Ricordando don Paolo
Don Paolo Camminati, 53 anni, una delle centinaia di vittime del coronavirus, ha lasciato un segno nel cammino della Chiesa di Piacenza-Bobbio. La sua ricerca di Dio, fin da ragazzo, come volontario dell’Assofa e nella parrocchia di San Paolo a Piacenza, lo sport, gli amici, la vocazione, e poi il servizio pastorale nelle parrocchie di San Giuseppe Operaio, Villò e ora Nostra Signora di Lourdes. E poi l’impegno nell’Azione Cattolica come assistente diocesano e nella Pastorale giovanile negli anni delle Gmg e dei Tour de vie.
In tanti lo hanno avuto come punto di riferimento per la propria vita. Il suo amore per la montagna e per la Parola di Dio indicano a tutti noi una direzione: camminare, Dio ci precede sempre.
Inviaci anche tu la tua riflessione. Scrivi a .
"Grazie, Signore, per averci
regalato don Paolo"
— Presidenza nazionale dell'Azione Cattolica Italiana —
Carissimi amici dell’AC di Piacenza,
uniti a voi nella preghiera, esprimiamo profondo dolore per il lutto che ha colpito la vostra e la nostra “famiglia” con il ritorno al Padre di don Paolo, che resterà sempre nei cuori di tutti coloro che hanno avuto la gioia di conoscerlo, apprezzarlo, amarlo.
È un dolore ancora più forte perché, fino a qualche giorno fa, inatteso e quindi difficile da accettare anche per chi ha fede.
Ricordiamo con profonda gratitudine la sua grande testimonianza umana ed ecclesiale, l’intelligenza vivace e lo spirito di servizio, il forte senso di responsabilità, l’attenzione per gli altri, e in particolare per il laicato e per i laici di AC.
Il suo è stato un impegno fecondo e ricco, vissuto sia nella Chiesa, che tanto ha amato, sia nell’Azione Cattolica.
L’associazione ha avuto in don Paolo un punto di riferimento qualificato, capace di alimentare le coscienze, di favorire il discernimento, di accompagnare e sostenere le persone per metterle in grado di scoprire orizzonti vasti e di compiere scelte generose.
Nel ringraziare il Signore per averci “regalato” don Paolo, sia pure per un tempo che a noi appare breve, preghiamo perché sia concesso a voi tutti il dono della serenità e della speranza nel Dio della vita, certi che a don Paolo sarà data la gioia dell’incontro con il Signore, che lo accoglierà tra le sue braccia ricompensandolo per una esistenza vissuta sempre nella fede e tanto generosamente spesa.
Pubblicato il 26 marzo 2020
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"Noi lo ricordiamo così,
affidato alle braccia di Dio"
La sorella Elena intervistata a Radio Vaticana
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"Prezioso punto di riferimento
per la comunità e per i giovani"
— Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza —
“Nell’esprimere il profondo cordoglio per la scomparsa di don Paolo Camminati, sono certa di interpretare i sentimenti dell’intera comunità piacentina. Perché il suo amore per la vita, la sua capacità di coinvolgimento, la sua immediatezza e autenticità nel trasmettere i valori della fede cristiana, non potevano lasciare indifferenti chiunque lo incontrasse”.
Dando voce all’Amministrazione comunale e, in particolare, al Corpo di Polizia Locale di cui don Camminati era l’assistente spirituale, il Sindaco ricorda con commozione “la luce, l’intensità, la forza della semplicità che don Paolo sapeva dare alle proprie parole. Una dote che lo ha portato, con naturalezza, a essere un punto di riferimento e un esempio trascinante, di grande positività, innanzitutto per i ragazzi, che ha seguito con costante impegno e adesione sincera nel suo ruolo di assistente dell’Azione Cattolica, nonché negli incarichi di responsabile della pastorale giovanile diocesana e coordinatore della stessa in ambito regionale”.
