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Unità dei cristiani: le testimonianze di suor Sofia e suor Volpato

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“La preghiera per l’unità dei cristiani non si conclude in questa settimana, ma può proseguire per tutto l’anno nelle parrocchie”. È questo l’invito di don Pierluigi Dalalvalle, responsabile della Commissione per l’ecumenismo in diocesi, al termine della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani il 25 gennaio. L’incontro finale, tenutosi nella chiesa di San Donnino a Piacenza, ha voluto consentire ai presenti di udire le testimonianze di due giovani Suore, che hanno donato la vita per l’unità dei cristiani: Sofia Rébold e Maddalena Volpato. A parlarne sono stati Suor Maria Giampiccolo, che nelle Figlie della Chiesa a Roma si occupa della rivista dell’istituto Ecclesia Mater, e padre Massimiliano Taroni, autore di circa 80 biografie divulgative su santi o personalità eminenti della Chiesa. Ha moderato l'evento la giornalista Barbara Tondini.

LA VITA DI SOFIA REBOLD. Nasce il 6 marzo 1859, in Svizzera. La giovinezza la trascorre in parte a Berna, in Svizzera e in parte a Roma, in Italia. E’ proprio grazie al periodo trascorso nel nostro Paese, che Sofia entra in contatto con il mondo delle suore Figlie di Maria Santissima dell'Orto, “le suore Gianelline”. Inizia il noviziato il 19 marzo 1876, cambiando il nome in Suor Maria Stanislaa. L’11 marzo 1877 le viene affidato l’insegnamento e l’assistenza alle educande interne. "Sofia – dice padre Massimiliano – è una figura importante anche ai giorni nostri. Era una ragazza paziente, tenace e perseverante nei suoi ideali. Proveniva da una situazione famigliare difficile, in quanto la famiglia del padre era luterana mentre quella della madre era cattolica. Questa disunione l'ha spinta a battersi per l'unità dei cristiani”. Nel 1883 i Monaci Basiliani di Grottaferrata chiesero alle Suore Gianelline di prendere uno stabile nel loro borgo sui Colli Urbani. In quell'anno la giovane Sofia iniziò ad avere seri problemi polmonari, pertanto fu invitata proprio su quelle colline affinché l'aria “pulita” potesse a lei portare giovamento. A Grottaferrata venne a contatto con don Arsenio Pellegrini, abate dell’antica Abbazia Greca di San Nilo. L’abbazia era uno spazio di preghiera per l’unità dei cristiani. La giovane Gianellina mossa da questo sentimento, decise di fare la sua offerta di vittima al Sacro Cuore. “C'è una frase negli scritti di Sofia Rébol –conclude Padre Massimiliano- che mi ha colpito : «per far ricredere quanti vivono nell'errore darei volentieri il sangue, la vita». Mostra l’impegno profuso per l'unità dei cristiani”. Muore il 23 agosto del 1886 all'età di 27 anni.

LA VITA DI MADDALENA VOLPATO. Nasce nel 1918, a Treviso. Sin da bambina mostra il suo comportamento pacato e gentile. Nel 1937 entra nel Postulandato delle suore Carmelitane di Santa Teresa di Gesù, a Firenze. Poco più tardi si ammala di polisierosite. Ritorna quindi a Treviso dove entra tra le Figlie della Chiesa ed inizia il Noviziato. Nel 1944, a causa della guerra, si trasferisce con la Comunità del Noviziato a Venezia. In occasione dell'Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani, venne spiegato alla novizia che la congregazione nella quale era entrata, era nata affinché le divergenze tra le diverse professioni cristiane venissero superate. Doveva essere pronta a donare la propria vita per questa causa. Al termine di una lezione della Madre Fondatrice sulla necessità di pregare e di sacrificarsi per l'unità dei cristiani, Maddalena chiese il permesso -inginocchiandosi alla Madre- di offrire la propria vita per questo scopo. Un paio di anni dopo la giovane Suora si ammala.  Muore nel 1946. “Maddalena – dice Suor Maria Giampiccolo - era una ragazza innamorata di Dio e al tempo stesso si sentiva amata dal Signore. Se doveva fare qualcosa per la comunità, lo faceva per ricambiare questo sentimento. Quando si ammalò, non chiese calmanti. Soffrì fino alla fine come Gesù Cristo fece sulla croce. Scrisse una frase significativa, da cui è stato tratto il titolo del libro sulla sua biografia: “quando ho dolori acuti non ho che la forza di dire: hai! Sono però già d'accordo con Gesù che a ogni lamento Lui mi deve dare un'anima”. Entrambe le testimonianze sono state raccolte in due libri scritti da Massimiliano Taroni (“Sofia Rèbold: una vita per l'unità della Chiesa”) e Nicola Gori (“ Sono d'accordo. La serva di Dio Maddalena Volpato delle Figlie della Chiesa”).

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Pubblicato il 2 febbraio 2018

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

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    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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