Il Rotary Club Fiorenzuola d’Arda ha aperto ufficialmente l’anno rotariano 2025/2026 con una serata di grande spessore culturale e scientifico. L’incontro, tenutosi giovedì 10 luglio all’Agriturismo La Sarmassa di Bacedasco Basso, ha visto la partecipazione di 41 persone tra soci, ospiti, membri del Rotaract e autorità rotariane. A dare il via all’annata, il nuovo Presidente Rinaldo Onesti, al suo primo appuntamento ufficiale, ha salutato i presenti con il tradizionale suono della campana e l’esecuzione degli inni. Tra gli ospiti, l’Assistente del Governatore Tiziana Meneghelli e il Presidente del Rotary Club Valli Nure e Trebbia Cristian Sartori.
Al centro della serata l’intervento del dott. Ruggero Massimo Corso, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione dell’AUSL di Piacenza, che ha tenuto una conferenza dal titolo “L’anestesia nel nuovo millennio: tra luci e ombre”. Medico di lunga esperienza, autore di oltre 200 pubblicazioni e docente presso l’Università di Ferrara, il dott. Corso ha offerto una panoramica sull’evoluzione dell’anestesia, dai primi esperimenti dell’Ottocento fino alle moderne tecnologie per la sicurezza del paziente. Particolarmente apprezzata l’analisi sui rischi e sulle responsabilità dell’anestesista oggi: sebbene il tasso di mortalità sia molto basso, ogni errore può dipendere da fattori umani e organizzativi. Da qui l’importanza della formazione, delle checklist e della cultura della sicurezza mutuata dall’aviazione.
Non sono mancati spunti su temi di attualità come la carenza di anestesisti in Italia, l’efficienza dei team sanitari e il ruolo crescente delle tecnologie digitali. La serata si è conclusa con un partecipato dibattito, seguito dalla consegna di un omaggio al relatore da parte del Presidente Onesti: il gagliardetto del Club, tre bottiglie di vino locale e un volume sulla storia di Fiorenzuola d’Arda. Un inizio d’annata all’insegna del sapere e dell’impegno verso il territorio, che segna la direzione del Rotary Club Fiorenzuola per i mesi a venire.
“Svolgete un ruolo fondamentale perché siete un punto di riferimento per i nostri giovani”. Solo le parole della sindaca Katia Tarasconi rivolte ai dirigenti, ai tecnici e agli atleti del Piacenza Rugby un attimo prima di tagliare il nastro che ha sancito l’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione del centro sportivo "Carlo Mazzoni", in viale Dell'Agricoltura, realizzato dal Comune di Piacenza. L’intervento dà seguito a un'esigenza particolarmente attesa, che consente l'omologazione del campo da parte della Federazione Italiana Rugby per la disputa delle partite di serie B, oltre a permettere gli allenamenti e lo svolgimento dell'attività della Società Piacenza Rugby anche in orario serale.
All’inaugurazione erano presenti l’assessore allo Sport Mario Dadati e l’assessore alle Politiche giovanili Francesco Brianzi. Con loro al taglio del nastro, naturalmente, c’erano il presidente della società sportiva Daniele Boccuni, l’allenatore Claudio Forte e tutti gli atleti con il capitano Matteo Bonatti. “Si tratta di un intervento importante - ha commentato l’assessore Dadati - che segue un impegno costante nel tempo da parte della società concessionaria, il Piacenza Rugby, che sta migliorando anno dopo anno la sua sede mettendola a disposizione della comunità, quindi svolgendo un servizio sportivo ma anche e soprattutto sociale”.
L'installazione dei quattro pali di sostegno, dotati di corpi illuminanti a led, è stata preceduta da una serie di lavori preliminari, con i relativi tempi tecnici, per la predisposizione del quadro e dei nuovi collegamenti elettrici che rispondono a criteri di sostenibilità energetica ed economica. L'intervento, interamente a cura degli uffici comunali, ha comportato un costo di circa 150mila euro (Iva inclusa) ed è stato portato avanti in modo tale da consentire, in futuro, l'eventuale collocazione di una tribuna per gli spettatori, per la quale è stato previsto lo spazio adeguato.
Dal 1° luglio, presso la Sezione specializzata in Immigrazione, Protezione Internazionale e Libera Circolazione dell’Ue del Tribunale di Bologna, è attivo uno sportello protetto dedicato ai lavoratori migranti vittime di sfruttamento. Una sperimentazione che sarà attiva fino al 30 settembre, promossa nell’ambito del progetto Common Ground, frutto della collaborazione tra il Tribunale, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna. Lo sportello unisce protezione giuridica, inclusione sociale e reinserimento lavorativo e nasce per offrire un luogo sicuro dove le vittime possano far emergere tempestivamente situazioni di abuso, ricevere tutela giuridica e sociale e vedere garantita, nei casi più urgenti, la priorità nella trattazione dei procedimenti legati alla richiesta di protezione internazionale. All’interno dello spazio operano i legali del servizio Protezione Internazionale di Asp Città di Bologna, affiancati da mediatori linguistico-culturali, per assicurare un accesso pienamente inclusivo.
