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Lourdes: ultima tappa del cammino dei giovani


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Il 10 agosto, il santuario di Lourdes ha ospitato
la messa presieduta da mons. Adriano Cevolotto, vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio, insieme ad altri sacerdoti diocesani, e trasmessa in streaming sul canale Piacenza Diocesi TV.

L’evento finale di un intenso percorso

Per comprendere appieno il significato e l'importanza di questa Messa, dobbiamo tornare indietro, nei giorni scorsi, fino alla Giornata Mondiale della Gioventù vissuta a Lisbona insieme al carismatico papa Francesco. I giovani pellegrini della Diocesi di Piacenza-Bobbio hanno partecipato con entusiasmo e passione a questo straordinario incontro di fede, portando con sé la loro energia contagiosa e la loro sete di spiritualità. La messa al Santuario di Lourdes è stata la tappa finale di un lungo cammino di fede e di gioia intrapreso dai giovani durante la loro esperienza a Lisbona, ed ha offerto l'opportunità per raccogliere tutte le emozioni, le riflessioni e gli insegnamenti che hanno accompagnato questi giorni intensi. Lourdes, famosa per le sue apparizioni mariane e per essere un luogo di guarigione spirituale e fisica, si è trasformata in un palcoscenico di condivisione e celebrazione della fede.

Andare, ritornare e restare

Mons. Adriano Cevolotto, che ha guidato questa esperienza, ha saputo catturare l'attenzione e il cuore dei presenti, ma anche di coloro che hanno seguito la Messa da casa grazie alla trasmissione in streaming. “Credere che nulla è impossibile a Dio - ha affermato mons. Cevolotto – significa riconoscere la figura di Maria come colei che, concepita senza peccato, si è abbandonata fiduciosamente al Signore”.
Tre sono i movimenti che il Vescovo ha lasciato nella memoria dei giovani: andare, ritornare e restare.

“Andare in fretta - ha sottolineato il presule - vuol dire non procrastinare le decisioni da prendere. Papa Francesco - ha aggiunto il Vescovo - ci ha detto che c’è una fretta buona e una anche negativa: quella che ci spinge ad agitarsi in modo superficiale senza metterci testa e cuore. La fretta buona invece è di chi ha ricevuto doni straordinari e sa condividerli”.

Il secondo movimento presentato dal Presule è il ritorno lento: “Avremmo potuto prendere un volo invece stiamo facendo molte tappe per non archiviare tutto velocemente. Spesso siamo consumatori di esperienza e rischiamo di stare in superficie anche nel nostro cuore”.

Il terzo verbo spiegato dal Vescovo è quello di restare. “Maria rimase circa tre mesi da Elisabetta. Restare significa lasciarsi prendere veramente, lasciarsi trasformare, vincere le nostre difese fatte di indifferenze e di insicurezze.

Rimanere per vivere in profondità - sintetizziamo le parole del Vescovo - per non vivere in pena e nelle paure, e se c’è qualche inquietudine nel nostro cuore mettiamola qui davanti alla grotta di Lourdes. Restare poi ci ha consegnato anche delle serie provocazioni… Lasciamoci interpellare per uscire dalla nostra mediocrità e affidare a Maria tutto ciò che in questi giorni il Signore ha suscitato dentro di noi. Nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, Dio ha fatto nascere un germoglio di vita nuova che ci fa intravedere qualcosa di bello e di grande. L’annuncio straordinario raccolto in questi giorni e i momenti di condivisione - ha concluso il Vescovo - confermano che siamo portatori di grazia, e il dono che ognuno di noi è speriamo possa venire alla luce in tutta la sua pienezza”. La messa al santuario di Lourdes dei giovani piacentini è stata l'epilogo di un cammino di fede e di gioia che ha avuto il suo centro a Lisbona con Papa Francesco. Lourdes è stata la cornice di questo meraviglioso capitolo, dove la spiritualità è diventata un ponte verso un futuro luminoso.

Riccardo Tonna

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Nelle foto, la messa celebrata dal Vescovo mons. Adriano Cevolotto a Lourdes.

