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Notizie Varie

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L'uomo e la malattia

musso

“Razionalità e umanità in medicina”. Chi negherebbe che oggi, nella scienza medica, manchi più che mai l’accordo fra queste due dimensioni? L’incontro conclusivo della decima edizione di Omeofest, festival dell’omeopatia e delle scienze umane, quest’anno sotto il titolo “Scienza e carità”, ha voluto mostrarci quali cosa impedisca nella medicina di considerare l’umano a tutto tondo, alla luce delle ultime novità del settore.
Ospiti alla conferenza il dott. Paolo Bellavite, medico ricercatore, già professore di patologia generale all’Università degli studi di Verona e specializzato in medicina alternativa, e don Emanuele Massimo Musso, docente di teologia morale nella sede di Piacenza dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Gli interventi sono stati coordinati dal dott. Maurizio Botti, medico omeopata.
“«Scienza e carità» - ha iniziato il dott. Botti -, una tematica attuale oggi, soprattutto dopo provvedimenti presi in campo medico come l’ultima legge sui vaccini, che sembra forzare le decisioni alla luce di una visione della scienza medica come infallibile. Questo è accaduto anche perché nei secoli lo scientismo ha pervaso di sé la medicina e i rapporti medico paziente: dove arriveremo di questo passo?”
“È dal XVII secolo che la medicina ha lavorato per svilupparsi in scienza - ha risposto il professor Bellavite -: questo ha portato un enorme sviluppo delle conoscenze, ma anche una visione riduzionistica della realtà, che cioè suddivide i problemi in tante piccole parti, ciascuna studiata nel dettaglio con la perdita di una dimensione d’insieme. Ma le conseguenze pratiche di quest’aumento di conoscenze sono molto limitate rispetto alla cura effettiva delle patologie, che mi piace chiamare malattie della complessità, in quanto coinvolgono più aspetti insieme. È anche per questo motivo che mi rivolgo spesso alla medicina alternativa - nel cui ambito si colloca lo spirito di Omeofest -, per allargare gli orizzonti”.
Una scienza sì, ma che si ponga in rapporto con la complessità della persona. Quale aiuto può dare la Chiesa a questa visione della medicina? “Il cristianesimo è una religione che ha a che fare con la corporeità, in Gesù il Verbo si è fatto Carne. Questo determina una somiglianza e una relazione di Dio con noi (relazione che si trova nella stessa Trinità). Credo che sia proprio questo rapporto quello che dovremmo ritrovare nella scienza medica: chi instaura una relazione nelle cure mediche non si sostituisce alla persona curata ma la aiuta a camminare con le proprie gambe, senza un’eccessiva insistenza e prepotenza nei suoi confronti”.
Per meglio dare spiegazione della dimensione dell’umanità in medicina l’incontro ha visto a a sorpresa l’esibizione dei medici clown Matteo Ghisalberti e Luca Isidori, della Cooperativa sociale Casa Morgana.

Alberto Gabbiani

Pubblicato il 16 maggio 2018

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Alla Biffi Arte «Dialoghi con la luce" di Emma Gobbi

luce

Si è conlcusa nell'Area Bookshop della Galleria Biffi Arte Piacenza   la mostra "Dialoghi con la Luce. Opere pittoriche di Emma Gobbi".
La sua essenza, la sua indomita forza vitale ispira e conduce Emma Gobbi verso l’espressione di opere che, cromaticamente organizzate, accendono lo sguardo interiore dell’osservatore che diventa “osservato”, in uno scambio intenso di energia vibratoria. Tutto ruota attorno ad un centro impalpabile, il non-visibile che si materializza e comunica all’anima il suo contributo all’amore resiliente e condiviso. (Nicoletta Novati)

Pubblicato il 16 maggio 2018

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Contributi ad hoc dalla Regione per i cori piacentini

