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Sipario sul nostro Appennino: il Teatro sostiene la montagna e i suoi abitanti

 
 
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È pronta a tagliare il nastro la seconda edizione “Sipario sul nostro Appennino”, la manifestazione curata dal Gruppo Teatrale Quarta Parete e sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per realizzare un progetto di welfare declinato sui temi dello spettacolo e dell’aggregazione.
Dopo l’esordio dello scorso anno, la manifestazione torna infatti a proporre nelle località appenniniche più remote eventi teatrali rivolti ai residenti: gli anziani che sulle montagne vivono da sempre e i giovani nuclei famigliari che ne rappresentano il futuro.  I Comuni interessati saranno Farini d’Olmo e Ferriere (Alta Val Nure e Val d’Aveto), Zerba (Val Boreca), Coli e Bobbio (Alta ValTrebbia). Con una novità: quest’anno gli spettacoli saranno proposti ancor di più in luoghi non convenzionali per le recite artistiche, ma vicini alla vita quotidiana delle persone, come trattorie, locande e agriturismi.
La formula prevede sei appuntamenti, riuniti sotto il titolo Ritagli in Alta Valle, che vedranno impegnati gli attori di Quarta Parete in varie scene teatrali prese dai loro spettacoli, con la partecipazione del Gruppo Musicale San Lorenzo.
Saranno distribuiti in due week end di febbraio: il 4 e 5 nelle località di Coli, Vaccarezza e Pej e il 18 e 19 a Bruzzi, Mareto e Cattaragna.
Lo scopo è dunque intrattenere e creare aggregazione, come sottolinea il vicepresidente della Fondazione Mario Magnelli, coordinatore della Commissione Cultura: «La montagna è una risorsa importante per il nostro territorio e le nostre tradizioni: creare occasioni di incontro per i residenti, per le persone che fanno vivere il nostro Appennino, è un altro modo per sostenere queste preziose aree della nostra provincia».
«Il teatro è un modo straordinario per riunire le persone - gli fa eco la consigliera di amministrazione della Fondazione Elena Uber, che coordina la Commissione Welfare -.  Gli interventi con un risvolto sociale non sono da intendersi solo come iniziative di tipo assistenziale, ma più in generale come tutto ciò che può concorrere al benessere delle persone e alla loro possibilità di riunirsi in un territorio che si mantiene partecipato e vivo».
«Fin dalla sua nascita il gruppo Quarta Parete è sempre stato attento ai temi sociali e civili – ha sottolineato il regista e fondatore del gruppo Tino Rossi - è stato quindi naturale per noi pensare a un progetto che unisce e genera cultura e aggregazione».
«Siamo felici di poter ripetere l’esperienza dello scorso anno – riferisce Daniele Righi, attore e responsabile organizzativo e delle relazioni esterne -, il nostro gruppo teatrale è nato per essere vicino alla gente, per portare il teatro al di là della struttura classica di un palco, e con questa edizione di “Sipario sul nostro Appennino” saremo a contatto ancora più stretto con gli spettatori, in spazi non canonici, perché per noi il teatro è rapporto diretto con il pubblico, a cui speriamo di regalare un sorriso e anche lo spunto per qualche riflessione».
Alla conferenza stampa sono intervenute inoltre Paola Vincini, attrice e responsabile del settore Formazione di Quarta Parete, e Isabella Silenzi, assessore alla Cultura del Comune di Coli.

IL PROGRAMMA
Lo spettacolo, dal titolo RITAGLI, è composto da brevi atti unici, poesie, frammenti teatrali.
Sei gli appuntamenti, tutti a ingresso libero.

Week End 4/5 febbraio
4 Febbraio ore 16.30
Agriturismo La Torre a Gavi di Coli
4 Febbraio ore 21
Circolo Verdeluna di Vaccarezza
5 Febbraio ore 11
Locanda Belvedere di Pej di Zerba

Week End 18/19 febbraio
18 Febbraio ore 17
Bar Monte Lama a Bruzzi di Groppallo
18 Febbraio ore 20.30
Locanda dei Cacciatori di Mareto
19 Febbraio ore 11
Circolo Anspi di Cattaragna di Ferriere

Per info: 328 4260474 – 347 7246738

Nella foto, i relatori alla presentazione del progetto in Fondazione.

Pubblicato il 1° febbraio 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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