Pubblicato il 10 agosto 2023

Il viaggio continua verso il Cammino di Santiago

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Per i pellegrini piacentini si è conclusa l'esperienza della GMG con la Veglia e la messa presiedute da papa Francesco nel cosiddetto “Campo della Grazia”.
Sabato 5 agosto i giovani hanno intrapreso un cammino di circa 5 km insieme a tutti i pellegrini per arrivare al prato dove ingegnandosi hanno creato delle coperture per ripararsi dal caldo. I tanti pellgrini di tante nazioni intonavano canti, scambiavano bandiere e cercavano un luogo adatto per assistere ai momenti più significativi delle due giornate.
Erano momenti di attesa, ad aspettare il Papa, ad aspettare il momento centrale di quella settimana colma di sensazioni ed emozioni. Poco dopo le 20 è arrivato papa Francesco e il cuore di ogni pellegrino si è riempito di gioia. Durante la Veglia il Santo Padre si è soffermato sull'alzarsi, o meglio, sul rialzarsi sempre.
Inoltre ha ricordato che "l'unica occasione in cui si può guardare l'altro dall'alto in basso è per aiutarlo ad alzarsi". Dopo l'adorazione eucaristica e la fine della Veglia lentamente è calato il silenzio e i giovani hanno cercato di dormire nonostante la difficoltà di addormentarsi, dettata soprattutto dall'emozione. La mattina successiva è arrivato velocemente il momento della messa conclusiva, aperta da un lungo percorso di papa Francesco tra le aree del campo.

Brillare, seguire e non temere

Per l'omelia il Papa ha scelto tre parole chiave: brillare, seguire e non temere che, secondo il Pontefice, devono essere il cardine della vita di ogni giovane.
Dopo la messa il gruppo piacentino si è dileguato tra le migliaia di persone presenti all'evento per ripartire alla volta di una nuova fase del viaggio: due tappe del Cammino di Santiago, verso Pamplona.

Francesco Archilli

Pubblicato il 9 agosto 2023

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Quel mare di ragazzi. La mia Gmg da casa

 

lettore


Da casa seguo con molta attenzione, gioia ed anche sana invidia questo mare di giovani che sta partecipando alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona. Un mare di ragazzi che, al posto di sballarsi, di fare le vacanze tra amici in cerca di divertimento alternativo, hanno scelto di partecipare alla Gmg. Un milione di giovani da tutto il mondo.


Non c’è bisogno di trasgressione

Senza la necessità di alcool, senza droga, senza la necessità del fisico splendente, senza la necessità di conquiste di corpi da prendere, senza la necessità dell’eccesso e della trasgressione. Un fiume di ragazzi splendenti, che cantano, ballano, pregano il rosario, partecipano alle messe, si accostano all’eucarestia, si conoscono, si innamorano, soffrono insieme scomodità di ogni tipo, s’interrogano sul senso della loro vita e della loro vocazione ossia se chiamati a dare la loro vita per una famiglia cristiana feconda che splenda nel grigiore o chiamati ad una vita consacrata a disposizione di figli nella fede… Tra i tanti cartelli bellissimi esposti, quello di una ragazza sorridente, mi ha più di tutti impressionato perché ha ripreso una frase che ha pronunciato il primo millennials passato agli onori degli altari, il beato Carlo Acutis che disse: “tutti nasciamo originali ma molti moriamo fotocopie”. È vero! Il cuore sta qui! Non lamentiamoci solo di questa nuova gioventù ma analizziamo: dov’è il problema?

I giovani non si sentono amati

Il problema è che i giovani di oggi non si sentono amati da nessuno! Rispetto a trent’anni fa la famiglia oramai è sgretolata, il ruolo genitoriale si è totalmente liquefatto da un idea distorta di progresso educativo che ha svilito i genitori rendendoli spesso schiavi di tanti despota, chiamati figli, con l’estrema necessità di compiacere per essere al passo con i tempi.  La sete di profitto ed il consumismo materialistico propinato dalla società ci ha resi tutti prodotti, numeri seriali e la tecnologia ci ha resi sempre più individui soli…. In questa disperazione di valori, i giovani si trovano senza più un senso e senza valori ai quali aggrapparsi, si vedono costretti ad essere inevitabilmente, disperatamente e necessariamente  “alternativi” per poter dire “amatemi”! Guardate che io esisto! Guardate che anch’io soffro… Per questo mi ipertatuo, per questo ho i capelli più particolari della terra, per questo cerco consenso sulle piattaforme digitali e divento influencer conquistando gente anche con prove che mettono a rischio la mia vita, per questo mi affanno a fare soldi (magari nella maniera più facile possibile) così posso comprarmi l’affetto di tutti… Tutto per dire: ci sono, ho desiderio di essere amato e di amare. Guardatemi, sono diventato così come voi volete. Io esisto.

