Un amore che si fa servizio
Un amore
che si fa servizio
“Tutto, in questi tre giorni, parla di misericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di mercoledì 23 marzo al Triduo Pasquale, che comincia oggi con i riti del Giovedì Santo.
“Vivremo il Giovedì, il Venerdì e il Sabato santo come momenti forti che ci permettono di entrare sempre più nel grande mistero della nostra fede: la Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo – ha detto Papa Francesco -. Ascolteremo il racconto degli ultimi giorni di vita di Gesù. L’evangelista Giovanni ci offre la chiave per comprenderne il senso profondo: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). L’amore di Dio non ha limiti. Come ripeteva spesso sant’Agostino, è un amore che va “fino alla fine senza fine”. Dio si offre veramente tutto per ciascuno di noi e non si risparmia in nulla”.
“Il mistero che adoriamo in questa Settimana Santa è una grande storia d’amore che non conosce ostacoli - ha proseguito il Papa -. La Passione di Gesù dura fino alla fine del mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi”.
In sintesi, “il Triduo Pasquale è memoriale di un dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita”.
“Il Giovedì Santo Gesù istituisce l’Eucaristia, anticipando nel banchetto pasquale il suo sacrificio sul Golgota”, ha ricordato il Papa, che soffermandosi sul primo giorno del Triduo Pasquale ha citato la lavanda dei piedi, da quest’anno per volere di Francesco estesa anche alle donne.
“Per far comprendere ai discepoli l’amore che lo anima – ha affermato Francesco – lava loro i piedi, offrendo ancora una volta l’esempio in prima persona di come loro stessi dovranno agire”.
“L’Eucaristia è l’amore che si fa servizio - ha proseguito il Papa -. È la presenza sublime di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, soprattutto i più deboli, per renderli capaci di un cammino di testimonianza tra le difficoltà del mondo”.
“Non solo – ha proseguito -. Nel darsi a noi come cibo, Gesù attesta che dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi una vera comunione di vita con quanti sono nel bisogno. Lui si dona a noi e ci chiede di rimanere in Lui per fare altrettanto”.