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Entra nel vivo il convegno «La Cattedrale di Piacenza e la civiltà medievale»

ferrari

“I restauri ottocenteschi modificarono sensibilmente la Cattedrale”. Sono le parole di Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio Beni culturali ecclesiastici della diocesi di Piacenza-Bobbio. Il convegno internazionale “La Cattedrale di Piacenza e la civiltà medievale” è entrato nel vivo. La Cattedrale di Piacenza fu costruita a partire dal 1122 sulle macerie della vecchia chiesa di Santa Giustina, crollata in seguito a un violento terremoto.

I restauri della Cattedrale

Dall’edificazione fino ai giorni nostri si sono susseguiti numerosi restauri che hanno portato il duomo di Piacenza alla versione che tutti i piacentini (e non solo) oggi conoscono. Il più importante e significativo è senza dubbio quello compiuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: si tratta del cantiere voluto dal vescovo, il beato Giovanni Battista Scalabrini, e diretto dall’architetto Camillo Guidotti. Recentemente – come Il Nuovo Giornale ha già anticipato nel numero del 15 settembre – gli architetti Manuel Ferrari e Barbara Zilocchi, studiando il diario dei lavori di Guidotti, si sono imbattuti in una scoperta sorprendente: molte delle sculture ritenute originali del periodo bassomedievale in realtà sono state realizzate durante il restauro, tra il 1897 e il 1902. “Il dubbio non è mai esistito, poiché le copie sono fatte talmente bene da riuscire a ingannare anche gli esperti”, dichiara Ferrari. Quella di Guidotti fu una scelta molto decisa. Camillo Boito, citato da Ferrari, raccontando le intenzioni dell’epoca, scriveva: “Il monumento doveva essere liberato da errori e rimaneggiamenti”. L’obiettivo dell’architetto era quello di riportare la Cattedrale allo stato originario, attraverso uno studio certosino dei documenti ritrovati. I rifacimenti successivi furono rimossi, per poi essere conservati e messi a disposizione nel museo Kronos, e sostituiti da copie o sculture nuove realizzate in modo analogico. Per cui, come avverte Ferrari, “è importante capire tutto l’operato di Guidotti per evitare di essere tratti in inganno dai falsi”.

Il rifacimento della facciata

“Più figure collaborarono a un intervento simile – spiega Barbara Zilocchi – per cui a Guidotti si affiancarono gli architetti Luca Beltrami e Raffaele Faccioli, che fu il primo direttore dell’Ufficio tecnico regionale per la conservazione dei Monumenti dell’Emilia. Il cantiere fu voluto da Scalabrini per creare posti di lavoro: 150 furono gli operai che parteciparono all’edificazione del duomo. Non fu l’unico motivo, infatti, già dieci anni prima, era chiara la necessità di intervenire sul degrado in cui parecchie parti della Cattedrale versavano, soprattutto nell’abside. I lavori cominciarono nel 1897 dalla facciata – nonostante fosse l’abside la parte più disagiata – che diventò un cantiere-scuola in cui sia Guidotti sia le varie maestranze, in particolare scalpellini e scultori, misero in mostra tutta la propria abilità. La parte lapidea della facciata venne scalpellata e trattata con olio di lino cotto, mentre tutto il resto venne smontato: persino gli architravi vennero scalpellati e agli appoggi svuotati. Durante il cantiere Guidotti volle rilevare anche la storia dell’edificio: da un’ispezione praticata nel frontone trovò un vecchio livello della facciata, più basso di 80/90 centimetri. La replica delle sculture e dei dettagli architettonici veniva realizzata secondo due metodi: la copia e l’analogia. Per effettuare le copie gli scalpellini si servivano del lavoro preliminare dei calchisti. Guidotti non riuscì a mettere in pratica tutti i progetti che aveva in mente: una copertura per il tugurio, il doppio sistema di archetti e il sistema di scale d’accesso alla cripta rimasero solo un’idea.

Il convegno

Il convegno, coordinato dal prof. Arturo Carlo Quintavalle, proseguirà fino a sabato 24 settembre. Modalità d’iscrizione: per la partecipazione è prevista una quota di iscrizione pari a 20 euro per la singola giornata, 50 euro per l’intero convegno. Per iscriversi seguire le istruzioni sulla pagina: www.cattedralepiacenza.it/convegno. Per informazioni: , tel. 0523.308329

Francesco Petronzio

 

Nella foto, da sinistra l'arch. Barbara Zilocchi, l'arch. Manuel Ferrari,  la prof.ssa Marina Righetti (docente dell’Università La Sapienza di Roma, ha presieduto le relazioni del pomeriggio del 20 settembre)

Pubblicato il 21 settembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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