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«Abbiamo bisogno dell'audacia di don Borea»

messa don borea sant'antonino 2020

Don Giuseppe Borea, un sacerdote di 34 anni, ucciso dai nazifascisti il 9 febbraio del 1945, per singolare coincidenza era nato proprio il 4 luglio del 1910, per questo motivo, ogni anno, viene ricordato insieme a Sant’Antonino.
“Anche noi abbiamo bisogno dell’audacia che ha avuto don Borea. Coraggio che si è manifestato nella fede, nella testimonianza del perdono anche di fronte ai suoi uccisori.” Con queste parole don Giuseppe Basini, parroco di Sant’Antonino ha introdotto la celebrazione  il 4 luglio  nella basilica dedicata al Santo Patrono.
Insieme a don Borea  sono stati  ricordati anche altri quattro sacerdoti e un seminarista della docesi che, nel 1944, proprio nel mese di luglio, furono anch’essi uccisi a causa del loro impegno per la libertà. “In questi ultimi mesi, a causa della terribile pandemia, - ha aggiunto don Basini - tutti abbiamo fatto esperienza della paura. Anche il giovane Antonino e don Borea, avranno tremato nel momento della prova in cui hanno scelto la coerenza alla propria fede esponendo la vita alla morte”.
"È una prova che però - secondo il parroco della basilica - si supera con il coraggio di un amore più grande. Il coraggio, infatti, è un amore che sopporta ogni cosa. Come quello di un padre o di una madre che sono disposti a dare la propria vita per il figlio. Se si ha forte la percezione della cosa amata, allora si può mettere in conto anche il fatto di pagare un prezzo altissimo come la vita. In questo modo - per don Basini- viene fuori il coraggio che non si può pescare da nessuna altra parte. È il coraggio che vince definitivamente ogni paura che rende l’uomo prigioniero di se stesso. Così il cristiano, anche nella sofferenza e nella prova, non perde la ragione per vivere e anche per morire, perché nel suo cuore c’è un amore profondo".
Con questa riflessione il parroco di Sant’Antonino, ha sottolineato anche l’essenzialità della festa del santo Patrono celebrata quest’anno. Una solennità, a causa del covid19, diversa dal consueto che ha fatto immergere maggiormente in ciò che veramente conta.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 6 luglio 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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