“Mi sento vicina, partecipe del loro dolore – prosegue Patrizia Barbieri – a tutti i parrocchiani di Nostra Signora di Lourdes, consapevole del vuoto che questa perdita lascia nei loro cuori. Sono altrettanto sicura, però, che gli insegnamenti e le riflessioni con cui don Paolo li ha accompagnati in questi anni potranno essere, per loro, motivo di conforto e di incoraggiamento. Ogni volta che ho avuto occasione di ascoltarlo, mi ha colpito la sua capacità di fare appello all’umanità che c’è in ognuno di noi, toccandone le corde più vere. Credo che il tributo più bello e importante che possiamo rendergli, oggi, sia proprio quello di far emergere la coesione, la volontà di restare uniti e solidali di cui don Paolo Camminati, per primo, è stato sempre testimone”.
Pubblicato il 26 marzo 2020
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La grande passione
che ha guidato don Paolo
— Don Gigi Bavagnoli —
È difficile in questo momento mettere ordine nei ricordi che si accavallano, si sovrappongono, fanno venire voglia di piangere ma anche di sorridere.
Non posso pensare al Camo senza pensare alla sua voglia di vivere, di essere un uomo del nostro tempo, con le sue passioni, con la sua testardaggine tesa ad arrivare al concreto. Il suo amore per i libri, per i saggi ma anche per i romanzi, per tutto quello che appassiona l’uomo di oggi, per capire e per accogliere, per discernere e per abbracciare con le sue braccia forti tutto quello che di buono e di bello vive in noi e accanto a noi.
Il suo amore per i ragazzi e i giovani, che ha seguito e accompagnato, con discrezione sempre ma anche con decisione nei momenti giusti.
Il suo rispetto per le persone, la sua delicatezza per accogliere le fragilità, sapendo che tutti siamo piccoli e fragili, e tutti possono essere raggiunti da una parola, da uno sguardo, da un abbraccio.
Il suo amore per la Chiesa, quella grande per cui si appassionava, e quella quotidiana, la parrocchia fatta di relazioni, di piccoli e grandi impegni, di poveri e di anziani, di coppie e di persone sole.
Il suo attaccamento all’Azione Cattolica, da cui veniva e a cui era tornato, coltivando la passione per far crescere laici adulti e responsabili, creando un luogo di riflessione e di pensiero (e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno!).
Il rammarico di aver perso una persona preziosa, e ancor più un amico, oggi ci abbatte: ma noi vogliamo affermare la volontà di onorarlo portando avanti i suoi desideri e le sue passioni, certo come ne siamo capaci, incoraggiati dalla sua testimonianza, dalla sua tenacia, dal suo sorriso. Il mio abbraccio alla mamma, al fratello e alla sorella, ai nipoti ma anche a tutti i parrocchiani e agli amici che oggi piangono.
È giusto piangere, è giusto pregare, è giusto sperare che tutto questo ci cambierà. Davvero.
Pubblicato il 26 marzo 2020
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"Don Paolo, ti voglio bene"
— Maddalena, 11 anni —
Ciao sono Maddalena,
ho scritto questo per don Paolo anche se siamo tristi e addolorati e, anche se è difficile, dobbiamo essere forti.
Per descrivere don Paolo non ci sono parole, lui e don Fabio sono persone con un cuore gigante e per me don Paolo è stato di grande insegnamento, da lui ho imparato molto.
Per me era come un papà, aiutava gli altri... è stato un grande... Ha lottato fino alla fine, non ce l'ha fatta, rimarrà sempre dei nostri cuori. Nel mio, di sicuro, avrà un posto speciale e non lo dimenticherò, mai.
Voglio impegnarmi e fare anche io qualcosa di buono come ha fatto lui. E ci sarebbero tantissime altre cose da dire... con un affetto immenso
Volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato, come don Paolo.
Preghiamo per lui e anche quando non ci penso mi viene in mente e ancora non ci credo a quello che è successo ma voglio dire a don Paolo, e non solo a lui, anche se non l'ho potuto salutare, ti voglio bene.
Pubblicato il 26 marzo 2020
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Un anno fa il Camo ci disse:
“Se non crediamo che la vita non finisce qui,
ma c’è un oltre eterno che ci supera,
che senso ha la nostra fede?”
— Domenico Cantù —
Provo, dopo tre giorni di silenzio, con il cuore ancora pesante e sulle spalle un macigno duro da portare, a raccontare quasi 40 anni di legami e relazioni con” il Camo”...
Primo contatto: primi anni ‘80, a Veano, Tre giorni giovanissimi: arriva il fratellino - di età - o fratellone - di mole - di Elena (“collega” di équipe giovani di AC, poi vice giovani insieme a me) e di Andrea, mio compagno di scuola e avversario di tanti derby nelle giovanili di rugby.
