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«Le stanze di Verdi», un road-movie alla scoperta dell’uomo dietro al compositore

filmverdi

“Lavorare a questo film mi ha fatto scoprire Giuseppe Verdi sotto una nuova luce, in un ritratto diverso e multiforme rispetto a quanto avevo sempre immaginato. Nel mio duplice ruolo di spettatore e narratore ho preso parte alle storie e ai luoghi che ancora oggi raccontano il Maestro, grazie alle persone che mi hanno accompagnato sulle sue tracce alla ricerca del suo ricordo. Ho conosciuto l’agricoltore, l’allevatore, il proprietario di caseifici, l’innovatore, il benefattore: tratti che convivono con il compositore e ne arricchiscono la personalità. Da qui ho compreso la profondità del rapporto tra Verdi e le terre piacentine e l’impronta lasciata dalle sue radici nelle opere musicali”.
A parlare è Giulio Scarpati, protagonista in “Le stanze di Verdi”: docufilm sulla biografia del Maestro curato da Pupi Avati e proiettato in prima visione nazionale alla Multisala “The Screen” di Piacenza lo scorso 25 settembre; dove ha potuto contare sulla calorosa accoglienza del pubblico. Racconto dell’uomo, più e oltre che dell’artista, il film, prodotto da Giorgio Leopardi sulla base di un soggetto e sceneggiatura di Tommaso Avati e Luca Pallanch e diretto da Riccardo Marchesini, sarà nelle sale dal 6 ottobre.
In sala per la prima piacentina, oltre a Scarpati sono intervenuti l’avvocato Marco Corradi, autore del libro “Verdi non è di Parma” (Persiani Editore 2023) a cui il documentario è liberamente ispirato e per la prima volta attore insieme protagonista; il regista Marchesini e il produttore Leopardi. A precederli i saluti del sindaco Katia Tarasconi.
“Questo è un road movie nelle terre verdiane esplorate sulla Jaguar dell’avvocato Corradi: moderno Virgilio piacentino, è lui a condurre Scarpati tra i luoghi del Maestro, e grazie a questo documentario diventerà una stella del cinema” – ha scherzato Marchesini -. Ringrazio le tante persone incontrate lungo il viaggio, grazie alle quali questo lavoro è stato possibile. Attraverso i loro racconti di storie e aneddoti su Verdi sono diventate in piena regola co – protagoniste del docufilm”.
Un video messaggio del regista Pupi Avati ha poi preparato il terreno per l’inizio della proiezione.

