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Quarant’anni di pedagogia alla Cattolica con uno sguardo al «futuro prossimo»

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Inclusione, prevenzione e contrasto alla violenza, riduzione delle povertà educative, diffusione del patrimonio culturale e della memoria e ricostruzione del legame intergenerazionale: queste le sfide della società di oggi che la pedagogia, una disciplina che per sua definizione è chiamata ad adattarsi ai tempi, si propone di soddisfare. Se n’è parlato all’Università Cattolica di Piacenza venerdì 19 aprile, in occasione del convegno “Pedagogia al futuro prossimo”, organizzato per celebrare i 40 anni dalla fondazione del dipartimento di Pedagogia dell’ateneo di largo Gemelli. Dopo i saluti di Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze dell'educazione e della formazione a Piacenza, e Pierluigi Malavasi, direttore del dipartimento di Pedagogia dell'ateneo, il convegno, coordinato da Daniele Bruzzone, coordinatore del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione della sede di Piacenza, e Pierpaolo Triani, professore ordinario, si è svolto dalle 9 alle 13 con gli interventi di Vanna Iori, pedagogista ed ex parlamentare, e delle docenti Elisabetta Musi, Marisa Musaio, Elena Zanfroni, Cristina Lisimberti e Anna Debè nella prima parte. A seguire, un momento teatrale a cura dei Manicomics e il workshop diviso per gruppi nelle aule della Residenza Gasparini, adiacente al campus piacentino dell'Università Cattolica.

Tante sfide
"La pedagogia, per definizione, è una disciplina che tenta di rispondere alle sfide del nostro tempo, in particolare educative e formative. In questi quarant'anni la pedagogia è molto cambiata - spiega Daniele Bruzzone - ha saputo modularsi, inaugurare nuovi filoni di ricerca in risposta alle nuove emergenze, alle nuove realtà educative e sfide sociali, prospettive del welfare individuale e della comunità. A Piacenza oggi realizziamo questo convegno per festeggiare questi quarant'anni, ma lo facciamo con lo sguardo sempre rivolto al futuro. È un'iniziativa che vuole mettere l'accento sulla partecipazione, cioè sull'esigenza che abbiamo di superare gli steccati, lavorare insieme tra pubblico, privato, università, città, enti, servizi, volontariato, eccetera, perché le risposte vanno trovate insieme". Numerose le sfide da affrontare al giorno d'oggi, al convegno del 19 aprile sono state affrontate quelle "dell'inclusione, della prevenzione e del contrasto alla violenza, dell'intercettazione, prevenzione e riduzione delle povertà educative, della diffusione del patrimonio culturale e della memoria come radice della nostra identità, e infine ricostruire il legame intergenerazionale negli spazi della città e quindi anche di rigenerare spazi urbani adatti ad accogliere e a far crescere e fiorire le persone", aggiunge Bruzzone.

Un’occasione di riflessione congiunta
“L’obiettivo del convegno - spiega la professoressa Elisabetta Musi, che ha curato l’organizzazione dell’evento - è di rendere manifesto il dialogo pluridecennale che la sede di Piacenza ha instaurato con la città, così da cogliere e rispondere alle esigenze dei cittadini e delle cittadine attraverso iniziative formative, culturali e sociali rivolte ai servizi sociali, educativi e scolastici attraverso un partenariato università-città finalizzato a migliorare le prospettive future dei bambini, delle bambine, dei giovani, delle loro famiglie e in generale dei diversi contesti di vita. Abbiamo accolto volentieri l’occasione di celebrare i 40 anni di attività del dipartimento di Pedagogia rimettendo al centro dell’incontro e del dialogo con la città alcuni temi cruciali come l’incontro tra generazioni, la violenza – in particolare contro le donne –, la marginalità, l’inclusione. Questo come occasione di riflessione allargata e congiunta perché continui a diventare un patrimonio collettivo dell’università in dialogo con la città. La pedagogia trae linfa per le sue riflessioni, studi e ricerche da quello che accade nella vita di tutti i giorni: in parte è positivo, costruttivo ma presenta anche delle criticità che sono quelle che dettano il passo dello studio e dell’interazione comune”. Una delle sfide di oggi è il contrasto alla violenza che, secondo Musi, deve avvenire “nelle forme dissimulate del quotidiano”. “È allo stesso tempo esercizio critico collettivo e azione di cambiamento”, conclude.

Tre incontri per i 40 anni: Milano, Brescia e Piacenza
Per i quarant’anni del dipartimento di Pedagogia, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha organizzato tre convegni nelle sedi di Milano, Brescia e Piacenza. Ognuno di essi ha affrontato i temi e le sfide da punti di vista differenti e con metodologie diverse ma sempre unite dal fil rouge “Insieme. Sguardi. Futuri”, il tema che il dipartimento di pedagogia ha inteso promuovere per descrivere la complessità e la speranza che le competenze pedagogiche oggi offrono alle società civili. “Il 20 novembre 2023 a Milano – sintetizza Pierluigi Malavasi – si è data una cornice teorica e culturale comprensiva del lavoro di ricerca scientifico dei gruppi che afferiscono alla pedagogia generale e sociale, gruppi di ricerca che afferiscono alla storia della pedagogia dei processi educativi, gruppi di ricerca che lavorano sui temi della didattica generale delle tecnologie, nonché della pedagogia e della didattica speciale e della pedagogia sperimentale. Il 16 aprile a Brescia, sempre in questa logica partecipativa, nel convegno ‘La pedagogia in gioco’ si è data cittadinanza alla dimensione ‘bottom up’, all’emergere di interrogativi, questioni e sfide. E quindi modi per costruire la conoscenza, per risolvere questioni nell'ambito delle quali la pedagogia è certamente scienza di confine, scienza di coordinamento strategico di una pluralità di contributi scientifici. Una pedagogia in dialogo con le scienze, una pedagogia proiettata al futuro. A Piacenza, il 19 aprile, si è inteso focalizzare il rapporto vivo e il dialogo con i bisogni espressi dalla città: una pedagogia in dialogo è capace di rispondere e di articolare un’interlocuzione proattiva”.

