Il fiume Trebbia rappresenta una delle risorse più preziose del nostro territorio: un patrimonio naturale e paesaggistico che intreccia storia, agricoltura e comunità. Da questa consapevolezza nasce “TrebbiaLab”, un gruppo di lavoro indipendente promosso da Nicolò Sorrenti, consigliere di minoranza a Gossolengo, con l’obiettivo di raccogliere osservazioni, proposte e idee concrete da presentare alla Regione Emilia-Romagna in vista della futura legge quadro sui parchi naturali. Dai primi incontri con le associazioni locali è emersa con chiarezza la straordinaria potenzialità del Parco del Trebbia, oggi però limitata da diversi ostacoli. La gestione, ad esempio, è concentrata a Collecchio, sede dell’Ente Parchi del Ducato, mentre la sede piacentina rimane solo formale e non operativa. Questo alimenta nei cittadini un senso di distanza e frena il coinvolgimento diretto del territorio. Tra le criticità più segnalate vi è la presenza di numerose moto da cross nelle aree naturali, un fenomeno che disturba fauna e flora e compromette l’esperienza di chi cerca un contatto autentico con la natura. A ciò si aggiungono cave, opere di regimazione, manufatti e cantieri che modificano l’alveo del fiume, creando nuove barriere e incidendo negativamente sulla fauna ittica. La diffusione di specie vegetali invasive, come la Robinia, riduce inoltre la biodiversità autoctona, colpendo in particolare erbacee e orchidee. Queste criticità non devono però essere vissute come un ostacolo, bensì come uno stimolo a immaginare soluzioni condivise.
Il Parco del Trebbia deve diventare un luogo più accessibile e vicino ai cittadini, con una presenza istituzionale effettiva, un programma di eventi e attività rivolti alle scuole e una rete stabile di collaborazione con agricoltori, apicoltori, associazioni e amministrazioni locali. In quest'ottica, l'iniziativa si propone di stimolare una partecipazione dal basso, capace di dare voce a cittadini, associazioni ed esperti, e di contribuire a rendere il Trebbia un patrimonio sempre più condiviso, vissuto e rispettato. Per questo l’invito è rivolto a tutti coloro che hanno a cuore il futuro del fiume: ogni contributo, piccolo o grande, può diventare parte di una visione comune. Chi desidera partecipare o condividere idee, può scrivere a trebbialab [AT] gmail [DOT] com e contribuire a costruire insieme il domani del Parco del Trebbia.
Lutto cittadino anche a Piacenza, dove Giorgio Armani nacque l’11 luglio 1934, nel giorno delle esequie del grande stilista, lunedì 8 settembre. Ne dà l’annuncio la sindaca Katia Tarasconi, nell’esprimere il cordoglio dell’Amministrazione comunale e dell’intera comunità. “La scomparsa di Giorgio Armani è una notizia che oggi colpisce e tocca il cuore del mondo, perché il suo nome era ad ogni latitudine sinonimo di classe, eleganza, armonia e signorilità. Doti che, insieme alla maestria senza eguali della sua arte e del suo straordinario talento, abbiamo avuto l’onore di celebrare nella sua Piacenza poco più di due anni fa, quando l’Università Cattolica gli conferì la laurea honoris causa in Global Business Management. Non dimenticheremo mai l’emozione di quell’incontro, che per tutti noi ha rappresentato l’opportunità di rendere il tributo orgoglioso e carico di affetto a un concittadino che ha raggiunto le vette più alte, ma non ha mai dimenticato le proprie radici”. “Ne abbiamo avuto prova in occasioni felici, con la sua firma sugli abiti di rappresentanza del Piacenza Calcio tutto italiano in serie A nel 1993, ma ancor più in uno dei momenti più difficili che la nostra comunità abbia attraversato, in anni recenti: nella primavera del 2020, nelle fasi più critiche dell’emergenza pandemica, anche l’ospedale di Piacenza fu destinatario della donazione di due milioni di euro con cui Giorgio Armani – che scelse di riconvertire tutti i suoi stabilimenti alla produzione di camici monouso e dispositivi di protezione, da donare a medici, infermieri e operatori in prima linea – volle sostenere le strutture sanitarie in quel periodo. Sul quotidiano “Libertà”, a tutta pagina, il suo messaggio di solidarietà e vicinanza, con parole semplici e autentiche in cui ricordava anche il desiderio, accarezzato in gioventù, di diventare medico”. “Credo che, in qualche modo, lo sia stato. Ci ha insegnato cosa significhi coltivare la semplicità come valore, perseguire l’attenzione al dettaglio, la creatività e l’autenticità dello stile laddove, erroneamente, si tende a identificare la moda con l’omologazione. Se la bellezza, nell’accezione più profonda del termine, è una medicina per l’anima, Giorgio Armani si è preso cura della società contemporanea con la passione infaticabile dell’artista, la dignità e il rispetto del lavoro. C’era, nella sua riservatezza concreta, quell’identità piacentina che aveva conosciuto in famiglia, negli anni dell’infanzia, per poi spiccare il volo e diventare Re Giorgio agli occhi di quel mondo che oggi ne piange la perdita rendendo omaggio al suo percorso di vita, ai suoi eccezionali traguardi, alla parabola di un successo costruito sempre sull’umiltà e sulla verità della persona. Questo è la testimonianza che ci lascia, di cui credo il nostro tempo abbia più che mai bisogno: ne faremo tesoro, con la stessa stima e gratitudine con cui due anni fa abbiamo potuto stringergli la mano”.