“Con questo sportello, ampliamo le sedi di collaborazione istituzionale per la effettiva tutela dei diritti - dichiara il presidente della Regione, Michele de Pascale -. La dignità del lavoro per noi viene prima di tutto e vale per tutti. Con il progetto Common Ground stiamo attivando strumenti efficaci, costruiti in rete con enti, servizi e territorio contro lo sfruttamento lavorativo dei migranti. I numeri dimostrano che questo approccio funziona, e vogliamo rafforzarlo con continuità anche nei prossimi anni. In Emilia-Romagna non c’è spazio per l’indifferenza”. “Come Comune di Bologna, siamo orgogliosi di partecipare attivamente a questo progetto con i nostri operatori e servizi, mettendo in campo professionalità, esperienza e una rete consolidata di supporto sul territorio - afferma Matilde Madrid, assessora al welfare del Comune di Bologna -. Nel cuore del Tribunale, luogo di giustizia e diritti, costruiamo uno spazio protetto dove le persone migranti vittime di sfruttamento, possono trovare ascolto, accompagnamento e tutela. È un’azione concreta che tiene insieme il valore della dignità del lavoro, la centralità della persona e la giustizia sociale. La collaborazione tra Comune, Regione e Tribunale dimostra che unire le forze è possibile e necessario per affrontare fenomeni complessi come lo sfruttamento e costruire insieme percorsi di emancipazione e reinserimento”.
“Con il progetto sperimentale, che speriamo possa diventare permanente, la collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna consentirà di avvicinare centinaia di persone vittime di tratta per sfruttamento lavorativo o di sfruttamento iniziato in Italia- sottolinea il Presidente della sezione specializzata in materia di Protezione internazionale ed immigrazione Luca Minniti -. Il valore aggiunto del progetto consiste nella possibilità di intercettare più facilmente e più tempestivamente i bisogni di tutela dei lavoratori migranti”. Lo sportello, in rete con tutti gli attori del territorio, dalle istituzioni ai servizi, fino al Terzo settore e ai sindacati, ha una portata regionale, in quanto la Sezione Immigrazione del Tribunale di Bologna è competente per tutto il territorio dell’Emilia-Romagna.
I NUMERI DEL PROGETTO COMMON GROUND
Avviato nel marzo 2023 e promosso da cinque Regioni del Nord Italia - Piemonte (capofila), Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia - il progetto Common Ground punta a prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo in ogni settore, promuovendo condizioni di lavoro dignitose e sicure per i cittadini migranti. In Emilia-Romagna, al 30 giugno 2025, oltre 6.800 persone sono state raggiunte da attività di informazione e contatto sul territorio. Più di 700 hanno avuto una presa in carico individualizzata, oltre 300 sono state inserite in percorsi formativi o di inserimento e più di 200 hanno migliorato le proprie condizioni lavorative o formative. La metà dei beneficiari è arrivata in Italia negli ultimi cinque anni, molti con familiari a carico.
A Borgotaro, cuore verde dell’Appennino parmense, vive e lavora un artista straordinario: Mario Previ, pittore naïf di grande sensibilità e riconosciuto talento. Classe 1953, Previ ha trasformato un destino segnato da un tragico incidente – che all’età di 18 anni lo ha costretto su una sedia a rotelle – in un percorso artistico ricco di poesia, umanità e radici profonde. I suoi dipinti, realizzati con la rara tecnica dell’olio su vetro rovesciato, sono vere e proprie narrazioni visive che affondano nella memoria della tradizione contadina, della fede, della famiglia e della storia antica del territorio valtarese. Con uno stile naïf riconoscibile e toccante, Previ è diventato nel tempo un “cantastorie con il pennello”, capace di catturare l’essenza del vivere semplice e autentico di un tempo, con colori vivaci, atmosfere sincere e attenzione ai dettagli del quotidiano. Le sue opere, ampiamente apprezzate e riconosciute per la capacità di raccontare con autenticità il patrimonio culturale e umano del territorio, rappresentano oggi un punto di riferimento nel panorama dell’arte naïf italiana. Sul suo profilo Facebook ha dato vita a una vera e propria retrospettiva digitale, raccogliendo centinaia di immagini delle sue opere, fotografate e inviate dai proprietari che le hanno acquistate negli anni.
Il contributo al cinquantenario della Fiera del Fungo
In occasione del 50° anniversario della Fiera del Fungo di Borgotaro, che si celebrerà il 20-21 e 27-28 settembre 2025, Mario Previ è stato coinvolto in un progetto speciale che unisce arte, memoria e territorio. L’artista ha fornito un suo dipinto realizzato nel 2024 per la creazione di una cartolina celebrativa ufficiale. Il 21 settembre, durante la Fiera, Poste Italiane dedicherà un annullo postale commemorativo, apponendolo sulle cartoline dalle 10.30 alle 17.30: un gesto simbolico e affettivo che arricchisce ulteriormente il valore culturale dell’iniziativa. Le cartoline firmate da Mario Previ saranno proposte in due formati numerati e autografati in originale, costituendo una vera edizione limitata.