Paolo si presenta “sono Paolo di San Paolo” la parrocchia dove è cresciuto, all’ombra di mons. Dozza come un’intera generazione di sanpaolini: il suo legame con questa radice non si è mai spento, fino al 9 febbraio scorso, con la messa in occasione dell’assemblea della AC da lui concelebrata con il Vescovo nella “sua” chiesa. Il Paolo giovanissimo di AC era vivace, solare, inventava, progettava, proponeva, sempre disponibile...
Secondo round: il servizio civile in Caritas; io dopo la laurea e un anno di attesa, lui subito dopo la maturità: siamo coinvolti, anzi travolti da quella grandissima ed irripetibile stagione ed esperienza di vita: obiezione di coscienza, servizio civile accanto ai poveri ai deboli (lui alla Assofa con bambini fragili e difficili) e la vita in comunità obiettori: “Vita Comune” secondo Boenhoffer, fatta di legami così ricchi e intensi che ancora oggi ci legano amicizie vere e profonde; alcuni di questi amici lui se li è ritrovati in parrocchia...
Spesso negli anni recenti rivangavamo quelle esperienze, per poi dirci “non facciamo come i militari che ricordano sempre la naja”; ma quante volte nelle sue riflessioni e nei suoi discorsi tornava, e io glielo sottolineavo spesso, il tema della pace e della non violenza, l’attenzione agli ultimi, la spinta all’impegno sociale e anche politico; uno stile anche nella Chiesa che vuole partire dal basso, da chi fa più fatica, coinvolgendo il più possibile tutti.
Quante volte nel suo essere prete ho rivisto la fede e la testimonianza dei sacerdoti che allora ci seguivano.
Poi le nostre strade si sono divise: per me il matrimonio e poi quattro figli da crescere, per lui la vocazione al sacerdozio forse “strana e inattesa”, ma poi, ripensandoci, logica conclusione di un percorso di generosità, di servizio, di sostegno (qui solo i rugbisti capiscono) per gli altri...
Alla sua ordinazione io sono in Cattedrale con due passeggini da gestire, e mi perdo il momento più importante!!
Terza tappa: dopo anni di forzata distanza per il carico familiare, il mio “rientro” in AC, in Centro diocesano precedette di poco la sua nomina ad assistente. E da allora ci siamo fatti almeno 15 anni di presidenze, di équipe, di riunioni, di incontri per Resy, per la cooperativa, ecc...
Anni di incontri di preghiera, di formazione, convegni, assemblee, momenti conviviali, dove c’era sempre la presenza di un assistente che offre la Parola e la spezza per noi, che pungola, stimola, incoraggia, media, ascolta, rincuora...
Due caratteri diversi ma forse complementari, a volte opinioni diverse, ma alla fine scelte condivise, tanti pensieri comuni, la stessa idea di Chiesa, la stessa opinione sulla “nostra” AC, lo stesso entusiasmo anche nella fatica e nelle preoccupazioni dell’età adulta.
E poi dalle tantissime esperienze vissute insieme a Resy emergono due ricordi: una folle corsa insieme all’ospedale di Aosta con un ragazzo infortunato finita a notte fonda in cucina con pane e fontina, e una missione segreta all’alba con la jeep a raccogliere genepy...
Alla fine mi restano tre rimpianti: non aver giocato a rugby con lui, non aver fatto un “quattromila” con lui e non essermi mai confessato “da” lui.
Proprio un anno fa, in un’altra notte buia, aiutandoci ad affidare al Signore il dolore per la morte di una comune amica ancora giovane ci dicevi: “se non crediamo che la vita non finisce qui, ma c’è un oltre eterno che ci supera, che senso ha la nostra fede, tutto quello che diciamo e professiamo?”. Questo. dopo un anno, ce lo dici ancora per il nuovo dolore causatoci dalla tua partenza...
Ci avviciniamo alla Pasqua, quando leggeremo “E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?». Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata...” (Marco 16, 3-4).
Io credo che il Camo, e il fisico per farlo ce l’ha, ora sta lì a rotolare via tante pietre per tutti noi...
