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Fiorenzuola, la forza delle donne e delle religioni per costruire la pace

foto masera


Domenica 7 settembre, alle ore 19, si è svolto presso la Casa Giovanni XXIII di Fiorenzuola d’Arda l’incontro dal titolo “Donne per un futuro di pace tra i popoli e le religioni” evento di apertura della ventottesima edizione della Festa Multietnica cui ha fatto seguito alle ore 21 la preghiera interreligiosa per la pace. All’evento hanno partecipato: Iman El Alam, da Piacenza, in rappresentanza della comunità islamica; Maria Alacevich, da Genova, per l’associazione Vangelo e Zen; suor Angiolina Rossini, responsabile della comunità delle Suore Pastorelle di Fiorenzuola, ha moderato l’incontro Giuliana Masera. Alle relatrici sono state poste due domande fondamentali: quale ispirazione offrono le Sacre Scritture della tua religione riguardo alla figura femminile e con quali ruoli e potenzialità essa emerge? Guardando all’esperienza umana (passata e presente), ci sono esempi di donne che hanno concretizzato la propria fede in azioni di dialogo e pace tra popoli e culture diverse, se presenti quale messaggio possono lasciarci per costruire un futuro di pace.

Le figure femminili: testimoni di fede e ponti di dialogo


Nel corso dell’incontro sono state ricordate dalle relatrici diverse figure femminili, provenienti sia dalle tradizioni religiose che dalla storia contemporanea, come esempi di fede vissuta e testimoni di dialogo e pace.
Sister Chan Khong, cittadina vietnamita, (nata nel 1938) una monaca buddhista, stretta collaboratrice del maestro zen Thich Nhat Hanh. Fin da giovane ha unito la spiritualità all’impegno sociale, occupandosi dei poveri, degli orfani e delle vittime della guerra in Vietnam. Negli anni del conflitto ha contribuito alla nascita della “Buddhist School of Youth for Social Service”, un movimento di giovani volontari che portavano aiuto nelle zone rurali colpite dalla guerra. Esiliata a causa del suo impegno, ha proseguito la sua opera all’estero, diventando un simbolo del buddhismo impegnato. La sua testimonianza dimostra come la fede possa diventare azione concreta di pace, accoglienza e riconciliazione tra culture e religioni.

Sara e Rebecca
Sara, moglie di Abramo, è una delle matriarche dell’ebraismo e figura centrale anche per cristiani e musulmani. Nonostante l’età avanzata, è madre di Isacco, figlio della promessa. La sua storia parla di fiducia nel disegno divino, anche quando esso sembra impossibile da comprendere o accettare. Rebecca, moglie di Isacco e madre di Esaù e Giacobbe, è una figura dinamica, dotata di intuito e capacità decisionale. La sua storia riflette una donna coinvolta attivamente nella storia della salvezza, capace di riconoscere nei propri figli il futuro del popolo eletto. Entrambe mostrano una femminilità forte, spirituale e profetica, radicata nell’alleanza con Dio.

Elisabetta
Cugina di Maria e madre di Giovanni il Battista, è descritta nel Vangelo di Luca come una donna giusta e fedele. La sua maternità, avvenuta in età avanzata, è un segno della potenza di Dio. La sua figura emerge soprattutto nell’incontro con Maria, durante la Visitazione, dove riconosce nel bambino che Maria porta in grembo il Messia. In quell’incontro, due donne si fanno portatrici di speranza e salvezza per l’umanità. Elisabetta è segno di accoglienza, discernimento spirituale e gioia condivisa.

Maria, madre di Gesù
Figura centrale del cristianesimo, Maria è modello di fede, obbedienza e amore. Alla chiamata di Dio risponde con un “sì” pieno, diventando cooperatrice del disegno divino. Nella sua vita accompagna Gesù fino alla croce e oltre, restando punto di riferimento per la Chiesa nascente. È anche vista come Madre dell’umanità, capace di intercedere, accogliere, soffrire e sperare. Maria rappresenta l’archetipo della donna credente, umile ma forte, capace di generare pace partendo dal cuore della propria fede.

La donna Cananea
La donna Cananea, nel Vangelo di Matteo (15,21-28), è una straniera che si rivolge a Gesù chiedendo la guarigione della figlia. Nonostante il rifiuto iniziale, la sua insistenza e la sua fede colpiscono Gesù, che alla fine esaudisce la sua preghiera. Questa donna rappresenta una figura di grande coraggio e tenacia, capace di superare barriere culturali e religiose. La sua storia ci insegna che la fede autentica può rompere i confini dell’appartenenza e aprire al dialogo tra diversi. È un esempio straordinario di interculturalità e perseveranza spirituale.

Edith Stein
Nata da famiglia ebrea nel 1891, Edith Stein è una figura straordinaria del XX secolo: filosofa, allieva di Husserl, convertita al cristianesimo, divenne monaca carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce. Arrestata dai nazisti per le sue origini ebraiche, fu deportata e uccisa ad Auschwitz nel 1942. Canonizzata da Giovanni Paolo II, è oggi compatrona d’Europa. La sua vita unisce ragione e fede, ebraismo e cristianesimo, pensiero e mistica, offrendo una testimonianza profonda di dialogo interreligioso, resistenza spirituale e santità nel martirio.

Annalena Tonelli

Annalena Tonelli (1943–2003), originaria di Forlì, è stata una missionaria laica italiana, operatrice instancabile nei contesti più difficili del Corno d’Africa, in particolare in Somalia e Kenya. Laureata in giurisprudenza, si dedicò alla cura degli ammalati di tubercolosi e delle persone con disabilità, lavorando spesso in solitudine e in ambienti ostili. Fu uccisa nel 2003 a Borama, in Somalia. La sua vita è stata un esempio di carità radicale, difesa dei più deboli e promozione della dignità umana in contesti di povertà e violenza. Il suo operato è un messaggio forte di pace concreta, quotidiana, fatta di gesti e presenza. Le esperienze di queste donne ci trasmettono messaggi potenti e attuali. Innanzitutto la pace nasce dalla coerenza interiore: non si può costruire la pace nel mondo se prima non si lavora su se stessi. Il dialogo è possibile anche tra diversi: differenze culturali, religiose e politiche non sono ostacoli insormontabili, ma occasioni di incontro, se c’è volontà di ascoltare e rispetto reciproco. La fede non è fuga dal mondo, ma impegno nel mondo: le donne citate hanno incarnato una fede che non si limita alla preghiera, ma si traduce in azione concreta, giustizia sociale e cura del prossimo. Le donne inoltre sono protagoniste di pace: in molti contesti, sono state proprio le donne – spesso escluse dai processi decisionali – a promuovere la pace dal basso, attraverso il coraggio, la tenacia e la spiritualità. L’incontro si è rivelato un momento intenso di riflessione e scambio, dove le diverse tradizioni religiose hanno offerto ciascuna un’immagine ricca e profonda del ruolo della donna nella storia della salvezza e nella costruzione di un futuro di pace. Le testimonianze delle relatrici e le figure evocate ci ricordano che la donna, in ogni tempo e cultura, può essere ponte di dialogo, custode di fede, e protagonista di speranza. Le donne di fede che hanno operato per la pace ci insegnano che la pace non è un'utopia, ma una scelta quotidiana, personale e collettiva. Ci invitano a credere nella forza trasformante della spiritualità vissuta con coraggio e apertura, e a diventare – ciascuno nel proprio contesto – semi di riconciliazione e fraternità.

Giuliana Masera

Pubblicato il 20 settembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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