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Gesù non è solo
un esempio da seguire

Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse:
«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua
e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri».

La nostra vita e la Parola
vg12mg22Il comandamento nuovo. Siamo nel contesto dell’ultima cena, quindi la liturgia sembra farci fare un salto indietro dal punto di vista cronologico. Si comprende però che quelle parole che Gesù ha pronunciato poche ore prima di morire acquistano il loro peso pieno dopo la sua morte e resurrezione. È la novità della resurrezione che rende tutto nuovo. Per questo c’è un comandamento nuovo, inedito. “Amatevi come io vi ho amati”: è questo il comandamento.
Quel “come io vi ho amati” ci fa pensare che i discepoli di Gesù debbano amare ispirandosi ad un esempio o ad un modello. È una mentalità questa molto difficile da estirpare dall’uomo religioso: Gesù mi ha da dato l’esempio e io devo imitarlo. Ma non è propriamente così: quel “come” sta a significare la causa del loro amore.
L’amore di Cristo è l’origine, la fonte dell’amore. L’amore si riceve e poi lo si vive. Anche perché non si tratta di un amore qualunque, ma di quello che Cristo ha vissuto nella sua carne. E in questo amore Gesù invita a rimanere: “come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”: tanti discorsi per dimostrare l’esistenza di Dio si sono rivelati e si rivelano inutili se non dannosi. C’è un incontro con Dio in quella vita che i cristiani vivono tra di loro. Troppo poco? Alcuni pensano di sì. Gesù no.
La gloria di Cristo. Se così stanno le cose si comprende questo strano accostamento tra l’uscita di Giuda dal cenacolo e la gloria di Cristo: “ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui”. Gesù guarda al tradimento di Giuda e alla sua morte in croce come il punto esatto in cui Dio rivela la sua gloria. Che cosa è la gloria di Dio? È la sua manifestazione, è lo splendore del suo essere che si rivela all’uomo. Il Padre glorifica il Figlio e il Figlio glorifica il Padre.

Questa relazione di amore tra Padre e Figlio ha sulla croce lo sfondo in cui tale amore si rende visibile. È quindi a partire da questo amore, che si manifesta come più forte della morte, che i discepoli potranno amarsi. Gesù risorto, glorificato dal Padre a causa della sua morte, dona anche ai suoi, per mezzo dello Spirito, di partecipare alla sua vita nuova: anche in loro la morte è vinta, tanto che dirà s. Giovanni nella sua lettera: “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i nostri fratelli”.
Don Andrea Campisi

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