Senza più il Cielo

Il risultato è che dopo un’apparente felicità, si sprofonda in una disperazione che genera un vortice di insoddisfazione perpetua priva di sentimenti veri e con l’amara realtà della solitudine alla quale non vi è altra soluzione dello sballo per anestetizzare la sofferenza di amore, il vuoto creato da questa esistenza che genera un solco di disperazione sempre più profonda.
Il mondo chiudendo il Cielo ci fa credere che la vita è questa, di prenderla di peso così com’è e non uscire dallo schema.
Ecco perché quella ragazza aveva un cartello rivoluzionario in mano. Sta dicendo: “No, non è come dite voi! Non sono drogata, non ho necessità di corpi, non devo sballarmi, non voglio vivere per i soldi e solo per il divertimento ma io merito di più e sono stata creata non per una vita mediocre, legata solo ed esclusivamente al mio «io». Io so di esistere e di essere amata veramente, perché Dio mi ama, perché Lui ha detto: «Io sono il tuo Dio». Il mio corpo è sacro, non lo svendo e non lo distruggo perché un giorno risorgerò con questo corpo e sarò in Cielo!”.

La vera alternativa alle fotocopie

Ecco questa è l’alternativa alle fotocopie. Ecco questa è la bellezza che salverà il mondo di cui parla Dostoevskij. Questa gioventù non è fatta di tante fotocopie ma di giovani in cerca di felicità, quella vera, totale, piena.
Quello che dico si dimostra vero perché il modello di società odierno non è capace di amare nessuno ma crea solo guerra, solitudine e divisioni al contrario
Invece della piazza di Lisbona piena di bandiere, dove palestinesi sono accanto ai fratelli dello Stato di Israele, dove ucraini e russi condividono la stessa piazza cantando e ballando, dove tutti sono felici perché ancor prima si sono sentiti amati da Dio. Felici perché amati, veramente e con verità. È vero ciò che disse l’amato e mai dimenticato San Giovanni Paolo II durante l’incontro del Giubileo 2000 ai giovani confluiti da tutto il mondo a Tor Vergata nel discorso che io ritengo la profezia più grande del XX secolo: “È lui che cercate quando avete desideri di felicità”. Alzatevi in piedi perché non sono fotocopie. Questa è la gioventù del Papa.

Mariano Aliberti

Pubblicato il 7 agosto 2023

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L'atmosfera della Veglia. Siamo gioia che deve creare radici

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Sabato 5 agosto siamo partiti con zaino in spalla per passare la notte insieme a un milione e mezzo di giovani nel Parco Tejo-Trancão, ribattezzato per questa GMG 2023 “Campo da Graça”. Arrivare al nostro settore è stata un’impresa: 7km sotto il sole portoghese, camminando sull’asfalto delle 12.
Una volta arrivati ci siamo posizionati e abbiamo improvvisato capanne, con ciò che avevamo a disposizione, per ripararci dal sole battente.
Penso che la fatica di questo giorno rimarrà nei ricordi di tutti noi, ma tutti eravamo lì per attendere il Papa e i suoi messaggi per noi.

