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Appennino Festival: gli appuntamenti dalla val Trebbia alla val Nure

Liguriani

 

È una settimana ricca di appuntamenti quella che l’Appennino Festival propone prima di Ferragosto. Tre infatti sono le serate di mezza estate messe in calendario dalla manifestazione diretta artisticamente da Maddalena Scagnelli e organizzata da “Le Vie del Sale” con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, di Credit Agricole, della Regione Emilia Romagna, del Ministero per i beni e le attività culturali e di alcuni sponsor privati.

Mercoledì 10 agosto torna uno degli appuntamenti più attesi e tradizionali della rassegna, ossia l’happening di musica e poesia per la notte di San Lorenzo a Pigazzano di Travo: la serata inizia alle 21.30, si intitola “La leggerezza dei semplici. Omaggio a Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita” e vede intervenire Eugenia Delbue (voce recitante) e i cantautori Davide Cignatta e Alessandro Colpani. Inoltre è prevista una camminata a cura de I Calcaterra (per info: 329 7265227).

Giovedì 11 agosto, nella Piazza del Castello di Travo, alle 21.15 la manifestazione porterà i “Racconti di Liguria” con il Gruppo musicale “I Liguriani”: si tratta di una sorta di conversazione con Paolo Ferrari e Matteo Marino, organizzata in collaborazione con le Serate Letterarie “Giana Anguissola”. I Liguriani nascono nel 2005 con l’obiettivo di mescolare ballate regionali e danze come bisagne, valzer, perigordini ed alessandrine: il repertorio viene proposto con uno stile fedele alla tradizione ma anche con l’intento di “tradurre” nella contemporaneità melodie, storie e canti antichi. I musicisti hanno alle spalle numerose incisioni discografiche, radiofoniche e televisive e tournée in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Spagna, Belgio, Olanda, Svizzera, Stati Uniti e Canada.

Infine sabato 13 agosto nella Chiesa di Mareto alle 18 è in programma il concerto “Dulcedo cordium” con il pluripremiato liutista Michele Pasotti e Giulia Genini (dulciana). Alle 22 invece sulla Terrazza Panoramica dell'Albergo Morandi è in programma il concerto “Suoni di terra e di cielo”: un ballo con piffero e fisarmonica con Gabriele Dametti (piffero) e Franco Guglielmetti (fisarmonica).

Gli interpreti

Pluripremiato in Europa, Pasotti si è diplomato con il massimo dei voti in Liuto sotto la guida di Massimo Lonardi e si è specializzato seguendo seminari di Hopkinson Smith e Paul O’Dette: dal 2013 è titolare della cattedra di Liuto presso il Conservatorio “Maderna” di Cesena e svolge un’intensa attività seminariale sulla musica medievale e sul liuto in istituti di perfezionamento, conservatori, scuole e festival a cui affianca conferenze di approfondimento musicologico o di divulgazione anche in trasmissioni radiofoniche su Rai Radio3. È direttore e fondatore de “La fonte musica”, ensemble a cui dedica la maggior parte della sua vita musicale.
Oltre all’attività con « La fonte musica », è chiamato come direttore chiamato a concertare diverse formazioni tra cui Capella Cracoviensis e Harmonia Cordis. Come liutista collabora regolarmente con Il Giardino Armonico, I Barocchisti, Les Musiciens du Louvre, Balthasar-Neumann Ensemble, Collegium Vocale, Arcangelo, Les Musiciens du Prince, Akademie für Alte Musik Berlin, Il Ricercar Continuo, Coro e Orchestra Ghislieri, Sheridan Ensemble, Cecilia Bartoli. Si dedica con passione alla musica da camera in piccole formazioni (duo con Alena Dantcheva, il trio Il Ricercar Continuo con Giulia Genini e Alessandro Palmeri). Ha suonato nelle più prestigiose sale da concerto d’Europa, Stati Uniti e Asia, diretto da Claudio Abbado, John Eliot Gardiner, Giovanni Antonini, Philippe Herreweghe, Thomas Hengelbrock, Diego Fasolis, Christophe Rousset, Andrea Marcon, Monica Huggett, Nathalie Stutzmann, Barthold Kujiken. Come solista (liuti, tiorba, chitarra barocca) ha un repertorio che va dal Medioevo al tardo Settecento e ha registrato un lavoro dedicato al grande chitarrista seicentesco Francesco Corbetta (Dynamic). Ha suonato in oltre 70 dischi e ha preso parte a numerose trasmissioni radiotelevisive (BBC, Rai Radio 3, ORF, WDR, Radio Polskie, Rete 2 della Rsi, France 2, France Musique, Mezzo).

Genini invece, dopo il diploma con lode alla Schola Cantorum Basiliensis in flauto dolce (con C. Steinmann) e fagotti storici (D. Agrell e J. Borras), vince il Premio della Fondazione Friedl Wald (2005), il Premio ASRI (2009) ed il Premio della Fondazione Kiefer Hablitzel (2014). Collabora sia come flautista che come fagottista con I Barocchisti (D. Fasolis), Il Giardino Armonico (G. Antonini), Accademia Bizantina (O. Dantone), La Divina Armonia (L. Ghielmi), Ensemble Claudiana (L. Pianca) e altri. Come solista si è esibita in prestigiosi contesti internazionali come la New York Carnegie Hall, il Menuhin Festival Gstaad, lo Schleswig Holstein Musikfestival, le Settimane Musicali di Ascona, la Victoria Hall di Ginevra. Nel 2012 ha collaborato con i Berliner Philharmoniker per un programma dedicato a Vivaldi, diretto da Andrea Marcon. Dal 2015 partecipa in qualità di coach a progetti orchestrali dedicati alla prassi esecutiva storica presso il Conservatorio della Svizzera Italiana.
Ha inoltre tenuto un Workshop sul repertorio strumentale del Seicento Italiano per la classe di flauto dolce della Schola Cantorum Basiliensis nel 2019. È fondatrice e direttrice dell'Ensemble Concerto Scirocco, col quale svolge un’intensa attività concertistica e discografica. È direttrice del Festival CaronAntica, una rassegna concertistica dedicata al repertorio antico che si svolge nel borgo storico di Carona, nei pressi di Lugano. Ha partecipato a incisioni discografiche per Deutsche Grammophon, Virgin Classics, Decca, Deutsche Harmonia Mundi, Arcana, Naïve, Ricercar, Alpha e CPO. Insegna Fagotti storici e flauto dolce presso il Conservatorio “B. Maderna” di Cesena.

Nella foto, i Liguriani tra gli interpreti dell'Appennino Festival 2022

Pubblicato il 9 agosto 2022

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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