Il cordoglio della presidente della Provincia
La presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, si unisce al commosso ricordo di Giorgio Armani, stilista tra i più noti e apprezzati di sempre: «Anche a nome del Consiglio provinciale, esprimo – commenta la presidente Patelli – sincero e profondo cordoglio per la scomparsa di Giorgio Armani, una delle figure più iconiche e influenti della moda e dell’imprenditoria italiana e internazionale». «Oltre alle straordinarie capacità professionali e imprenditoriali che lo hanno condotto da Piacenza alle più importanti piazze e realtà della moda e della cultura mondiali, ritengo importante sottolineare - prosegue la presidente Patelli - il lato umano che lasciò emergere in occasione della laurea honoris causa in Global Business Management che gli fu conferita a Piacenza nel maggio 2023 dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel discorso che tenne al Teatro Municipale, rivolgendosi ai giovani, disse tra l’altro “Lavorate, tenete duro ma non scordate che a casa avete il gatto, il cane, la mamma, la nonna o l'amante, perché poi andando avanti avrete bisogno di persone al fianco”. Con quelle parole Giorgio Armani, genio creativo e imprenditore di fama planetaria, ha rammentato a tutti che, anche per chi ha il più grande successo, la vita è completa solo se si hanno intorno a sé affetti e persone care: un invito a bilanciare il talento e le legittime ambizioni con i propri sentimenti e la propria intimità che ricordo con grande emozione».
Il cordoglio del consigliere regionale Luca Quintavalla
Il mondo intero oggi ha perso un gigante. Giorgio Armani era e rimane un faro della moda a livello internazionale: partito da Piacenza all’età di 18 anni, ha trovato a Milano, capitale italiana della moda, terreno fertile per sviluppare il suo genio. Armani ha rivoluzionato il concetto stesso di moda, associando al proprio nome il concetto stesso di eleganza. La sua città lo ha accolto per l’ultima volta due anni fa, quando l’Università Cattolica del Sacro Cuore gli ha conferito la Laurea honoris causa in Global Business Management al Teatro Municipale. Per Piacenza, per l’Emilia-Romagna e per l’Italia oggi è un giorno triste, ma di grande orgoglio”.
Nella foto, Giorgio Armani con la presidente della Provincia Monica Patelli.
Un fiore per non dimenticare. Nel 43° anniversario della morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa, l'assessora alla Cultura della Legalità Serena Groppelli e la collega di Giunta Adriana Fantini hanno reso il tributo dell'Amministrazione comunale alla memoria del prefetto di Palermo, ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982 - pochi mesi dopo il suo insediamento - in un vile attentato di cui furono vittime anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo, morto nei giorni seguenti per la gravità delle ferite riportate. Nei giardini intitolati al generale Dalla Chiesa, in via Negri, le assessore Fantini e Groppelli hanno deposto oggi un omaggio floreale e osservato qualche minuto di raccoglimento. "Un gesto semplice, ma profondamente sentito - sottolineano - per onorare il ricordo di chi ha dato la vita nel nome della giustizia e del rispetto delle leggi, onorando con spirito di servizio, coraggio e un autentico senso dello Stato il proprio ruolo istituzionale e l'impegno costante nella lotta contro la criminalità organizzata. Una testimonianza che il tempo non affievolisce ma che resta ancora oggi come un faro, richiamandoci a un pensiero commosso per tutte le vittime innocenti delle mafie e alla responsabilità collettiva, della politica e di tutti i cittadini, nel difendere i principi della legalità come patrimonio condiviso e fondamento di un Paese civile".