Pubblicato il 26 marzo 2020
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"Si è rimboccato le maniche
e si è messo al nostro fianco"
— Le maestre della scuola dell'infanzia Nostra Signora di Lourdes —
In questi giorni è stato detto e scritto tanto di don Paolo. Perché lui era tutto questo. Ma non solo. Parroco attivo, sempre presente sia fisicamente che umanamente, presenza fissa e costante nell’Azione Cattolica, amante dei giovani, ma anche degli adulti, particolarmente attento ai più fragili e ai più bisognosi.
Ma era anche gestore di una scuola dell’infanzia. Inizialmente un po’ impacciato perché non conosceva la realtà, si è rimboccato le maniche (come sempre del resto) e nonostante i tanti impegni che una parrocchia così grande comportasse, trovava sempre il tempo per venire a trovarci, semplicemente per salutare i bambini o per regalarci un sorriso rasserenante.
Con il tempo ha conosciuto questo mondo complicato che è la Fism e si è messo in gioco, in prima linea, perché la scuola parrocchiale tornasse ad essere tale, parte integrante della comunità.
Con i bambini parlava di Gesù, come solo lui sapeva fare e li ha amati e accuditi proprio come fa un padre con i suoi figli.
Deciso e autoritario nelle decisioni organizzative e amministrative, ma anche compagnone e festaiolo nei momenti conviviali, ha lasciato un segno nella nostra scuola. Che adesso è un grande vuoto. Sempre attento a “farci stare bene”, ci ha regalato momenti che non dimenticheremo.
Noi non ti dimenticheremo, nostro Grande Gigante buono!
Pubblicato il 27 marzo 2020
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“Ringrazio Dio per averlo messo
sulla mia strada”
— Lorenzo Caprioli —
Se penso a don Paolo Camminati, il Camo, penso a quel sacerdote che innanzi tutto, tramite l’Azione Cattolica, mi ha aiutato a conoscere alcuni di quelli che da circa tredici anni sono miei amici.
Con loro ho condiviso esperienze, riflessioni ecc, a partire dal gruppo Oasi, gruppo di giovani formatosi nel lontano 2007, proprio grazie al Camo, la cui esigenza principale era quella di soddisfare i bisogni di fede che allora avevamo.
Altra esperienza forte condivisa con gli amici di cui sopra e che mi ha permesso non solo di conoscere un luogo, ma di “innamorarmi” della montagna, è stata Resy (un rifugio a 2000 metri circa d’altezza, in Valle D’Aosta), luogo dove quasi ogni estate mi reco ancora.
Non c’è dubbio che “ci sapeva parlare” grazie ai suoi spunti che venivano non solo dalla preparazione come sacerdote, ma anche da scritti di autori di vario genere che denotavano il suo interesse soprattutto per la lettura e per la musica (se si andava nella sua canonica di Villò parecchie stanze avevano una libreria).
Ho scritto la parola interesse non per caso ma perché nei suoi discorsi parecchie volte la diceva così “interessante è capire come...”.
Non ci sapeva però solo parlare ma anche stare coi giovani, in modo serio ma anche scherzoso e quando prendeva in mano la chitarra era un coinvolgimento per tanti.
Lo ricorderò e ringrazio Dio per averlo messo sulla mia strada, perché se oggi sono educatore di bambini, voglio bene alla Chiesa e sono comunque un adulto in cerca di quel qualcosa che rende eterna la nostra vita terrena, è anche grazie a lui.
Mai avrei immaginato che il 15 febbraio scorso, in occasione del Meeting della Pace, fosse l’ultima volta che lo avrei visto, un “omone così “pensavo, anche nei giorni di degenza all’ospedale, “nessuno l’avrebbe messo ko”, invece, invece, come direbbe lui “interessante” come la vita a volte ti spiazzi, ti faccia pensare a qualcosa che fino a ieri non avresti nemmeno immaginato.
E allora, come gli dissi un po’ in modo volante in quell’occasione “ciao Camo”, lui mi rispose “Ciao Lorenz”.
Pubblicato il 26 marzo 2020
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Abbracci stritolanti e risata fraterna
— Francesca Bertozzi —
Sono insegnante di religione alle medie ed ho conosciuto don Paolo, il Camo, nell’agosto del 1991 a Rovinaglia – Borgotaro - mentre era ancora seminarista. Si è instaurato da subito un serrato rapporto di amicizia, lui sa avvolgerti con lo sguardo come penso era in grado di fare Gesù con i suoi apostoli.
