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L’8 dicembre 1969 l’ingresso nella diocesi. Il suo programma: portare Cristo in tutti gli ambiti della vita

50 anni fa l’arrivo a Piacenza
del vescovo Manfredini

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“Cristo fonda, giustifica, dà contenuto e significato e forza al mio ministero; Cristo è il criterio della autenticità e la garanzia della validità del mio servizio”: queste parole sono state il biglietto da visita con cui, l’8 dicembre 1969, mons. Enrico Manfredini si presentò ai piacentini che affollarono la Cattedrale per accogliere il Vescovo appena 47enne venuto da Varese.


Cosa c’entra Cristo
con la matematica?

“Non poteva iniziare il suo ministero episcopale con parole diverse da queste. C’è come un filo rosso che accompagna tutta la sua vita e che risale fino agli anni del seminario: la passione per Cristo”, sottolinea don Francesco Cattadori, che di Manfredini fu segretario dal 1970 al 1975, nel libretto a lui dedicato che scrisse alcuni anni fa per la collana “Testimoni della fede” del nostro settimanale.
Lo si era visto fin dagli anni del liceo, al Seminario di Venegono, quando - con l’amico e compagno di studi Luigi Giussani, futuro fondatore di Comunione e Liberazione - aveva creato il giornalino mensile “Studium Christi”, rilanciando ai seminaristi domande provocatorie del tipo: “Ma cosa c’entra Cristo con la matematica?”.

“Quella domanda - sottolinea ancora don Cattadori nel libretto - era la manifestazione di un amore a Cristo, un amore totalizzante che entra in tutte le realtà”.
Ecco perché mons. Manfredini seppe e volle - da Vescovo - occuparsi di tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla povertà, dal mondo della disabilità alle missioni, dalla famiglia ai temi spinosi dell’aborto e del divorzio.
“Lo scopo della sua vita - sintetizza don Cattadori - era uno solo: che il mondo conosca Gesù Cristo”.

La Parola e l’Eucaristia

L’intraprendenza di Manfredini e le tante iniziative che - nel dopo Concilio - promosse nella nostra diocesi, non erano frutto di attivismo.
La sua bussola era l’amore per la Parola e per l’Eucaristia.
Significativo per comprendere il suo stile pastorale è il “libretto bianco” dal titolo “L’Eucaristia, forza unificatrice della Chiesa particolare e sorgente inesauribile del suo dinamismo missionario”. È una sorta di testamento spirituale scritto nel 1983, cinque mesi prima della morte, nel periodo in cui era pendolare da Piacenza per il nuovo incarico di arcivescovo di Bologna.
“Per Manfredini - scrive don Cattadori - il cristiano deve essere un uomo eucaristico, capace di offrire generosamente e gioiosamente il sacrificio del proprio corpo, cioè della propria esistenza concreta in comunione con l’offerta che Gesù ha fatto della propria vita al Padre”.

Il Vescovo senza stemma

Un passaggio della sua omelia al congresso provinciale delle Acli il 22 aprile 1978, in anni burrascosi anche per la Chiesa piacentina, lo conferma: “Se voi volete veramente una società alternativa, libera e promozionale, stringetevi a Gesù Cristo! Perché solo stringendovi a Gesù Cristo potrete realizzare un edificio poggiato su solide fondamenta nella realtà di questa vita e assimilare profondamente l’atteggiamento generoso, altruistico dello stesso Gesù, divenendo, assieme ai fratelli, altri Cristi”.

Il Vescovo che non voleva stemmi - neppure quando divenne metropolita a Bologna - indicò una sola immagine per farsi ricordare, suggerita dalla presentazione di un libro che raccoglieva le lettere del card. Svampa al fratello.
Rimase colpito da un aneddoto raccontato nel volume: uno sciame d’api si era intrufolato nel cortile del cardinale; solo il cameriere, con un ramo spalmato di miele, era riuscito a radunarle. Confidò che gli sarebbe piaciuto essere associato a quel ramo verdeggiante.
“L’episodio - riflette don Cattadori - dice l’animo del Pastore: un fedele discepolo di Gesù Cristo che con una donazione senza limiti conduce una moltitudine, non a sé, ma alle sorgenti della Vita”. Era il 2 dicembre del 1983; sarebbe morto d’infarto due settimane più tardi.
Sulla sua tomba nella chiesa metropolitana di San Pietro a Bologna una scultura riproduce il ramo verde di biblica memoria con le api che gli si affollano intorno.

Grazie alla collaborazione di “Cravedi Produzione Immagini” proponiamo ai lettori due interventi del vescovo Manfredini realizzati nei primi anni ‘80 da Prospero Cravedi e Maria Vittoria Gazzola.

Pubblicato l'11 dicembre 2019

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Le riflessioni degli amici dell’ASSOFA dopo l’incontro a Roma con il presidente Mattarella

Aurora
L’incontro del Presidente, nel momento in cui mi ha stretto la mano perché io gli ho regalato qualche pensiero, mi ha commosso.
Sono felice perché ho fatto amicizia con una persona così importante e molto umana, che cerca di entrare nel cuore degli uomini per capire i loro bisogni.
Noi cerchiamo di ringraziare Gesu che ci ha permesso di incontrare il presidente che toglie la soggezione alle persone.
Io ho ricevuto da lui un sorriso e glielo ho ricambiato felice.