Nella foto, le assessore Fantini e Groppelli nei giardini intitolati al generale Dalla Chiesa. (foto Del Papa)
Dal 6% del primo semestre 2022, quando fu introdotto il test, al 46,3% del primo semestre 2025: è l’incremento della copertura relativa allo screening gratuito per l’epatite C (HCV) registrato in soli 3 anni in Emilia-Romagna. Con oltre 600mila cittadini che hanno deciso di aderire alla campagna di prevenzione nazionale, la Regione si conferma al primo posto in Italia per indice di copertura della popolazione generale destinataria. Una scelta vincente, perché permette, con un semplice prelievo del sangue che si può eseguire insieme ad altri esami ematici anche facendone richiesta direttamente allo sportello del centro prelievi senza prescrizione medica, di scongiurare un rischio grave: quello di avere contratto il virus dell’epatite C senza saperlo. Come è successo a 1.378 persone che, dal 2022 al 30 giugno 2025, in Emilia-Romagna sono risultate positive al secondo test di conferma - che fa seguito al primo esame del sangue, se positivo - di cui 1.282 inviate ai centri di cura specialistici e 1.065 avviate al trattamento terapeutico. Tre le tipologie di destinatari dello screening, individuati dal ministero della Salute: ‘target 1’ cittadini nati tra il 1969 e i 1989, iscritti all’anagrafe sanitaria (inclusi gli stranieri temporaneamente presenti); ‘target 2’ le persone seguite dai Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e ‘target 3’ i detenuti in carcere, in entrambi i casi indipendentemente da età e Paese di provenienza. Sono 1.387.672 i cittadini destinatari dello screening in Emilia-Romagna, nelle tre categorie previste: 1.335.837 nati tra il 1969 e il 1989, 38.347 seguiti dai SerD e 13.488 detenuti. 645.762 quelli che hanno effettuato il test, dall’anno dell’avvio, nel 2022, al 30 giugno 2025. La costante crescita delle adesioni allo screening è dovuta, tra gli altri fattori, al fatto che l’Emilia-Romagna è stata una delle prime Regioni a partire e continua ad investire per far conoscere il più possibile questa opportunità ai cittadini, con la campagna di comunicazione del servizio sanitario “C devi pensare”, incentrata sulla necessità di giocare d’anticipo. “E se per un minuto pensassi a evitare i rischi dell’epatite C”? è l’invito che lo spot video veicolato principalmente sui social rivolge ai cittadini, che possono trovare informazioni utili anche su come effettuare il test sul sito della Regione, nella landing page della campagna www.screeningepatitec.it
“Anche la nostra Regione, con questo screening, è chiamata a concorrere all’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità: eliminare l’epatite virale C come principale minaccia per la salute pubblica entro il 2030 - afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi -. Per raggiungerlo, è fondamentale la collaborazione dei nostri concittadini. Siamo soddisfatti dei dati, che confermano un’adesione sempre più massiccia, ma non ci accontentiamo, perché come per tutte le campagne di screening l’ambizione è quella di coinvolgere quanti più destinatari possibili. Con un semplice prelievo del sangue tante persone inconsapevoli di aver contratto il virus, magari da tempo, possono essere prese in carico dal Servizio sanitario pubblico, effettuare una visita specialistica e iniziare, se necessario, il trattamento terapeutico. Questo è il caso in cui un esame può davvero salvare una vita”.
Venerdi 29 agosto c’è stata una veglia di preghiera per la pace nella parrocchia San Quintino in Gossolengo, pace per l’Ucraina, per Gaza, per il mondo intero, per noi. Di seguito la testimonianza di Daniela Resmini. Perché una veglia? L’idea nasce da una proposta dell’Agesci Nazionale che recita così: … proponiamo ad ogni Gruppo scout, ogni comunità, ogni persona che sente il bisogno di fare la propria parte, una staffetta di pace. Un cammino condiviso che attraversi il tempo tra il 15 agosto, festa dell’Assunzione di Maria, e il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, due figure che ci insegnano l’“eccomi” davanti alla vita, che ci mostrano che il dialogo è possibile anche quando tutto sembra perduto. La staffetta si fonda su due gesti semplici e potenti, capaci di trasformare il nostro quotidiano: pregare e dialogare. Pregare, per affidare al Padre della luce ciò che ci inquieta, per coltivare speranza e affermare che non ci rassegniamo alla violenza e alla guerra, ma continuiamo ad invocare la pace perché crediamo che essa sia possibile e sia ciò che Dio desidera.
Costruire la pace partendo dal nostro quotidiano
La comunità della nostra parrocchia ha pensato di unirsi a questa iniziativa, spinta dal motivo che la pace inizia da noi, dal nostro piccolo: nella coppia, nella famiglia, sul lavoro, in parrocchia … La pace però non è possibile senza l’amore e noi spesso ci scontriamo con il fallimento dell’amore nella nostra vita, non siamo capaci di fare pace, non siamo capaci di amare, non riusciamo a fare quel piccolo passo che serve per incontrare l’altro che in quel momento ci è nemico; per questo abbiamo bisogno di Dio, del suo Spirito, della Sua Forza, del Suo Perdono; per questo abbiamo bisogno di pregare! Il perdono ci riconcilia, ci ridona l’amore, l’amicizia, la pace; e ogni piccolo perdono nella vita di ciascuno è come quel granellino di senape del vangelo che sposta le montagne, quel piccolo seme che diventa un grande albero. (Lc 17,6) Se anch’io comincio a vivere la pace e il dialogo con l’altro, forse poi sarà possibile anche la pace nel mondo, tra le nazioni. E’ un’'illusione? Forse … ma a Dio piacciono i piccoli: nella storia di Israele il Signore vince sempre con un pugno di uomini; non è forse il sì di una piccola fanciulla di Nazareth che ha permesso l’Incarnazione del Figlio di Dio e la Redenzione del mondo? Dodici poveri uomini o pochi di più non hanno forse diffuso il vangelo in tutto il mondo? Allora anche il piccolo impegno di ciascuno di noi per costruire la pace nel proprio quotidiano, con l’aiuto di Dio può incendiare il mondo.
Daniela Resmini
Nella foto, la veglia di preghiera per la pace in chiesa a Gossolengo.
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