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Nel rotolo del libro
è scritto di noi

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,
in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi,
il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»

La nostra vita e la Parola
Imago Mundi 76191La nuova arca. Per comprendere l’importanza di questo incontro tra Maria ed Elisabetta bisogna rifarsi ad alcuni passi dell’Antico Testamento. Questa lettura organica della Scrittura ci aiuta a non ridurre la decisione di Maria di recarsi da Elisabetta ad un atto generoso di aiuto che poi noi dovremmo tentare di imitare nella vita. Sarebbe davvero sminuire la portata di ciò che era avvenuto a Nazareth e a ciò che accade nella casa di Zaccaria in Giudea. Non è possibile qui approfondire, ma la scena ricalca ciò che viene raccontato nel secondo libro di Samuele quando Davide decide di portare l’arca della Alleanza, in precedenza catturata dai filistei, nella propria città.
Anche questo oggetto, che conteneva le tavole della legge scritta sulla pietra, era stata dirottato da Davide a casa di una famiglia per tre mesi (così Maria rimane tre mesi a casa di Elisabetta). Davide aveva infatti riconosciuto: “Come potrà venire da me l'arca del Signore?”. E quando finalmente Davide decide di accogliere l’arca nella sua reggia sotto una tenda, organizza una processione gioiosa e viene visto dalla figlia Mical mentre salta e danza (così il figlio di Elisabetta ancora nel grembo della madre danza e salta di gioia). Maria dunque porta in sé colui che, come afferma la seconda lettura, entrando nel mondo dice “tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -per fare, o Dio, la tua volontà”.
La nuova alleanza. Maria, avendo accolto l’annuncio dell’angelo, ha concepito e reca dentro di sé la vita nuova che le era stata promessa. Quella parola, che scritta sulla pietra non era stata in grado di dare vita all’uomo ferito dal peccato, ora si è fatta carne in un uomo che la accoglie. Elisabetta comprende tutto senza saper nulla di quanto era accaduto perché è piena di Spirito Santo. Lo Spirito Santo, che era sceso su Maria e che la aveva coperta con la sua ombra, ora agisce anche in Elisabetta. Per questo le due donne si comprendono: stanno vivendo infatti lo stesso evento. Maria porta in sè una vita che lei non ha prodotto con la sua bravura ma che ha accolto nella fede. Basta il suo saluto, il suo modo di parlare, perché l’uomo che c’è in Elisabetta sussulti di gioia e danzi come davanti a qualcosa di atteso da sempre. Giovanni è l’attesa dell’umanità di un salvatore che compia la promessa che è l’anelito di ogni uomo. Non una legge più pesante, non obblighi più gravosi, non una morale più perfetta ed esigente ma Dio che assume la natura umana vivendola al modo di Dio perché l’uomo ne possa divenire partecipe.

Don Andrea Campisi

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