L'assordante silenzio

“Esa es la Joventud del Papa” questo abbiamo cantato tutti i giorni al suo arrivo. L’atmosfera della Veglia è stata inaspettata. Vorrei riportare in particolare un momento che ha emozionato tanti di noi: il silenzio della preghiera. Un milione e mezzo di giovani nel più rispettoso assordante silenzio. Le preghiere di milioni di giovani che si alzavano in cielo, benedette dal silenzio spontaneo e sincero di ciascuno. Un silenzio provocato dalle forti parole di Papa Francesco: “La gioia è missionaria”. Come ha fatto Maria anche noi dobbiamo portare agli altri, gratuitamente, la nostra gioia.
Gioia che abbiamo ricevuto dalle persone che per noi sono state Luce, loro sono le radici della nostra gioia. Papa Francesco ci ha invitati a dare il volto a chi per noi è stato Luce. “Questa gioia che proviene dalle radici dobbiamo donarla” dice. “E noi siamo gioia che deve creare radici” continua.
Ma come facciamo a trasformarci in radici di gioia?
Papa Francesco ha risposto a questa domanda così: “La gioia non è chiusa in una biblioteca ma si deve cercare, va scoperta nel dialogo con gli altri”. Ci ricorda che però cercare stanca e allora ci provoca così: “Vi siete mai stancati?”. Inutile dire che la risposta è stata univoca.
Una persona quando è stanca si abbandona, smette di camminare e cade. “Ma una persona che cade nella vita è finita?” ci chiede. Certo che no! Papa Francesco ci esorta ad alzarci dopo una caduta e ci recita una frase degli alpini: “Nell’arte dell’ascesa non importa cadere ma non rimanere caduti”. Nella vita per raggiungere le cose occorre allenarsi. Dietro un successo c’è molto allenamento.

“Ma se vediamo qualcuno che è caduto cosa dobbiamo fare? Alzarlo! Bisogna aiutare ad alzarlo” conclude Papa Francesco. “Ed è questo l’unico momento lecito in cui si può guardare una persona dall’alto in basso” ci tiene a sottolineare il Papa che in conclusione, ci affida una sua preghiera: “Ricordatevi di camminare con una meta, allenatevi a camminare tutti i giorni perché nella vita niente è gratis, tranne una cosa: l’amore di Gesù. Con l’amore di Gesù e con la voglia di camminare andiamo avanti.”
Todos Juntos, Tutti Insieme, come il Papa ci ha ricordato tutte le volte. Solamente una Chiesa aperta a tutti e per tutti va avanti nella Fede.

Gaia Parmigiani

 
Nella foto, la Veglia dei giovani nel Parco Tejo-Trancão di Lisbona.

Pubblicato il 9 agosto 2023

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Il Papa in Portogallo: la preghiera per la pace e la Veglia con i giovani

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“Ti consacriamo la Chiesa e il mondo, specialmente i Paesi in guerra”. È la preghiera di Papa Francesco, diffusa con un tweet attraverso l’account @Pontifex subito dopo il Rosario recitato a Fatima, nella Cappellina delle Apparizioni, con i giovani ammalati e carcerati. Parole, queste, che fanno eco a quelle pronunciate il 25 marzo 2022, nell’Atto di Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, poco dopo lo scoppio della guerra ancora in corso. E proprio a Fatima, dove era stato la prima volta nel 2017 per il centenario delle Apparizioni, il Papa ha voluto tornare da pellegrino, nella quarta giornata del suo viaggio in Portogallo. Ad attenderlo sulla grande spianata antistante il santuario 200 mila persone. Il primo gesto è stata la sosta di preghiera davanti alla statua della Madonna, nella Cappellina a lei dedicata : un “lungo momento di silenzio” durante il quale Papa Francesco “ha pregato, con dolore, per la pace”, ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. La Chiesa “è madre: porte aperte per tutti, per facilitare l’incontro con Dio; e posto per tutti, perché ognuno è importante agli occhi del Signore e della Madonna”. È l’immagine scelta per il discorso dopo la recita del Rosario con i giovani ammalati e carcerati. “La cappellina in cui ci troviamo è una bella immagine della Chiesa”, ha detto Francesco: “accogliente e senza porte”.

