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Cattolica, la mostra «Mazzolini, sguardi sulla pittura del secondo Novecento» apre la Settimana del Dono

Piacenza

Torna a splendere la luce dell’arte piacentina nell’atrio d’onore del campus di Via Emilia Parmense, 84. Merito della mostra  “Collezione Mazzolini, sguardi sulla pittura del secondo Novecento” che verrà inaugurata lunedì 6 ottobre alle 18.00 e aprirà l’edizione 2025 della Settimana del Dono nella sede di Piacenza. È «un itinerario in un caleidoscopio di linguaggi espressivi diversi tra loro ma tutti in grado di trasmettere quel desiderio di descrivere il mondo nel quale ci si trova immersi il più delle volte in maniera inconsapevole, e di dare spazio alle proprie pulsioni, passo dopo passo, incontro dopo incontro, sempre disposti a condividere i propri passi» spiega Carlo Francou, che ha curato la mostra insieme a Susanna Pighi, funzionaria per i beni mobili dell’Ufficio per i beni culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Piacenza-Bobbio.

La sede permanente del Museo della Collezione Mazzolini (MCM) è presso l’ex monastero di San Colombano a Bobbio, dove si trovano 899 opere d’arte contemporanea (872 di pittura e grafica, 27 di scultura) che nel 2005 Domenica Rosa Mazzolini ha donato alla Diocesi di Piacenza-Bobbio. «Un grande patrimonio dovuto al confluire, nella sua raccolta artistica personale, dell’ingente collezione ereditata nel 1994 alla morte di Fede, sorella del medico Giovanni Battista Ettore Simonetti, proctologo di fama internazionale, collezionista sensibile che intratteneva rapporti diretti con gli artisti, gestiva con la sorella un ambulatorio nel centro di Milano» racconta Susanna Pighi. «Le acquisizioni dei due fratelli, entrambi amanti dell’arte, inizialmente riguardarono dipinti di tradizione ottocentesca. L’arrivo di Rosa Mazzolini, appassionata collezionista che nel 1950 divenne assistente nello studio Simonetti, suggellò l’incontro dei due medici con l’arte del tempo e li incoraggiò ad acquisire opere coeve, tanto che la raccolta permette uno sguardo privilegiato sul clima culturale che si respirava allora nella città lombarda».

Ma c’è di più, perché le donazioni di pittori che richiedevano cure mediche contribuirono a incrementare la raccolta con opere di differenti correnti che permettono di compiere un autentico viaggio lungo l’arte del Novecento. «I ricordi sui pittori che frequentavano l’ambulatorio sono talvolta commoventi» ricorda la curatrice, come quando nel 1957 Rosa Mazzolini ricevette nello studio medico, dalle mani di Ottone Rosai, la sua ultima creazione, Cupolone con campanile, realizzata per Simonetti poche ore prima dell’improvvisa morte del pittore.

«È ormai una tradizione per il campus di Piacenza dell’Università Cattolica ospitare mostre di opere d’arte aperte alla città e alla comunità locale» racconta Angelo Manfredini, direttore della Sede di Piacenza-Cremona, che ha fortemente voluto allestire l’esposizione proprio in occasione della Settimana del Dono, la storica rassegna di incontri ed eventi dedicati al tema del dono nei due campus dell’ateneo, quest’anno da lunedì 6 a venerdì 10 ottobre. «La collaborazione con il Museo Collezione Mazzolini della Diocesi di Piacenza-Bobbio è particolarmente importante» prosegue Manfredini. «Da una parte consolida le sinergie con la Diocesi, e di tutto questo si è particolarmente grati al Vescovo, Mons. Adriano Cevolotto, che ringraziamo anche per la sua presenza all’inaugurazione della mostra. Dall’altra, l’Università ha l’onore di interagire con una Collezione di grande pregio. Grazie davvero, dunque, a tutte le persone che hanno reso possibile quest’evento con un prezioso lavoro di squadra».

La mostra resterà allestita dal 6 ottobre all’8 novembre 2025. «Si configura come un’occasione preziosa di riflessione su un periodo storico e culturale che ha segnato in profondità la vita artistica del nostro Paese. Il Novecento, definito da molti “secolo breve”, ha visto avvicendarsi trasformazioni radicali, spesso repentine, che hanno avuto riflessi immediati nelle arti visive» spiega Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio per i beni culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Piacenza-Bobbio.

«Gli artisti presenti nella Collezione Mazzolini e selezionati in questa rassegna testimoniano in maniera eloquente questa pluralità di voci» prosegue Ferrari. «Dai maestri che hanno attraversato il dopoguerra con uno sguardo ironico o drammatico, fino a coloro che, negli anni Settanta, hanno cercato nuove vie di lettura della realtà contemporanea. Un sentito ringraziamento va, quindi, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, perché la scelta di presentare le opere in un luogo emblematico come l’atrio d’onore della sede piacentina conferma la volontà dell’ateneo di porsi non solo come centro di formazione e ricerca, ma anche come presidio culturale aperto al dialogo con la comunità».

Tra gli autori delle opere esposte, Giuseppe Banchieri, Renato Borsato, Giancarlo Cazzaniga, Henry D’Anty, Donato Frisia, Pietro Gauli, Alberto Gianquinto, Renato Izzi, Riccardo Licata, Mino Maccari, Elio Mariani, Ugo Maffi, Umberto Mastroianni, Gino Meloni, Ercole Pignatelli, Amilcare Rambelli, Roberto Scuderi, Antonio Recalcati, Angelo Savelli e Fiorenzo Tomea. «La lezione che la parabola storica della committenza e del collezionismo ci consegna è memorabile: l’arte è sempre il frutto inatteso di un tessuto di relazioni» commenta don Roberto Maier, segretario del Collegio dei Docenti di Teologia dell’Università Cattolica.

«Come tutte le altre, anche quelle da cui nasce l’opera d’arte non sono esenti dal conflitto; ma la capacità di abitare l’alterco e il coraggio di lasciarsi abitare da esso, genera una lingua nuova, fintanto che qualcuno si assume il compito di una scommessa visionaria: saper offrire, tra le infinite parole pronunciate, quelle destinate a rimanere e a rendere il mondo un po’ più umano» continua don Maier. «Una simile capacità di visione è sempre accompagnata da due grandi virtù: il dono e la speranza. Per un caso piuttosto singolare, sono le coordinate essenziali che accompagnano la Collezione Mazzolini nella sua trasferta presso il campus di Piacenza dell’Università Cattolica, inaugurata proprio durante la Settimana del dono e nell’anno giubilare dedicato alla Speranza».

Pubblicato il 3 ottobre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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