Nel corso degli anni siamo rimasti in contatto anche se da lontano e quando ci si vedeva era sempre una grande festa. Ad ottobre 2019 l’ultimo incontro durante il quale abbiamo ricordato i bei tempi con gioia ed una punta di nostalgia. Quando ci siamo salutati mi ha dato uno dei suoi abbracci stritolanti e gli occhi lucidi ci hanno fatto scoppiare in una risata fraterna. I suoi occhi avvolgenti come una calda coperta...
Il Camo è proprio così... un esempio di fede.
Ciao Camo.
Pubblicato il 27 marzo 2020
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“Mi ha insegnato
a non vergognami di avere dubbi”
— Annalisa Azzurro —
... profondità e leggerezza: può sembrare una contraddizione, ma il Camo ne era una sintesi perfetta. Capace di farti riflettere sulla vita, sulla fede e nello stesso tempo di essere l’amico che, in un freddo e umido novembre padano, sfoderava la chitarra per intonare Sogni di rock ‘n roll del Liga risolvendo la serata.
Sono capitata in San Giuseppe, dove lui allora prestava la sua opera da seminarista, per caso. Ora so che non è così. Era il 1995: non vivevo nel quartiere eppure mi sentii subito accolta. Parte di una grande e insperata famiglia. Assistere alla sua ordinazione fu per noi tutti un privilegio: vederlo sdraiarsi durante l’invocazione dei santi, un’emozione grandissima.
Io, che non avevo ancora le idee chiare sull’impronta da dare alla mia vita, vedevo lui, la sua felicità, la luce che ha chi si affida. Io, quella luce, l’ho un po’ persa, ma molto di ciò che sono lo devo a lui. Mi ha insegnato a non vergognarmi di avere dubbi, ad essere grata per ogni sorriso, a non lesinarne mai. Gli avrei voluto dire tante cose, non c’è stato il tempo. Ora me lo immagino lassù con i suoi libri, il suo sigaro, la sua chitarra... profondo e leggero..
Pubblicato il 27 marzo 2020
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La delicatezza e il garbo
di chi sa accogliere tutti
— Cinzia Anselmi —
Ho pensato a lungo se scrivere le mie riflessioni, ma questa è dovuta.
Ho incontrato, per la prima volta, don Paolo in una chiesetta del comune di Ponte dell’Olio, dove veniva a celebrare la messa finché è stato parroco di Villò. Ogni sua parola, che fosse durante l’omelia o in una chiacchierata, non era mai scontata e raggiungeva il cuore di chi era presente, coinvolgendo tutti: piccoli, adolescenti, adulti, anziani. Non era mai giudizio, ma lasciava lo spazio dove poter sostare, riflettere e ripartire e lui era lì con chiunque, nel mezzo, mai ponendosi sopra, piuttosto al fianco-al pari.
Don Paolo era il buon pastore del gregge e sapeva uscire dal recinto con la delicatezza ed il garbo di chi sa accogliere tutti.
Nel Vangelo Giovanni 10,1-18 si rivede tutta la sua volontà di avvicinarsi il più possibile a quel pastore ed ha speso la vita per avvicinarci al Padre e farci sentire la Sua presenza sempre.
Don Paolo/Camo manca e mancherà più di quanto si sia percepito in questi giorni, specie a questa “pecora” che, ora più che mai, si sente disorientata.
Grazie.
Pubblicato il 27 marzo 2020
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Una grandissima e contagiosa
voglia di vivere
— Elena Mezzadri —
Chi era don Paolo? Don Paolo era un padre, un fratello, un amico, una presenza costante e un punto di riferimento. Don Paolo era amore puro. Quell’amore che lui ha sempre cantato, decantato, pregato.
Don Paolo era determinazione, severità, concretezza, decisione. Ma anche carezze, parole, gesti. Don Paolo era un piccolo mondo per tutti noi. E noi entravamo tutti nel suo mondo. Perché in lui c’era un pezzettino di posto per ognuno di noi.
