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Memoria e scrittura nelle poesie sulla Resistenza di Caproni, Primo Levi e Fortini. Se ne parla alla Passerini Landi

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Si intitola “Chi parlerà per noi. Il rapporto tra memoria e scrittura nelle poesie sulla Resistenza di Giorgio Caproni, Primo Levi e Franco Fortini”, la tesi di laurea di Giulia Ciprani che sarà presentata mercoledì 16 aprile alle 17, nel salone monumentale della Biblioteca Passerini Landi, nell'ambito di un incontro pubblico promosso da Anpi Piacenza, che nell'occasioneillustrerà il bando per l'assegnazione di contributi volti a sosenere la ricerca storica.

A illustrare i contenuti della tesi saranno Romano Repetti e Mario Magnelli, al cui intervento seguirà un reading dei versi con commento di Riccardo Loriaux e Giulia Ciprani, autrice della tesi che ha approfondito il rapporto tra memoria e scrittura prendendo in esame non solo l'arco temporale tra il 1943 e il 1945, in cui l'esiguità della produzione poetica non consente di parlare di "letteratura della Resistenza", ma anche i decenni successivi in cui il tema è stato oggetto di numerosi componimenti.

Come spiega Ciprani, laureata in Lettere Moderne all'Università di Bologna e in Italianistica all'Università degli Studi di Pisa, docente di italiano, storia e latino alle superiori, "la scelta è di osservare le poesie prese in esame come il prodotto finale dell’interazione fra tre poli: esperienza vissuta, memoria e scrittura. Tutte le scelte stilistiche emerse dai testi sono state indagate innanzitutto a partire dalla ricostruzione dell’esperienza bellica vissuta dal singolo autore, cercando di comprendere le ragioni del poeta attraverso il suo ruolo di reduce. Analizzare queste poesie ha significato anche conoscere alcune delle modalità con cui l’Italia del dopoguerra cercava un’unità identitaria, sondando i diversi campi di conflitto e la postura che gli scrittori hanno assunto di volta in volta di fronte a queste criticità. Del resto, proprio il fatto che questi autori abbiano preso parte alla lotta partigiana o che comunque abbiano assistito direttamente agli eventi permette di evidenziare la funzione profondamente memoriale delle loro poesie, che possono perciò essere lette come atti di testimonianza e gesti di commemorazione: ossia, come delle forme di sepoltura simbolica. La memoria non è solo il presente del passato, essa è anche progetto: proiezione del passato per il futuro".

Pubblicato il 15 aprile 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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