coro gerberto e accompagnatoi in piazza rossa 35 1024

Il recente successo a Mosca del coro Gerberto diretto dal maestro Mazzoni è stato motivo d’orgoglio e l’occasione per porre l’attenzione sul prezioso patrimonio di tradizioni di cui i cori di montagna sono portatori nel territorio piacentino. “Il trionfo della formazione bobbiese al concorso internazionale è un riconoscimento importante che pone l’accento sul valore del canto popolare folkloristico”. È con questa premessa che i consiglieri regionali Gian Luigi Molinari e Katia Tarasconi spiegano il contenuto della risoluzione in cui si chiede siano attivate misure specifiche a favore dei cori di montagna, nell’ambito della programmazione della legge sulla musica. “Questo significa – spiegano – una definizione ad hoc dei criteri e delle modalità di accesso ai contributi previsti dalla Legge sulla musica, attraverso progetti di promozione delle tradizioni musicali locali, ma soprattutto della valorizzazione delle tradizioni musicali della montagna”. Secondo i consiglieri, i canti popolari rappresentano la più antica e radicata forma di trasmissione della storia, anche della lingua dialettale, in molte zone del nostro Appennino. “Tradizioni che non vanno disperse, essendo una vera e propria espressione culturale e patrimonio delle comunità montane. Non lasciamo che passi il messaggio che siano anacronistici, ma permettiamone la continuità: Gerberto e gli altri sono radici vive che ci ricordano chi siamo e da dove veniamo”, sottolineano.
Le associazioni e i gruppi che in diverse sedi e luoghi svolgono attività coreutica in Emilia-Romagna sono moltissime, nello specifico l’AERCO, l’Associazione emiliano-romagnola dei Cori, conta 212 cori associati. Su tutto il territorio piacentino sono 18. A Bettola c’è il coro A.N.A. Valnure; a Bobbio il Coro Gerberto; a Casaliggio (nel Comune di Gragnano Trebbiense) ci sono I Cantori di Casaliggio; a Cortemaggiore la Corale Cortemaggiore; a Ferriere il Coro Polifonico Le Ferriere; a Fiorenzuola d’Arda la Corale Città di Fiorenzuola, il Coro Folk Città di Fiorenzuola e il Coro Vallongina; a Gragnano Trebbiense il Coro San Michele Arcangelo; a Lugagnano Val d'Arda il Coro Montegiogo; a Piacenza l’Ass. Musicale Incanto Libero, il Coro CAI Piacenza, il Coro Polifonico Basilica Santa Maria di Campagna e il Coro Polifonico Farnesiano; A Podenzano il Coro Schola Cantorum e il Gruppo Vocale Gospel New Sisters; a Ponte dell’Olio il Coro Montenero; a S. Giorgio Piacentino la Schola Cantorum.

Pubblicato il 16 maggio 2018

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Alla Passerini Landi si parla di Congiuntivo

 passerini

Interessante incontro giovedì 17 maggio alla biblioteca comunale Passerini-Landi - Sala Augusto Balsamo nell'ambito della rassegna "Il maggio dei Libri", il Gruppo di lettura ha presentato "Viva il Congiuntivo! (Vi va il congiuntivo?)".
La Conversazione è stata tenuta da Vanna Schioppi e Maria Elena Roffi su usi ed abusi del modo verbale più elegante e dubbioso e sui cosiddetti tormentoni linguistici “assolutamente si” “ci sta” “un attimino” "piuttosto che” “quant’altro”, etc...
Ingresso libero e gratuito.

Pubblicato il 16 maggio 2018

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Santa Maria di Campagna, scrigno di curiosità

CuriositaPordenone

Curiosità su Santa Maria di Campagna, atto secondo. Dopo il successo del primo incontro a marzo, il refettorio del Convento dei frati minori ha ospitato una nuova conferenza sul medesimo tema.
A raccontare nuovi aspetti curiosi che riguardano la basilica mariana, Corrado Sforza Fogliani, Laura Bonfanti, Franco Fernandi, Cristian Pastorelli, Roberto Tagliaferri.

Il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza ha aperto gli interventi parlando della sepoltura di Pier Luigi in Santa Maria di Campagna.
«Non so quanti piacentini sappiano - ha osservato Sforza - che dopo la sua uccisione i congiurati gettarono il cadavere nel fossato per dimostrare al popolo, che protestava perché il duca era riuscito ad accattivarsi le simpatie delle classi minori, che era morto. Poi il corpo fu portato per due giorni in San Fermo. Da lì fu prelevato dai frati francescani che lo seppellirono in Santa Maria di Campagna, nella tomba presente in sacrestia».
CuriositaPordenone2Il presidente Sforza ha proseguito spiegando che dopo qualche po’ di tempo, il corpo di Pier Luigi fu portato all’isola Bisentina sul lago di Bolsena (diventata alla fine del 1300 di proprietà dei Farnese, che avevano fatto fortuna perché un componente della famiglia era il capo della milizia pontificia). «Ricordo che andai sull’isola, nella chiesa dedicata a San Francesco, dove ci sono due tombe - di altri Farnese - e tre scheletri. Sono convinto che il terzo scheletro sia di Pier Luigi Farnese. Il comandante dei Ris di Parma mi propose di effettuare l’esame del Dna, ma non lo ritenni necessario».

