Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

«Dedicandoci al pensiero dell'altro si costruisce la pace»

 pace

“Dare voce al dolore altrui: premessa di ogni futura politica di pace”. Questo il titolo dell'emozionante reading musicale ispirato alle parole del cardinal Carlo Maria Martini, che lo scorso sabato 16 dicembre si è tenuto nel tardo pomeriggio alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Uno scambio d'auguri diverso dal solito, pensato per recuperare lo spirito autentico del Natale come momento di profonda riflessione individuale e collettiva. L'iniziativa è stata organizzata dal Centro Culturale italo-tedesco e Lyons club Piacenza Host. Protagonisti del reading musicale Carolina Migli Bateson, attrice e traduttrice nel ruolo di voce narrante; Daniele Delogu al pianoforte e Chiara Pavesi al violoncello. Presente all'iniziativa anche la presidente del Consiglio Comunale di Piacenza Paola Gazzolo.

“Non sentiremo musiche o testi natalizi - ha detto Milena Tibaldi di Lyons club introducendo l'evento -, questa sera abbiamo voluto riflettere partendo dalle parole del cardinal Martini che intitolano l'incontro. «Dare voce al dolore altrui» significa essere consapevoli che non siamo i soli a soffrire: ognuno patisce per diverse ragioni, ma intorno miliardi di persone stanno uguale o peggio di noi. E a loro dobbiamo fornire solidarietà, pensieri, vicinanza spirituale. L'energia positiva trova infatti amplificazione nella vicinanza autentica con l'altro e diventa così «premessa di ogni futura politica di pace».Dedicandoci al pensiero dell'altro cerchiamo quindi di preparare la pace – continua Tibaldi - , esortando soprattutto i giovani che possono cambiare il futuro - . Siamo in un momento drammatico, ci sono più di 80 conflitti nel mondo di cui si parla troppo poco: credo che riflettere sia fondamentale”.

Un intenso percorso tra musica e parole quello portato in scena da voce narrante e musicisti, che non a caso si apre proprio con le parole del cardinal Martini: “Certamente l’odio che si è accumulato è grande e grava sui nostri cuori. Vi sono persone e gruppi che se ne nutrono come di un veleno che mentre tiene in vita insieme uccide. Per superare l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante imparare a guardare al dolore dell’altro. La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimenta l’odio quando essa è memoria soltanto di se stessi, quando è riferita esclusivamente a sé, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore sarà anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione. Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace.”

Subito dopo le prime note di pianoforte e violoncello si accendono all'insegna del ricordo con Après un Reve di Gabriel Faurè. Dalla sofferenza del ricordo alla crudeltà della guerra e delle tante, troppe ingiustizie vissute e perpetrate nel mondo il passo è breve. “Sul muro c’era scritto col gesso: vogliono la guerra. Chi l’ha scritto è già caduto” (tratto da:"Sul muro c’era scritto col gesso" di B. Brecht), scrive Bertolt Brecht recitato da Carolina Migli. I bambini giocano alla guerra. E’ raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra – denuncia lo stesso autore - . Ma esorta: C’è un altro gioco da inventare: far sorridere il mondo, non farlo piangere. E pace è ancora non avere fame, non avere freddo, non avere paura. (tratto da: “I bambini giocano alla guerra” di B. Brecht). E poi ci sono le umiliazioni patite dagli invisibili senza diritti , costretti a “mendicare un permesso di traversata”, tra caldo che “flagella la fronte” e sudore che “colma gli occhi di sale”. Respinti come “cani allo sportello dei permessi”. (tratto da:“Fermarmi sul ponte”, di Fadwa Tuqan) .
La voce accorata di Carolina Migli scandisce, fa sentire sulla pelle e nell'anima atrocità e violazioni, che possono interrompersi solo con una salda opera di costruzione di pace. Le prime letture sono accompagnate dal brano” Post Bombe”, appositamente composto dal pianista Daniele Delogu. Dissonanze e irregolarità disegnano le armonie scomode di una musica cruda, giudicante verso la ferocia della guerra. L'ossessività del tema ripetuto al pianoforte enfatizza e denuncia la ciclicità di molti drammi umani, ma non riduce al silenzio il violoncello che, seppur a fatica, continua a cantare.

Umiliazione, amarezza, frustrazione, perfino tratti di rabbia non lasciano però spazio allo resa. È ancora tempo di ricordi, solo facendo memoria si può infatti guardare al futuro.
La malinconia resta, sembra dire Migli con la voce dei poeti, ma stavolta aperta alla speranza. La storia di Kajal Ahmad e la battaglia per la difesa identitaria del popolo curdo lo testimoniano. “Quando sono esplosa come l’orizzonte, i miei capelli divennero una cintura attorno alla vita della Terra. Nel cielo sono diventata una stella e ora ho il mio posto e la mia passione e io sono più densa di vita della stessa Terra”. (tratto da: “Separazione dalla terra” di Kajal Ahmad). D'intensità commovente poi l'omaggio “alle donne di Ravensbrück , madri e sorelle di tutti noi” (tratto da: “Alle donne di Ravensbrück” di Anna Seghers), che con il sacrificio della vita hanno donato libertà e avvenire a chi è nato dopo.

È a questo punto che anche la musica ribalta le prospettive: in “Fiato Corto”, secondo brano composto da Daniele Delogu, non c'è posto per la rassegnazione. le note evocano la dolcezza del ricordo lasciando spazio alla positività, alla speranza, alla fiducia in ciò che di bello rimane dell'essere umano, nonostante tutte le sue molteplici imperfezioni. Armonie semplici e distese in fa maggiore scivolano su accordi non perfettamente tonali, perché costruire un futuro migliore deve essere possibile.
Un mondo in cui: “non brucino le case, non si conoscano bombardieri,nessuno uccida. Ognuno costruisca qualcosa, così ci si può fidare di tutti. Ce la devono fare i giovani tanto quanto i vecchi. (tratto da: “Preghiere dei bambini” di  B. Brecht ). “Il cigno” di Saint-Sens, pezzo musicale eseguito in chiusura , riesce poi a dipingere con efficacia l'auspicio di un avvenire sereno: l'incedere elegante e leggero dell'animale rappresentato dal violoncello di Chiara Pavesi è accompagnato dal pianoforte, mosso e scintillante come le acque in cui il cigno nuota.

L'ultimo appello è però lasciato alle parole, con l'intervento della giovane poetessa iraniana Farima Rouzitalab. La sua lettura in farsi di alcuni versi di Rumi (grande poeta e mistico persiano del 1207), tradotti in tempo reale da Carolina Migli, si eleva a potente canto di pace e invito accorato alla Resistenza.
“Una luce accesa – sottolinea la giovane – è meglio di mille luci spente, e una schiena dritta è meglio di mille schiene piegate” - .
Non piegarsi mai quindi, non restare indifferenti alle ingiustizie, questo l'auspicio rivolto agli spettatori durante la serata. Essere capaci di compassione e ascolto dell'altro per costruire insieme un cammino di pace: senza dubbio il più autentico e necessario degli auguri natalizi.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 27 dicembre 2023

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente