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Don Riboldi, una vita per la giustizia e la legalità

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È stato un evento emozionante e coinvolgente quello che si è tenuto nella parrocchia della Besurica a Piacenza, il 31 marzo, per la presentazione del libro "Don Riboldi. 1923-2023. Il coraggio tradito" di Pietro Perone, redattore capo del Mattino di Napoli. Il libro, che racconta la vita del sacerdote e vescovo Antonio Riboldi, di origine brianzola, trapiantato al Sud, è stato presentato davanti ad un pubblico attento e partecipe, composto non solo dai fedeli della parrocchia, ma anche da molti cittadini che hanno voluto ricordare la figura di don Riboldi.

Riuniti nel nome di don Antonio
La presentazione del libro è stata un'occasione per ripercorrere la vita di don Riboldi, grazie alle parole di Pietro Perone, autore del libro. La sua narrazione, fluida e coinvolgente, ha saputo trasmettere l'emozione e la passione che animavano don Antonio nel suo lavoro quotidiano.
Il giornalista Gaetano Rizzuto, coordinatore dell’incontro, che ha conosciuto di persona don Antonio, ha ringraziato don Franco Capelli, parroco del quartiere Besurica di Piacenza, che ha riunito nel nome di mons. Riboldi, nel centenario della sua nascita, persone che hanno intrecciato la loro vita con quella del vescovo di Acerra.

Il coraggio del Vescovo
“Un libro che scuote molto le coscienze - ha affermato Rizzuto - e che fa riferimento non solo agli anni di Acerra, ma anche a quelli della Valle de Belice in Sicilia, dove don Antonio ha scoperchiato il grande scandalo degli appalti del terremoto, denunciando gli interessi enormi della mafia sulla ricostruzione delle case”.
Il filo conduttore di tutta la presentazione è stato il coraggio di don Riboldi, che si è sempre battuto per la verità e la giustizia, anche quando questo gli è costato molto caro. La figura di don Riboldi, infatti, è stata spesso minacciata e perseguitata. Egli, da quando ha denunciato la presenza della Camorra in Campania, viaggiava sotto scorta e nonostante le minacce e gli attacchi ricevuti, don Riboldi non ha mai smesso di lottare per il bene comune.

La lunga amicizia con don Capelli
Durante la presentazione del libro, è stato anche possibile ascoltare i ricordi di chi ha conosciuto e amato don Riboldi. Tra questi, il parroco della Besurica, don Franco Capelli, che conserva il dono di una lunga amicizia con il presule ed ha avuto la fortuna di ricevere la visita di don Riboldi nella sua parrocchia diverse volte. Don Capelli ha raccontato di come don Riboldi fosse un uomo molto umile e disponibile, sempre pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Inoltre ha sottolineato la sua grande capacità comunicativa: “Sapeva farsi ascoltare - ha aggiunto - dai bambini come dagli adulti. Con la sua semplicità nel porsi, instaurava un rapporto meraviglioso con la gente. Mi hanno colpito la sua fede e il suo coraggio con cui si è messo in gioco rischiando la vita”.

Una voce in parte inascoltata
L'autore del libro, Pietro Perone, ha saputo narrare in modo coinvolgente e appassionato la vita di questo grande uomo, che ha dedicato la sua intera esistenza alla lotta contro le organizzazioni criminali, nonostante le minacce e le intimidazioni che ha subito.
Un momento ricordato da Perone è il Novembre 1982, quando in diecimila marciarono dietro al Vescovo di Acerra, manifestando con lui, con coraggio, contro la Camorra e contro il suo potere. “Molti, oggi, lo ricordano come il loro “25 aprile” - ha evidenziato Perone - e a cento anni dalla nascita di questo grande uomo di Chiesa, nel libro ho ripercorso le tappe essenziali del suo impegno per la legalità e per la dignità umana. La sua fu una voce che si fece sentire in Parlamento, in dialogo e in polemica con i politici, faccia a faccia con i criminali che volevano imporre la propria autorità su ogni aspetto della vita sociale. La lotta di mons. Riboldi fu un successo? Non del tutto. Essa avviò una presa di coscienza che fu indispensabile per i successi giudiziari contro la Camorra, ma restò anche, in parte inascoltata, perché egli voleva una riforma del vivere civile di Acerra, di Napoli, di tutta la Campania. E questa non è ancora venuta”.

Le mafie a Piacenza
Luigi Gazzola, già assessore alla legalità al comune di Piacenza, conoscitore attento della realtà del territorio, ha ribadito l'importanza di continuare a lottare contro le organizzazioni criminali, impegnandosi a mantenere vivo l'esempio di Mons. Riboldi.
Gazzola ha evidenziato come le mafie e in particolare la ’Ndrangheta è presente anche a Piacenza, puntando al controllo del tessuto economico-produttivo, ricorrendo ai consueti strumenti dell’usura, dell’estorsione e del traffico di stupefacenti per arricchirsi e del riciclaggio per ripulire i proventi illeciti impoverendo e drogando l’economia sana coinvolgendo quegli imprenditori che vedono nei clan la chiave per superare le difficoltà della crisi o implementare gli affari.
“La forza della mafia si trova fuori dalla mafia”, sostiene da tempo Nando dalla Chiesa - ha affermato Gazzola - e i rapporti annuali della D.I.A. non mancano di far riferimento a fenomeni di “colonizzazione” e infiltrazione anche nella pubblica amministrazione e nella politica”.
Alla luce del coinvolgimento di esponenti politici e di amministratori piacentini, Gazzola ha messo in evidenza l’importanza di recidere il legame tra la mafia e la politica appare, un compito che ancora una volta non può essere delegato alle intuizioni investigative delle forze dell’ordine e all’azione della magistratura. “Per evitare che il nostro diventi un territorio di conquista - ha sottolineato Gazzola - occorre un surplus di responsabilità diffusa e condivisa in grado di attivare gli indispensabili anticorpi, un controllo sociale che si caratterizzi come capacità di reazione dell’intera comunità”.

Una figura da non dimenticare
In sintesi, la presentazione del libro "Don Riboldi. 1923-2023. Il coraggio tradito", è stata un evento che ha permesso di conoscere e approfondire la vita di un uomo straordinario, che ha lottato per la giustizia e la legalità, sfidando le mafie e difendendo i diritti dei più deboli. Un esempio di coraggio e dedizione che, a cento anni dalla sua nascita, deve essere ricordato e preservato per le future generazioni. La presentazione del libro si è conclusa con un lungo applauso da parte del pubblico, che ha voluto rendere omaggio alla figura di don Riboldi che non deve essere dimenticato.

Riccardo Tonna

Nella foto, da sinistra Luigi Gazzola, don Franco Capelli, Pietro Perone e Gaetano Rizzuto.

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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