideata da Davide Groppi.

Oltre alla visita guidata domenicale delle ore 16 si riattivano anche le altre modalità di visita, ovvero i percorsi accompagnati anche per singoli visitatori, su appuntamento, in alcuni giorni feriali, e le visite guidate per gruppi su prenotazione in qualsiasi giorno della settimana. 

Una visita speciale, domenica 25 settembre, ore 16
Domenica 25 settembre, in occasione della riapertura, la visita guidata delle ore 16 prevede un ingresso ridotto di €.6,00 per tutti coloro che desiderano partecipare.
Inoltre l’itinerario di visita, che conduce ordinariamente alla scoperta della Galleria Alberoni (Sala Arazzi e pinacoteca) e attraverso il Collegio (Appartamento del Cardinale, Biblioteca monumentale, sezione scientifica), si arricchirà di due ulteriore tappe: il giardino interno e i capolavori artistici dedicati a San Vincenzo de’ Paoli custoditi in Collegio e nella Chiesa di San Lazzaro San Vincenzo de’ Paoli, patrono universale delle opere di Carità della Chiesa, la cui solennità ricorre il prossimo 27 settembre, è un santo strettamente legato al Collegio Alberoni; il cardinale Alberoni affidò fin dall’origine il suo Collegio ai missionari vincenziani che ancora oggi lo abitano e sono responsabili della formazione degli alunni.

Modalità di visite attive fino a giugno 2023

Apertura ordinaria
Tutte le domeniche dall’ultima di settembre all’ultima di giugno
•    Visita libera (senza guida) alla sola Galleria Alberoni: ore 15.30 – 18.00
•    Visita guidata ordinaria al Collegio e alla Galleria Alberoni: ore 16.00 *
*l’itinerario è necessario per vedere l’Ecce Homo di Antonello da Messina, l’Appartamento del Cardinale, la Biblioteca monumentale, la sezione scientifica e l’aula di fisica.

Altre modalità di apertura e visita
Apertura su appuntamento anche per singoli visitatori
È possibile contattare la Galleria Alberoni per un percorso accompagnato della durata di un’ora nei seguenti giorni: lunedì 9-12 / 14-18, giovedì e venerdì 8-12 / 14-18

Visite gruppi

Per gruppi di almeno 15 visitatori visita guidata su prenotazione in ogni giorno della settimana.

Dentro la visita


Il giardino interno del Collegio Alberoni
A metà del corridoio un portone in legno e un elegante cancello in ferro battuto immettono nel giardino interno, generato dalla distribuzione dei quattro corpi di fabbrica del Collegio ad angolo retto.
Le pareti dell’edificio mostrano una successione di pilastri ed archi a pieno centro lievemente aggettanti; solo il lato verso Sud Ovest presenta un porticato sormontato da una terrazza. Tale sistemazione è dovuta all’ampliamento ed innalzamento di quel braccio nel 1758/60; su di esso si eleva una torretta con un grande orologio che il Cardinale fece realizzare nel 1751. Un’ulteriore modifica fu l’innalzamento dello spigolo del belvedere sul quale fu costruita nel 1870 la prima piccola specola astronomica.
Nel XVIII secolo questo spazio era probabilmente coltivato a orto. Da una pianta del 1746 al centro sembra già presente una fontana. Successivamente è sempre citato come “cortile” anche se da un disegno di inizio Ottocento appare già delineato il giardino all’italiana simile a quello attuale, ma più elaborato; manca qualsiasi accenno a una fontana centrale.
La sistemazione attuale risale forse ai primi anni Cinquanta del Novecento quando l’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata fu incaricato di disegnare la fontana e venne posta al centro l’immagine della Vergine in marmo di Carrara.
Su tutte e quattro le pareti del giardino erano stati delineati cinque quadranti solari che riportavano le ore italiche, francesi e babiloniche.