Laura Bonfanti ha citato tre curiosità riferite al Pordenone.
Secondo la tradizione, ci sarebbero due autoritratti dell’artista friulano: uno nel Duomo di Pordenone (su una colonna d’affresco del 1523) e uno in Santa Maria di Campagna, nella pala d’altare della cappella di Santa Caterina (San Paolo).
Il Pordenone, poi, aveva sempre con sé la spada (ne parla anche il Corna) perché temeva i seguaci di Tiziano (c’è tra l’altro un velo di mistero sulla sua morte avvenuta il 14 gennaio del 1539 in una locanda di Ferrara) e pare che anche durante la sua permanenza a Piacenza non se ne separasse mai.
Altra curiosità: anche la nostra città rese omaggio al pittore dedicandogli la strada (lo ha scritto Fausto Fiorentini ne “Le vie di Piacenza”) che collega via Dante a via Guglielmo da Saliceto.
Laura Bonfanti ha concluso ricordando tre fatti ai più sconosciuti che riguardano la basilica: si apprende, sempre dal libro del Corna (che, ha annunciato Sforza, verrà ristampato a cura della Banca), che nell’aera del Coro, alle spalle della statua della Madonna, troviamo il cuore di Francesco Farnese (sepolto a Parma per ragioni istituzionali e dinastiche); fu una sua volontà: voleva che il suo cuore restasse vicino all’adorata sorella Isabella. Due lapidi in sacrestia testimoniano la circostanza; Emilio Ottolenghi in “Storia di Piacenza” ci racconta che il 3 agosto 1638 un fulmine cadde sulla cupola di Santa Maria di Campagna senza recare danni, perché lo stesso fuoriuscì dalla porta della basilica rimasta fortunatamente aperta; Carmen Artocchini in “Tradizioni popolari piacentine” riporta di un esorcismo compiuto in Santa Maria di Campagna nel 1920 da padre Pier Paolo Veronese.

Il diacono don Franco Fernandi ha invece ricostruito la vita di un frate, sconosciuto ai più, che è sepolto in Santa Maria di Campagna, sotto l’affresco dell’Adorazione dei Magi (nella cappella Rollieri, dove si trova l’altare più prezioso della basilica, costruito a Roma con pietre come lapislazzuli e agate): stiamo parlando del Beato Marco da Bologna, lì nato nel 1405.
«Fu un gigante del francescanesimo e dell’osservanza, il movimento di riforma sorto in seno al francescanesimo per il ripristino dell’ideale francescano originale. Grande predicatore, fu uno dei fondatori dei Monti di pietà». Dichiarato beato nel 1868 da Papa Pio IX, padre Marco è collocato in un’urna di cristallo con all’interno un meccanismo che consente di sollevare il corpo per renderlo visibile ai visitatori.

Il pittore Cristian Pastorelli ha poi fatto un excursus delle sue opere principali dipinte e affrescate nel corso della carriera. “Ritrattista ufficiale” dei frati minori, Pastorelli ha fatto il ritratto a tanti personaggi noti: da Ferdinando Arisi (suo estimatore) a Vittorio Sgarbi, ai vescovi Monari e Mazza fino ad arrivare a Papa Francesco. Principale caratteristica dei suoi lavori, l’inserimento di personaggi di oggi in contesti del passato. Come si può vedere nei murales che il pittore sta realizzando nel chiostro del convento dei frati minori.

Roberto Tagliaferri della Banca di Piacenza , tra gli artefici dell’organizzazione della Salita al Pordenone insieme a Cristina Bonelli, ha ripreso il tema del camminamento degli artisti con particolare riferimento ai nomi incisi da cultori d’arte ed artisti saliti in cupola per studiare gli affreschi del Pordenone. Ne parlò per primo Attilio Rapetti in un articolo del Bollettino storico piacentino nel 1939, elencando circa 40 incisioni; poi Robert Gionelli e Carlo Omini ne hanno scoperte altre, arrivando a un totale di 80. Ora si sta cercando - per ognuno di questi nomi - di predisporre una scheda con le informazioni che si stanno raccogliendo.
Tagliaferri ha citato qualche esempio: Domenico Antonini, Bartolomeo Baderna (pittore barocco), Emilio Perinetti (allievo del Toncini che lasciò pure lui testimonianza del suo passaggio in cupola).

Corrado Sforza Fogliani ha ringraziato Roberto Tagliaferri per il prezioso lavoro, che sarà pubblicato su Bancaflash e diventerà oggetto di una prossima pubblicazione.

Pubblicato il 15 maggio 2018

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