La Chiesa non ha porte, così tutti possono entrare

E qui anche possiamo insistere perché tutti possono entrare perché è la casa della Madre e tutti, tutti, tutti possono entrare senza esclusione”. Poi, come ha fatto più volte in questa trasferta portoghese, Francesco ha abbandonato il testo scritto e ha proseguito a braccio, coniando per la Vergine un nuovo titolo: “Nostra Signora affrettata”, che “si affretta per venire ad aiutarci, si affretta perché è madre. E così accompagna la vita di Gesù e non si nasconde dopo la Risurrezione. Accompagna i discepoli, insieme allo Spirito Santo accompagna la Chiesa che crescerà dopo la Pentecoste. ‘Nostra Signora affrettata’ che accompagna, non è mai protagonista: prima accoglie, e poi indica Gesù”. “Maria nella sua vita non ha fatto altro che indicare Gesù”, ha sintetizzato il Papa: “Fate quello che lui vi dirà, seguite Gesù”. Poi Francesco ha mimato i due gesti di Maria, che “accoglie tutti e indica Gesù, e questo lo fa un pò affrettata. Ogni volta che veniamo qui ricordiamoci questo”. Maria, per il Papa, “vuole che l’incredulità di tanti cuori si rivolga a Gesù. Ci invita a camminare nella vita camminando con lui. Questa è Maria: Nostra Signora affrettata per essere vicina a noi”.

Maria missionaria della gioia

Maria, missionaria della gioia: è sempre lei la protagonista della meditazione, anch’essa interamente a braccio, offerta al milione e mezzo di giovani che fin dalle prime ore del pomeriggio hanno affollato il Parque Tejo per la Veglia, momento culminante di ogni Gmg insieme alla Messa del giorno dopo.  “La gioia è missionaria, non è per noi stessi, è per portare agli altri”, esordisce Francesco abbandonato il testo scritto per dialogando a tratti con i presenti. “Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri? La gioia è missionaria, quindi io devo portare questa gioia agli altri”. “Tutti, se ci guardiamo indietro, vediamo persone che sono state raggi di luce: genitori e nonni, preti e suore, catechisti, animatori, insegnanti”, sottolinea il Papa: “Ognuno pensi alle persone che sono state le radici della nostra gioia. Noi abbiamo radici di gioia: e anche noi possiamo essere per gli altri radici di gioia: non una gioia del momento, ma una gioia che crea radici”. “Come possiamo diventare radici di gioia?”, ha chiesto il Papa: “La gioia non è in una biblioteca chiusa, anche se bisogna studiare. La gioia occorre cercarla, scoprirla nel nostro dialogo con gli altri: dobbiamo andare alle radici della gioia che abbiamo ricevuto. E questo qualche volta stanca”. “Vi siete stancati qualche volta?”, l’altra domanda ai giovani: “Pensa a cosa succede quando sei stanco, non hai voglia di fare niente. Uno si lascia andare, smette di camminare e cade.

Camminare e se si cade rialzarsi

Voi credete che una persona che cade nella vita, che ha fatto qualcosa di grave, è un fallimento, che è finita quella persona? No! Che cosa deve fare? Alzarsi. Gli alpini, a cui piace salire sulle montagne, hanno un canto molto bello che dice: ‘nell’arte di salire quello che importa non è non cadere, ma non rimanere per terra’. Chi rimane per terra è un pensionato della vita, ha chiuso con tutto. Quando vediamo qualcuno che è caduto, cosa dobbiamo fare? Aiutarlo a rialzarsi. L’unico momento in cui è permesso guardare una persona dall’alto verso il basso è per aiutarla ad alzarsi. Quante volte vediamo persone che ci guardano dall’alto in basso: è triste”. Poi una metafora calcistica: “Dietro un gol c’è moltissimo allenamento, dietro un successo c’è moltissimo allenamento. Alzarmi, non rimanere per terra e allenarmi a camminare. E tutto questo si impara dai genitori, dai nonni, dagli amici: portiamoci l’un l’altro per mano. Camminare, e se si cade rialzarsi; camminare con una méta; allenarsi tutti i giorni nella vita.

Nella vita niente è gratis, tutto si impara.

C’è solo una cosa gratis: è l’amore di Gesù. Con questo ‘gratis’ che abbiamo e con l’amore di Gesù, camminiamo nella speranza. Guardiamo le nostre radici e andiamo avanti. Non abbiate paura!”. Poi sul parco che si affaccia sul fiume Tago, un milione e mezzo di giovani sono rimasti in un silenzio orante, gli occhi diretti al crocifisso illuminato sul palco e all’anziano papa che ridiventa giovane con loro. Poi il suono melodioso e struggente del fado. Adesso la notte può cominciare a scendere. Verrà il mattino.

M.Michela Nicolais

Pubblicato il 6 agosto 2023

Nella foto, il Papa alla GMG a Lisbona. (Foto Siciliani - Gennari/SIR)

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