Con le sue braccia sempre pronte ad accogliere e le sue grandi mani sempre in grado di rassicurare. E adesso lascia un grande vuoto, che forse neanche lui s’immagina. Perché prevaleva sempre l’umiltà del “io sono piccolo”. Eh no, caro Camo, tu non sei piccolo... tu sei davvero un grande e hai vissuto da tale fino alla fine.
E anche se adesso siamo un po’ arrabbiati perché ci sentiamo abbandonati, non smettere di accudirci e proteggerci come facevi qui. Sempre con il tuo sorriso e la tua grandissima e contagiosa voglia di vivere..
Pubblicato il 27 marzo 2020
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«Una guida che sarà sempre nella mia vita»
— Francesca Rosi —
Abbracci, mani che benedicono, parole che scaldano il cuore, parole che interrogano, che entrano dentro, parole che alle volte fanno male, ma fanno che tu non sia più tu… “perché quando l’altro arriva non viene a riempire o colmare un vuoto preesistente ma sopraggiunge ad aprire dentro di me uno spazio che non c’era e a ferirmi con una ferita che da solo non posso guarire” (P. Camminati).
Passi… lenti ma saldi… che portano in alto e fanno andare in alto…montagne…
Lo stare nelle cose, la passione della fede, la testimonianza di fede.
Un amico, un carissimo amico, una guida che è sempre stata e sarà sempre nella mia vita. Ciao Camo!
Pubblicato il 28 marzo 2020
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«Grazie per ciò che avete donato
alla nostra Chiesa diocesana»
— Gli Uffici e i Servizi pastorali della diocesi di Piacenza-Bobbio —
Come Uffici e Servizi pastorali della diocesi di Piacenza-Bobbio, viviamo la fatica di questo tempo e, con i nostri poveri mezzi, cerchiamo di tracciare un percorso pastorale per la nostra diocesi e le nostre parrocchie, lasciando che gli eventi non ci sovrastino, ma possano aprire dentro ciascuno di noi spazi di riflessione e di testimonianza.
Sono di questi giorni notizie di morte che ci hanno colpito da vicino, don Giorgio Bosini, già economo della diocesi, don Paolo Camminati, già referente per la Pastorale Giovanile e attualmente assistente dell’Azione Cattolica e Cesare Sichel, già segretario dell’Ufficio catechistico. Volti, voci, persone che prima di noi e con noi hanno servito gli Uffici pastorali e la diocesi.
Avremmo mille motivi di ricordo di queste luminose figure di cristiani e di sacerdoti, ma permettete di sottolineare una caratteristica, uno stile, un modo di essere Chiesa che accomunava Cesare, don Giorgio e don Paolo: l’amore per la propria Chiesa diocesana.
Nel tempo, il loro agire per la Chiesa è sempre stato segnato da una forte spiritualità diocesana, avulsa da ogni sorta di particolarismo. Si tratta di una scelta maturata negli anni: il vivere da laici, da presbiteri per la Chiesa e per la globalità della sua missione, il considerare il servizio alla Chiesa particolare e alla sua missione come l’orientamento dell’impegno pastorale e di evangelizzazione.
Con questo stile, don Giorgio, don Paolo e Cesare ci hanno testimoniato un orizzonte nuovo di relazioni con il territorio, uno scambio vissuto di fede e di cultura, in cui diocesanità richiama laicità perché, nell’incontro tra popolo credente concreto e città, si aprono spazi inediti per l’annuncio del Vangelo e, allo stesso tempo, possibili itinerari per l’impegno sociale e politico.
Tra le tante cose belle e significative che ci lasciano in eredità questi nostri fratelli c’è, per noi, prima di tutto, un percorso di riappropriazione delle proprie radici (di fede e di cultura), che muove dal basso, dalla realtà in cui il Signore ci ha donato di vivere. Riappropriazione di radici per una responsabilità. E la responsabilità chiama in campo il futuro.
Siamo chiamati a rifare nostra, come Uffici e Servizi pastorali, la vicenda di fede e di storia della nostra diocesi, per rimanere dentro il cammino di popolo che il Signore continua a scrivere per noi e con noi. Diocesanità è vita di laici e di presbiteri che amano il proprio tempo e i propri luoghi e, contemporaneamente, il tempo e i luoghi di tutti.
Grazie don Giorgio, don Paolo e Cesare per tutto quello che in modi e tempi diversi avete donato alla nostra Chiesa diocesana.