L’iconografia di San Vincenzo de’ Paoli al Collegio Alberoni
Giulio Alberoni e San Vincenzo de’ Paoli costituiscono le vere “fondamenta” del Collegio Alberoni e della sua plurisecolare storia. E’ per questo che, non appena varcato l’ingresso dell’Istituto di San Lazzaro, ci troviamo al cospetto di due pregevoli ritratti: quello del cardinale Alberoni, eseguito nel XVIII secolo forse da Gertrude Malvicini Fontana Mandelli, replica di quello realizzato da Michel-Ange Houasse, esposto all’ingresso della Galleria e il ritratto di San Vincenzo de’ Paoli fondatore della Congregazione della Missione e della Compagnia delle Figlie della Carità, realizzato nel 1843 dall’artista piacentino Paolo Bozzini (1815-1892).

Giulio Alberoni (1664-1752) è un esponente tipico di quell’Europa cosmopolita che fiorì nel secolo XVIII. Pur di umili origini, avendo propiziato il matrimonio del re di Spagna, Filippo V, con Elisabetta Farnese, ne divenne consigliere e capo del governo di Madrid. Nel 1730 fu nominato amministratore dell’ospedale di san Lazzaro in Piacenza, che trasformò in seminario per la formazione dei chierici poveri. Vincendo molte difficoltà costruì il “suo collegio” che aprì alla vigilia della morte che lo colse il 26 giugno 1752.
Il cardinale Alberoni dotò il Collegio di un efficiente programma formativo e lo affidò proprio alla Congregazione della Missione di S. Vincenzo de’ Paoli che lo guida ancora oggi.
Tutte particolarmente significative sono le opere artistiche dedicate a San Vincenzo de’ Paoli e custodite ed esposte al Collegio Alberoni.

La Galleria Alberoni custodisce un piccolo ritratto, smalto su metallo, opera di Nicolas Laudin il giovane (1689-1749), nel quale il Vincenzo è raffigurato a metà busto, senza aureola, con la cotta e racchiuso in ovale ornato da fiori.

Nella Chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo de’ Paoli spicca, sull’altare maggiore, la grande pala raffigurante San Vincenzo che predica una missione, opera di Giuseppe Peroni (1710-1776), pittore parmigiano, ma allora residente a Roma, che aveva tratto ispirazione da un analogo dipinto dell’artista Aureliano Milani, opera che ornava la chiesa dei Padri della Missione a Montecitorio.
Nelle volte invece, le cui decorazioni furono realizzate, nel 1932, da Luciano Ricchetti (1897-1977), su commissione e programma iconografico dell’allora Superiore Alcide Marina, si può apprezzare la Gloria di San Vincenzo de’ Paoli.

Salendo al primo piano del Collegio Alberoni, un nucleo particolarmente suggestivo di opere vincenziane si trova nella Cappella dei Missionari, la cui illuminazione è stata recentemente ideata e realizzata da Davide Groppi e ne rende particolarmente suggestiva la visione.
La pala d’altare della cappella è una grande tela con San Vincenzo nell’atto di predicare realizzata probabilmente da Antonio Gilardoni (attivo nella prima metà del Settecento).
Sulle pareti laterali due importanti scene della vita del Santo: San Vincenzo che va in missione e San Vincenzo che consegna le regole ai primi missionari. Sono opera dell’artista piacentino Nazzareno Sidoli (1879-1969), che le realizzò nel 1930.

Un capolavoro dell’argenteria alberoniana: il busto di San Vincenzo realizzato da Angelo Maria Spinazzi
In seguito al restyling dell’Appartamento del Cardinale trova ora posto in una vetrina appositamente realizzata, illuminata da Davide Groppi, uno dei più preziosi tesori dell’argenteria alberoniana: il Busto reliquario di San Vincenzo de’ Paoli, capolavoro di Angelo Maria Spinazzi (1693-1785/89), ornato con stola in rame arricchita da motivi floreali e il cui volto in argento massiccio riproduce con eccezionale finezza le sembianze del santo. Altre tele e incisioni con l’effigie del Santo ornano i corridoi e completano il percorso dedicato al Santo della Carità al Collegio Alberoni.


Pubblicato il 21 settembre 2022



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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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