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Mostra «Egitto svelato», il 10 conferenza d'apertura al PalabancaEventi

 Il condirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Coppelli tra lassessore Fiazza e il curatore della mostra Auricchio

Banca di Piacenza è il sostenitore principale della mostra “Egitto svelato – I sarcofagi egizi di Deir El-Bahari” (Salone monumentale di Palazzo Gotico, 10 dicembre 2022-26 febbraio 2023, a cura dell’Istituto Europeo del Restauro in collaborazione con Art & Istory Museum, Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Comune di Piacenza e con il patrocinio di ministero della Cultura, Comune di Napoli, Comune di Ischia) con un ruolo che va ben al di là di quello di main sponsor. Verranno infatti organizzate diverse manifestazioni collaterali, la prima delle quali è programmata - in collaborazione con il Comune e sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo - per sabato 10 dicembre con la conferenza di apertura della mostra, alle 16 al PalabancaEventi, Sala Panini, protagonisti i responsabili dei Musei Reali di Arte e Storia del Belgio (dai quali arrivano i reperti più preziosi esposti al Gotico). Interverranno il direttore generale del Museo del Belgio Bruno Verbergt e la direttrice del Dipartimento di Antichità, Cecile Evers. Al termine della conferenza, i partecipanti visiteranno la mostra, ospiti della Banca.

«Abbiamo volentieri aderito alla richiesta del Comune di sostenere la mostra Egitto svelato - ha affermato il condirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Coppelli, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dell’evento che si è svolta nella Sala Consiglio di Palazzo Mercanti - che riteniamo rimarrà nella memoria dei piacentini per la sua unicità. Ancora una volta la Banca si mette al servizio della Comunità e intende valorizzare gli aspetti storico-archeologici con manifestazioni come la citata conferenza di apertura della mostra, che vede la partecipazione di importanti studiosi». Il dott. Coppelli ha quindi ricordato l’iniziativa a favore dei Soci della Banca, che presentando in biglietteria la tessera-socio otterranno uno sconto del 50% sul prezzo d’ingresso (5 euro invece di 10).

I preziosissimi sarcofagi egiziani di Deir El-Bahari (l’organizzatore Teodoro Auricchio dell’Istituto Europeo del Restauro ha sottolineato come tutti i reperti in mostra siano pezzi originali) sono arrivati da Napoli trasportati da un camion dell’Esercito e sono stati portati nel Salone del Gotico grazie alle “braccia” degli atleti di Assigeco, Gas Sales, Rugby Lyons, Piacenza Calcio e Vittorino da Feltre (ad assistere alla fase del trasferimento delle pesantissime casse era presente, per la Banca, il vicedirettore generale Pietro Boselli).

La mostra, di tipo esperienziale, prevede il restauro in pubblico dei reperti risalenti alla ventunesima dinastia egizia (1070-945 a.C.) che arrivano - oltre che dal Belgio e da Napoli - dal Museo di Archeologia dell’Università di Pavia, dal museo Civico Cremasco e dal Civico Museo di Bergamo. Nel laboratorio di restauro si alterneranno giovani specializzati e specializzandi provenienti da tutto il mondo (anche da Spagna, India e Turchia).

L’assessore alla Cultura Cristian Fiazza ha posto l’accento sull’occasione che Piacenza ha saputo cogliere nell’accaparrarsi questa mostra, grazie al lavoro di squadra - sottolineato anche dai colleghi Mario Dadati (Sport), Francesco Brianzi (Politiche giovanili) e Simone Fornasari (Commercio) - e alla risposta degli sponsor (oltre al principale - la Banca di Piacenza - Confindustria, Steriltom, Cooperativa San Martino e Cooperjob). E a proposito del main sponsor, Teodoro Auricchio ha sottolineato l’unicità nel panorama nazionale di una banca che sostiene tante iniziative a favore della comunità dov’è insediata.

La mostra seguirà i seguenti orari d’apertura: da martedì a domenica, 9-13 e 14.30-19; ultimo ingresso alle 18.30. 24 dicembre, 9-13; giorno di Natale, chiuso; 31 dicembre, 9-13; 1 gennaio, 14.30-19.

Pubblicato l'8 dicembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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