Da Vanna Iori a oggi: la legislazione sulla pedagogia
La risposta alle sfide del nostro tempo non può prescindere da un dialogo e da una collaborazione con le istituzioni. “Nel 2017 le professionalità educative, formative e pedagogiche, anche grazie a una forte iniziativa legislativa promossa da Vanna Iori - commenta Malavasi -, ha condotto a un dispositivo di legge che ha riconosciuto le professionalità. Pochi giorni fa abbiamo completato il ciclo con il riconoscimento delle professionalità formative, educative e pedagogiche attraverso l'ordine e gli albi professionali per educatori e pedagogisti. È una novità che la pedagogia, le associazioni, i mondi vitali e le scienze dell'educazione hanno promosso e che le politiche hanno approvato. La politica ha condotto questo riconoscimento all'unanimità: professionalità importanti per promuovere non solo il dibattito ma interventi pertinenti per contribuire all’evolversi delle professionalità e dei servizi per costruire quella società educante di cui abbiamo bisogno. La pedagogia, lungo tutto l’arco della vita dall’infanzia all’età anziana, è protagonista delle trasformazioni. È una pedagogia che immagina i futuri. È una pedagogia, come il tema piacentino propone, in dialogo con i futuri prossimi che ci interpellano nel vivo dei tanti contesti in cui educatori, pedagogisti, insegnanti, educatori e catechisti operano.

Insieme. Sguardi. Futuri
Il fil rouge dei tre convegni è “Insieme. Sguardi. Futuri”. Nella cornice teorico-culturale tracciata a Milano il 20 novembre, la pedagogia è stata vista come slancio euristico e progettuale, “insieme”, unita nella differenza e nelle trasformazioni dei settori di ricerca, nei valori e nelle scelte metodologico-culturali. E poi come insieme di “sguardi” sul mondo dell’istruzione e dell’educazione, sulla storia dei processi formativi e delle potenzialità degli ambienti d’apprendimento; come interpretazione critica di pratiche e vissuti, emozioni e stili di vita contemporanei. Infine, la pedagogia come insieme di sguardi rivolta ai “futuri” – teoria, analisi storica, letteratura per l’infanzia, didattica, tecnologia, sperimentazione, scienze motorie – confronto e possibilità di dialogo con i diversi ambiti disciplinari e le varie parti della società, attraversata da una tensione strategica verso la comunità educante, quel patto educativo globale che è nelle mani delle persone e delle organizzazioni. Nella sede centrale di largo Gemelli si è trattata la pedagogia come scienza empirica, pratica e eidetica, aperta all’insegnamento sociale della Chiesa per rispondere alle sfide culturali e sociali, ai bisogni educativi e formativi. Per offrire un contributo peculiare – nell’alleanza con persone, enti, istituzioni, imprese, associazioni e fondazioni al contrasto della marginalità, del disagio, delle povertà lungo tutto l’arco della vita.

I temi trattati
A Milano l’Università Cattolica ha fornito le linee principali d’intervento della pedagogia, individuando le principali zone d’interesse suggerite dal giorno d’oggi e portando i risultati di studi e ricerche. Monica Amadini e Paola Zini hanno trattato del “Sostare nelle relazioni educative familiari. La ricerca e la formazione del Centro Studi di Pedagogia della Famiglia e dell’Infanzia (CesPeFI)”. Luigi D’Alonzo ed Elena Zanfroni hanno parlato di “Cosa abbiamo capito dopo oltre 50 anni di inclusione? Il contributo del Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e Marginalità (CeDisMa)”. L’intervento di Simonetta Polenghi e Anna Debé si è concentrato su “Nuovi sguardi sulla storia della cultura educativa e didattica: corpo, disabilità e media”. A seguire, Renata Viganò e Cristina Lisimberti hanno trattato di “Ricerca educativa e education policies. Il contributo del Centro Studi e Ricerche sulle Politiche della Formazione (CeRiForm)”. Milena Santerini e Silvio Premoli hanno parlato di “Pedagogia delle culture nella società dei diritti. Il contributo del Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali (RELINT)”. E poi Livia Cadei ed Emanuele Serrelli con un capitolo dedicato a “Servizio, apprendimento e competenze: la ricerca pedagogica del Centro Studi sul Volontariato e la Partecipazione Sociale (CESVOPAS)”. Francesco Casolo e Ferdinando Cereda hanno posto il focus sulle “Scienze motorie in Università Cattolica del Sacro Cuore: oltre 20 anni di didattica e di ricerca”. Simona Ferrari e Stefano Pasta hanno tenuto una relazione dal tema “Oltre la scuola: traiettorie mediali. Riflessioni e studi del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT)”. Sabrina Fava e Pierluigi Malavasi si sono concentrati su “Nuovi sguardi sulla letteratura per l’infanzia: autori, riviste e lettori bambini. Frontiere. Per una pedagogia della transizione ecologica, per una pedagogia dell’intelligenza artificiale”. Infine, Pierpaolo Triani e Michele Aglieri hanno parlato di “Promozione della partecipazione e della cittadinanza. Una questione di comunità”. 

Francesco Petronzio

Pubblicato il 20 aprile 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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