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«Riflessi in Sospensione»: 25 anni di ricerca di Paolo Terdich

terdich

 

 

Nel Salone Monumentale di Palazzo Gotico, il 29 novembre, si è inaugurata “Riflessi in Sospensione”, la mostra dedicata ai 25 anni di carriera di Paolo Terdich, pittore figurativo dalla vocazione internazionale e noto per la sua maestria nella rappresentazione dell’acqua. Un ritorno nella sua Piacenza, non solo celebrativo, ma profondamente intimo.

La città accoglie il suo artista

Ad aprire la serata è stato l’assessore alla cultura e al turismo Christian Fiazza, che ha spiegato come la scelta di Palazzo Gotico non fosse soltanto un omaggio alla qualità della mostra, ma un modo per restituire all’artista un luogo simbolico della città che lo ha visto crescere come uomo e come pittore. Piacenza – ha sottolineato – è orgogliosa di ospitare questa tappa del suo percorso, consapevole che non si tratta di un punto d’arrivo, ma di un passaggio in un viaggio artistico ancora in pieno movimento. Nel suo intervento, Fiazza ha citato due nuclei importanti della mostra: il progetto Esodo, celebrato anche in sede parlamentare, e la serie Acqua, per lui particolarmente cara. Opere che evocano freschezza, fluidità, trasformazione: caratteristiche che sembrano raccontare la stessa vita dell’artista, fatta di continui attraversamenti.

quadri

L’associazione che costruisce ponti

Maria Lisa Skarpa, presidente dell’Associazione Luci e Ombre - Arti Visive Piacenza e curatrice dell’iniziativa, ha portato l’attenzione sul percorso che ha reso possibile questo evento.
Ha ringraziato il Comune per la collaborazione, sottolineando quanto fosse significativo poter portare un artista piacentino in uno spazio tanto prestigioso, raramente dedicato ai pittori locali negli ultimi anni. La mostra nasce dalla volontà dello stesso Terdich di affidare all’associazione la celebrazione dei suoi 25 anni di carriera, scegliendo la sua città natale per un ritorno profondamente simbolico. Skarpa ha ricordato la missione del gruppo: essere un ponte tra chi crea e chi guarda, costruire percorsi accessibili e densi di significati.

Il “realismo emozionale” secondo Alberto Moioli

Il critico d’arte Alberto Moioli, direttore editoriale dell’Enciclopedia d’Arte Italiana, ha portato con sé non solo un’analisi critica, ma un legame personale coltivato in 25 anni di vicinanza professionale e umana. Ha definito Terdich un “uomo buono”, sottolineandone la gentilezza rara, la dedizione allo studio, l’attenzione continua al pensiero che sostiene ogni opera. La sua definizione più incisiva è stata realismo emozionale: l’arte di Terdich non si limita a riprodurre ciò che l’occhio vede, ma chiede allo spettatore di guardare oltre, di leggere ciò che è nascosto tra le pieghe, come accadeva per Mark Rothko che, nelle finestre chiuse della Biblioteca Laurenziana, non trovava un limite, ma un’apertura alla concentrazione.

Le tele di Terdich, soprattutto quelle dedicate all’acqua diventano finestre chiuse sul rumore del mondo. Invitano a rallentare, ascoltare il silenzio, immergersi in una quiete che è anche introspezione.

Poi c’è Esodo, definito da Moioli un “passaggio fondamentale”. Un racconto intimo, doloroso, radicato nella storia familiare dell’artista e nella tragedia dell’esodo giuliano-dalmata.
Ha citato, commuovendosi, un’opera particolarmente toccante: una madre che stringe la mano della figlia mentre lascia per sempre la sua terra. La madre consapevole del vuoto, la bambina inconsapevole del peso del gesto. Un’immagine che diventa memoria collettiva.

La voce dell’artista

Paolo Terdich ha preso la parola con discrezione, come chi preferisce che siano le opere a parlare. Ha ringraziato gli organizzatori, il Comune e tutti i presenti, poi ha accompagnato idealmente il pubblico nel “percorso” che la mostra rappresenta.

Ha ricordato i suoi quasi cinquant’anni di pittura e la prima personale al Cairo, 25 anni fa, tappa che gli diede il coraggio per continuare. Ha parlato dei periodi trascorsi all’estero, delle scoperte, delle difficoltà, dei sacrifici per la famiglia. Ha illustrato la struttura della mostra: dai primi quadri sui “dati della natura” alle sezioni dedicate all’acqua, ai lavori più recenti come L’Ossessione, nato da suggestioni cinematografiche, ma rielaborate in modo personale. Infine è tornato su Esodo, progetto che ha avuto anche un riconoscimento istituzionale con l’esposizione alla Camera, il 15 febbraio a Roma. Un lavoro che non è solo memoria storica, ma un omaggio ai membri della sua famiglia che ne furono vittime. Un gesto di responsabilità verso il passato e verso il presente.

Un viaggio sospeso tra luce, silenzi e profondità

“Riflessi in Sospensione” è dunque un’antologica che va oltre la semplice retrospettiva, è un cammino attraverso le soglie del tempo, è l’acqua che scorre e la memoria che resta, è l’artista che torna nella sua città, non per chiudere un cerchio, ma per aprirne uno nuovo. La mostra rimarrà aperta fino all’8 dicembre: un invito a immergersi, a lasciarsi attraversare dalla luce e dai silenzi, a guardare dentro quelle “finestre chiuse” che, come ha ricordato Moioli, rivelano molto più di ciò che lasciano intravedere.

Riccardo Tonna

Nelle foto: l'inaugurazione della mostra “Riflessi in sospensione”  di Paolo Terdich a Palazzo Gotico e uno dei quadri in esposizione.

Pubblicato il 1° dicembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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