Monia
Essere andata a Roma è stata per me un’esperienza bellissima che mi ha dato grande gioia e fortissime emozioni.
All’inizio, l’idea di incontrare il Presidente mi metteva ansia e mi batteva forte il cuore. L’avevo visto sempre solo in televisione e pensavo che fosse un uomo molto serio, considerando tutti i problemi che deve risolvere.
Quando invece mi è venuto vicino sorridente e disponibile e mi ha stretto forte la mano, mi si è aperto il cuore o ho capito che è un uomo straordinario.
Vorrei tanto che adesso fosse il Presidente a venire da noi.
Ricorderò per sempre con grande gioia questo bellissimo giorno e tutte le sere nelle mie preghiere chiederò al Signore di aiutare sempre Mattarella nelle sue difficili scelte.

Alessandra Bolzoni
Per me l’esperienza di Roma è stata un’esperienza unica perché non mi era mai capitato di entrare al Quirinale ma soprattutto di incontrare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E’ stato un momento di gioia e al tempo stesso non è una cosa che ti capita tutti i giorni.
Noi ragazzi di ASSOFA abbiamo preparato delle domande scritte e le abbiamo fatte al presidente della repubblica.
Un momento molto bello è stato quando il Pippo ha messo al collo di Mattarella una collana dell’amicizia dell’ASSOFA e gli ha anche detto “Ti voglio bene”.
Come ha detto Mattarella la disabilità è una cosa che ti aiuta a riflettere ma soprattutto questi ragazzi di fanno vivere esperienze fantastiche, sono perciò “speciali”.

Questa esperienza è stata una delle più belle.
Ho potuto entrare per la prima volta al Quirinale con l’ASSOFA, una cosa unica che non capita spesso ma soprattutto ringrazio tutti per questo viaggio e per tutte le cose che ci hanno detto, mi hanno fatto capire un sacco di cose sulla politica.

Andrea
Il Presidente ho capito che è una persona importante perché cerca di risolvere i problemi immensi che ci sono in Italia.
È una persona molto socievole, simpatica desiderosa di comunicare molto semplicemente senza darsi nessuna importanza e aria.
È una persona che mi piace anche fisicamente ha un bel sorriso che commuove la gente.
Per me è stato il dono più grande che ho ricevuto dalla mia vita.
La sua anima sarà certamente piena di vitalità e amore senza ingannare nessuno senza pensare male dell’altro.
La sua stretta di mano mi ha dato fiducia, voglia di vivere e voglia di cambiare e una spinta per liberarmi dei pensieri che mi rattristano.
Penso che quanto ero nel pancione della sua mamma aveva ricevuto molti doni quali la gioia e l’allegria che ora gli danno la possibilità di fare tanto bene vero.
Grazie Signore, noi tutte le mattine preghiamo per lui e per i suoi problemi.

Andrea Filippuzzi
L’incontro con il Presidente è stato molto bello.
È una persona molto gentile e dolce. Non era prepotente, anzi il suo viso ispirava fiducia anche se è tanto importante ho avuto il compito di ascoltare tutto quello che dicevamo noi.
Lui rispondeva sempre a tutte le nostre riflessioni anche se siamo handicappati.
Mentre suonavo nell’orchestra ero commosso nel vedere davanti a me il capo dello Stato.
Finito di suonare è venuto vicino all’orchestra a congratularsi con noi e a me ha detto se volevo venire ancora... io vi aspetto perché siete stati bravi non avete sbagliato neanche una nota. Siamo andati fino alla fine.

Io ti dico Presidente un grande grazie e ringrazio anche il nostro presidente dell’Associazione ASSOFA Giovanni Bianchini che è un tuo amico.
Se non ci fosse lui questa esperienza non potevamo farla.
La mia mamma continua a dire che non si aspettava di poter vivere un momento così felice e gioioso.
Ti ricordiamo nelle nostre preghiere perché vogliamo risolvere tutti i problemi dell’Italia.

Raffaele
Io desideravo venire a Roma perché volevo incontrare anch’io il Presidente della Repubblica che è un uomo che è stato scelto dagli italiani per aiutare gli italiani a risolvere i loro problemi.
E’ capace di amare profondamente l’uomo. Certamente questo amore l’ha ricevuto dal buon Dio.
Anche noi che viviamo con tante sofferenze ci ama e ci dona tanta gioia amando coloro che sono più in difficoltà di noi.
Tu presidente sei una persona saggia, hai un viso sereno che ispira fiducia e speranza. Per questo volevo incontrarti e parlare con te.
Volevo dirti che i problemi si possono superare più facilmente se fai comunione con i tuoi deputati e senatori come facciamo noi all’ASSOFA alla festa del sabato.
Ora ti posso salutare ringraziandoti per avere fatto felici tanti miei amici

Vanessa
Io ho incontrato a Roma il Presidente della Repubblica.
La sua bontà è manifesta, perché il suo sorriso penetra nel cuore anche di coloro che hanno più difficoltà, timidezza e paura.
Alla sera, prima di dormire, mi metterò vicino al suo letto per ringraziare il signore che gli ha dato la forza di non accogliere le tentazioni che ostacolano il suo ruolo istituzionale.

Grazie mille della gioia che ci hai comunicato. Ora sono più calma ed ubbidiente e non ho graffiato ancora nessuno.

Rita
Presidente, io ti avevo visto alla TV ma dal vivo no. Grazie agli Amici dell’ASSOFA ti ho potuto incontrare.
L’emozione mi ha invasa tutta quasi non riuscivo più a parlare, sono rimasta allibita e mi sentivo la bocca paralizzata tanto ero felice.
Ho saputo che ti hanno ucciso un fratello e che ti è mancata la moglie. Sei stato provato anche tu nella vita. Certamente Gesù ti ha aiutato perché noi abbiamo colto da te solo la gioia della tua Anima

Pubblicato il 4 dicembre 2019

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