Pubblicato il 28 marzo 2020
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«Grazie per tutte le volte
che ci hai sostenuto e guidato»
— Arianna e Manuel —
Caro don Paolo,
tante persone in questi giorni sono sgomente e addolorate, vivono il dramma di aver perso una mamma, un papà, un caro amico senza poterli nemmeno salutare. Tu, per ognuna di queste persone, avresti trovato le parole e i gesti giusti, quelli della fede e del cuore, avresti portato consolazione.
Oggi è uno di quei giorni in cui avremmo bisogno di una delle tue battute, del tuo sorriso, della tua forza...
E allora, invece di piangere, vogliamo dirti grazie, per tutte le volte che ci hai sostenuto e guidato, per averci accompagnato verso una data per noi importante, aver vissuto insieme a noi il giorno più bello.
L’immagine di te sorridente che dall’altare incoraggi due sposi emozionati, ci accompagnerà sempre.
Grazie don Paolo.
Pubblicato il 3 aprile 2020
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«Ci hai testimoniato e fatto sperimentare
l'amore del Padre»
— don Simone Tosetti (veglia di preghiera del 21 marzo) —
Caro don Paolo,
ciascuna delle persone collegate per questa preghiera saprebbe dire molto di più di quanto io non possa fare, ma spero di riuscire a raccogliere il grande grazie che ciascuno questa sera vuole dirti.
Il momento della morte di una persona cara sembra sempre annebbiare i tanti momenti belli che la vita, la tua vita, ci ha regalato. Noi seppur sopraffatti dal dolore, vogliamo pregare per te e rendere grazie a Dio per la tua esistenza, memori di tutto ciò che di bello hai saputo farci sperimentare.
Il dolore che ho provato questa mattina alla notizia della tua morte è stato tremendo.
Ho provato una sensazione di vuoto, di vertigine. Avevo ancora bisogno del tuo aiuto e del tuo esempio sacerdotale. Mi faceva bene vedere la passione che ci mettevi in tutto, nella tua parrocchia e nell’Azione Cattolica. Tutti avevamo ancora bisogno di te.
Ma ora siamo qui, insieme, tristi per la tua dipartita, ma non disperati, perché la speranza alberga ancora nei nostri cuori, non abbandonati, perché la tua presenza è quanto mai forte, siamo solo bisognosi di tempo, tempo per trovare quel modo nuovo, cristiano, di sentirti e di viverti.
Il Vangelo che abbiamo proclamato, sai bene che solitamente non si legge in queste occasioni, ma ci aiuta a riflettere su una grande verità: quel Regno verso cui tutti siamo incamminati è simile, dice Gesù, ad una festa. Una festa preparata da un padre per un figlio, dove tutto è pronto, dove regna l’attesa di festeggiare insieme, circondati dall’amore.
È questo il luogo che ti si è aperto davanti, don Paolo, un luogo accogliente, dove vivrai la festa dell’incontro con il Padre, dove ritroverai, attorno a quel grande banchetto, tutte le persone che la morte ha allontanato da noi, ma che l’Amore ha salvato.
Ma questo Vangelo centra con te, don Paolo, perché questa festa, cioè questo affetto, questo amore del Padre, ce lo hai sempre testimoniato e fatto sperimentare: con la tua allegria, la tua forza d’animo, le tue parole, con la tua vicinanza, nella creatività del tuo ministero e nell’essenzialità premurosa della tua vita.
Questo Vangelo centra con te don Paolo perché ora questa festa la stai vivendo appieno: quante persone starai già abbracciando, che gioia quando rivedrai il tuo papà! Quanti dell’AC, che ci hanno preceduto, ti staranno accogliendo.
Chissà se lì ci sono le montagne? A te piacevano così tanto...
Scalale ancora! Anche noi a Resy lo faremo! Sembrerà di esserti un po’ più vicino.
Chissà che lì non ci sia anche qualche piantina di genepì, che a Resy non se ne trovano più molte...
Ti pensiamo così don Paolo, sempre con lo sguardo sulla tua famiglia, sulla tua Chiesa diocesana, sull’Azione Cattolica che tanto hai amato.
Ciao Camo! E speriamo che al Signore non dia fastidio il fumo del sigaro!
Pubblicato il 3 aprile 2020
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