Un omaggio autentico alla sua Borgotaro
L’inclusione di Mario Previ nel cinquantesimo della Fiera non è soltanto un riconoscimento artistico, ma anche un tributo affettivo a un uomo che ha fatto del proprio talento una forma di resistenza e narrazione. Le sue opere raccontano non solo la terra che lo ha visto nascere, ma anche il coraggio di chi, di fronte alle avversità, sceglie la bellezza come risposta.
Bambine e bambini al centro delle politiche della Regione Emilia-Romagna: per consolidare e qualificare il sistema dei servizi 0/6, in particolare i Servizi educativi 0/3, e migliorare ulteriormente la qualità dell’offerta educativa puntando sempre più sulla formazione del personale e sulla possibilità di valorizzare le azioni innovative, con quote di incremento per i comuni montani e in cui sono presenti bambini con disabilità. Obiettivi da conseguire anche grazie a 34 milioni di euro, destinati per il 2025 alla qualificazione del sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni: quasi 26 milioni (esattamente 25.926.185 euro) provengono dal Fondo nazionale, e altri 8 milioni sono stati stanziati dalla Regione, in aumento rispetto al 2024. Il doppio via libera, alla programmazione delle risorse statali e alla ripartizione tra Comuni e Unioni, è arrivato nell’ultima seduta dalla Giunta, che a fine giugno, con un altro provvedimento, aveva già approvato l’assegnazione sul territorio dei contributi regionali. “Gli investimenti per la prima infanzia - sottolinea l’assessore a Welfare, Scuola e Politiche per l’infanzia, Isabella Conti - rappresentano uno dei punti cardine del nostro programma di mandato: sia i Nidi che le Scuole d’infanzia sono realtà fondamentali non solo per la cura dei bambini e delle bambine e per il supporto che forniscono alle famiglie, ma anche per la crescita, l’educazione, la socializzazione e l’integrazione dei più piccoli, in una fase molto importante e delicata della loro vita. Tali scelte contribuiscono peraltro a rendere attrattivo il territorio regionale anche in termini di investimento, sviluppo e lavoro”. “Con precedenti interventi abbiamo stanziato 15 milioni di euro, 4 in più rispetto al 2024, per l’ampliamento dei servizi educativi tra 0 e 3 anni- aggiunge Conti- e aumentato le risorse per ridurre i costi delle rette a carico delle famiglie, che passeranno da 28 a 30 milioni. Investire sull’infanzia e sul sistema integrato di educazione e istruzione significa investire sul futuro, per costruire una comunità più giusta, coesa, capace di offrire pari opportunità a tutti i cittadini, già dai primi anni di vita. L’Emilia-Romagna è una regione dove questo sistema ha sempre rappresentato un modello, ma continuiamo a lavorare, e a investire, sia per l’ampliamento dell’accesso ai servizi, sia per l’ulteriore qualificazione dell’offerta”.
Come emerge dai dati del Sistema informativo servizi Prima infanzia regionale - SPI.ER, per l’anno educativo 2024/2025 in Emilia-Romagna si contano 1.297 servizi educativi di varie tipologie, con un’accoglienza di circa 38.800 bambini. In particolare sono 1.078 i Nidi d’infanzia, che comprendono anche 53 micronidi e 151 sezioni Primavera, per un totale di quasi 36.500 bambini; 219 sono i Servizi educativi integrativi, con un’accoglienza di circa 2.300 bambini, che comprendono Spazi bambino, Centri per bambini e famiglie, Servizi domiciliari (Piccoli gruppi educativi) e Servizi sperimentali. Circa il 48% dei bambini (17.520) ha un’età tra i 3 e i 23 mesi (n. 17.520), e il 52% (18.980) è in età 24-36 mesi. La diffusione territoriale dei servizi educativi raggiunge l’85% di copertura dei Comuni e Unioni di Comuni (282 su un totale di 330), e per le Scuole d’infanzia statali e paritarie, comunali e private, l’indice di presa in carico risulta, da fonti Istat, essere pari al 90,19%.
I 26 milioni di euro dello specifico Fondo nazionale assegnati quest’anno alla Regione Emilia-Romagna sono suddivisi secondo i criteri stabiliti dall’Assemblea legislativa e sono destinati per il 93% (24 milioni 111mila euro) a sostenere il consolidamento dei Servizi educativi (comprese le sezioni primavera che accolgono bambini 24/36 mesi) e delle Scuole d’infanzia paritarie, sia comunali che private. Il 7% dei finanziamenti statali servono a qualificare l’offerta, attraverso la formazione del personale, il coordinamento pedagogico e le azioni innovative. Sono previste quote di incremento per i Comuni montani (+2,8% del budget per le spese di gestione) e per il numero di bambini con disabilità certificata presenti nei servizi educativi e nelle scuole (+2,1%). Gli 8 milioni di provenienza regionale - anch’essi ripartiti tra Comuni e loro forme associative - sono destinati ad ampliare, consolidare e qualificare il sistema integrato dei servizi educativi per la prima infanzia, quindi Nidi e Servizi integrativi al nido per bambini da 0 a 3 anni, pubblici e privati convenzionati accreditati.
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