Storie e memorie tra passato e presente

Tra una prova e l’altra de “Il misantropo”, in programma pochi giorni dopo al teatro Municipale di Piacenza, Scarpati si lascia trascinare dal fascino delle suggestioni verdiane guidato dall’avvocato Corradi, esperto e appassionato del musicista. Per i due inizia un viaggio tra storie, persone e luoghi che ancora oggi parlano del Maestro, un percorso sul filo della memoria che si snoda lungo tre direttrici principali: la vita piacentina, le origini parmensi e gli anni milanesi; dove la fama di Verdi si consolidò fino agli ultimi giorni e alla sua morte.
Dall’albergo San Marco oggi dismesso, in cui il Maestro amava soggiornare a Piacenza e siglare i propri affari; al conservatorio Nicolini, dove il direttore Solci e gli studenti ricordano Verdi come grande esempio di umanità capace di elevare la musica a strumento identitario del popolo italiano e della Nazione; dall’ospedale, fatto costruire dal compositore a Villanova sull’Arda per tutelare la salute dei contadini; ai caseifici, i poderi e le cascine che furono del musicista tra Villanova e Fiorenzuola: sono tante le tappe dell’itinerario verdiano piacentino che Scarpati e Corradi percorrono alla scoperta degli interessi paralleli e della personalità dell’artista.
A farsi veicolo di storie e memorie sospese tra passato e presente, realtà e sogno è la Jaguar d’annata dell’avvocato Corradi su cui viaggiano i due protagonisti. Arrivati in auto a Cadeo scoprono e visitano la casa della madre di Verdi, Luigia Rizzi Uttini, operaia filatrice. E poi fanno sosta alla “Lanterna Rossa” di Saliceto, che un tempo era stata la sua osteria. Poco dopo, nella chiesa di San Pietro Apostolo, vedono l’organo su cui probabilmente Verdi imparò a suonare e, giunti nella Basilica Minore di Santa Maria delle Grazie a Cortemaggiore, sentono eseguire dal vivo "La Vergine degli angeli": potente finale del secondo atto dell’opera verdiana “La forza del destino” e testimonianza della profondità spirituale dell’uomo - musicista. Adattamento per coro e organo di Michele Mazzoni, il brano ha visto l’emozionate partecipazione di coristi provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto asiatici; con il coro diretto dal maestro Gianluca Feccia, Leonardo Calori all’organo e il soprano Sara Scippe. Non a caso proprio in quella chiesa si trova “L’assunzione di Maria” di Giacomo Scaramuzza, quadro a cui Verdi si sarebbe ispirato per la composizione de "La Vergine degli angeli". L’arrivo a Villa Verdi a S. Agata, traguardo simbolico dei luoghi verdiani piacentini, ha il sapore amaro di una meta sospirata ma abbandonata all’usura del tempo e inaccessibile ai visitatori. È possibile solo fotografare dall’esterno quel che ne rimane, in un silenzio carico di parole e interrogativi sull’incerto destino dell’edificio.

Quella che sembra la nostalgica fine di un viaggio si trasforma presto in una porta aperta su nuovi ricordi. Durante il tragitto di ritorno sulla Jaguar di Corradi Scarpati si addormenta e scivola in sogno alla scoperta degli altri luoghi che hanno segnato la vita del compositore. L’attore si affaccia nella casa di Roncole dove Verdi nacque, rievoca l’amicizia del musicista con il suo mecenate Barezzi, visitando a Busseto la casa museo a lui dedicata; alla biblioteca del paese scopre un carteggio di Giuseppina Strepponi: seconda moglie di Verdi, preoccupata per le condizioni di una puerpera nullatenente e decisa ad aiutarla nei bisogni materiali ed economici. Poi il filo della memoria non può che condurre l’attore a Milano, a partire dal conservatorio della città che oggi porta il nome di Verdi ma da ragazzo ne decise la bocciatura. A Milano il Maestro raggiunse la gloria e i grandi successi, ma visse anche la malattia fino al sopraggiungere della morte. Scarpati visita in sogno il Grand Hotel et de Milan: vicino al teatro della Scala, era l’albergo prescelto da Verdi per i suoi soggiorni milanesi e l’artista scelse di trascorrere lì i suoi ultimi giorni, tra spartiti e lettere dei suoi cari.  Il viaggio si conclude nella casa di riposo per musicisti voluta e fondata dallo stesso Verdi nel 1889, con l’obiettivo di garantire una vecchiaia serena prima di tutto ai colleghi meno fortunati di lui economicamente. È questa l’ultima dimora terrena dell’artista, dove è custodita la tomba in cui oggi riposa. L’aria da camera "Non t'accostare all'urna”, eseguita dal baritono Simone Tansini e da Gianluca Feccia al pianoforte - testo tratto da una delle Anacreontiche ad Irene di Jacopo Vittorelli -, accompagna protagonista e spettatori fino alla lapide del Maestro. «Pianse ed amò per tutti» è scritto sulla pietra: prima ancora che essere l’ artista di Parma o di Piacenza, applaudito nei teatri italiani e del mondo, Giuseppe Verdi è stato un uomo capace di soffrire e gioire per e con gli altri, incarnando con la propria umanità e il proprio talento lo spirito dell’Italia nascente.
Appuntamento al 6 ottobre per l’uscita del film nelle sale.

Micaela Ghisoni

Nella foto, l'anteprima del docufilm “Le stanze di Verdi”

Pubblicato il 3 ottobre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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