Gabriele Nissim interviene al Salone «Nelson Mandela» in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria
Martedì 4 febbraio alle ore 18 al Salone “Mandela” della Camera del Lavoro di Piacenza (via XXIV Maggio 18) per "Musica al Lavoro - rassegna di musica e parole" interviene lo scrittore e giornalista Gabriele Nissim, fondatore del "Giardino dei Giusti" di Milano. L'iniziativa, a cura di Cgil e Arci, rientra nelle celebrazioni per Giornata della memoria.
L'incontro sarà animato dall'accompagnamento musicale della Kletzband, con Erio Reverberi al violino e Gian Pietro Marazza alla fisarmonica.
L'evento, patrocinato al Comune di Piacenza, è realizzato grazie al contributo di Fondazione di Piacenza e Vigevano, AbiCoop Piacenza, UnipolSai, Agos Ducato, Radio Coop, Coop Alleanza 3.0.
Gabriele Nissim, ha realizzato numerosi documentari per le reti televisive di Canale 5 e della Svizzera Italiana sull’opposizione clandestina al comunismo, sui problemi del post-comunismo e sulla condizione ebraica nell’Est Europa. Ha lavorato per i periodici Panorama e Il Mondo e per i quotidiani Il Giornale e Corriere della Sera. È presidente di "Gariwo, la foresta dei Giusti" che ricerca in tutto il mondo i giusti di tutti i genocidi. Per Mondadori ha pubblicato nel 1995 “Ebrei invisibili. I sopravvissuti dell’Europa orientale dal comunismo ad oggi” (con Gabriele Eschenazi), nel 1998 “L’uomo che fermò Hitler. La storia di Dimitar Peshev che salvò gli ebrei di una nazione intera”, nel 2003 “Il tribunale del bene. La storia di Moshe Bejski, l’uomo che creò il Giardino dei Giusti” (ora nella collezione Oscar), nel 2007 “Una bambina contro Stalin”, nel 2011 “La bontà insensata”, nel 2015 “La lettera ad Hitler”. Per Bruno Mondadori, insieme ad altri, ha scritto “Storie di uomini giusti nel Gulag”.
Al Festival della cultura e della libertà il racconto del giornalista piacentino
Non si è parlato solamente dello stato di salute del diritto di proprietà in Italia, alla quarta edizione del Festival della cultura della libertà che si è svolta a Piacenza a Palazzo Galli per iniziativa dell’Associazione dei Liberali Piacentini in collaborazione con Confedilizia, Il Foglio, il Giornale ed European students for liberty. L’ultima delle dieci sessioni nelle quali si è articolata la manifestazione, ha infatti ospitato il giornalista del TG5 Luigi De Biase (piacentino, ha collaborato anche con il nostro settimanale agli inizi della sua carriera), che ha raccontato la sua recente (e non ancora ultimata) esperienza in Yakutia (Siberia orientale) sulle tracce dei gulag sovietici. Un tema di grande interesse per i Liberali Piacentini, che stanno conducendo una grande operazione verità rispetto al fatto che i crimini del comunismo siano considerati uguali a quelli del nazionalsocialismo (concetto finalmente fatto proprio dal Parlamento europeo). L’Associazione Luigi Einaudi organizza da tre anni a questa parte viaggi per raccogliere testimonianze nelle lontane terre dove furono deportate milioni di persone dal regime sovietico (Kazakistan, Paesi Baltici e, quest’anno, la meta è già stata individuata in Berlino), promuovendo conferenze e mostre fotografiche per dare testimonianza delle atrocità compiute. Luigi De Biase affiderà invece a un documentario il racconto di quello che ha scoperto nella più estesa unità amministrativa del mondo, un territorio di 3 milioni di chilometri quadrati con un solo milione di abitanti e ricchissimo di materie prime, tra le quali oro, petrolio e gas naturale.
«È la prima volta - ha rivelato il giornalista al pubblico del Festival - che mostro parte di ciò che ho raccolto per la realizzazione di un documentario di 60 minuti che sarà pronto nella seconda metà del corrente anno. In queste terre inospitali, con temperature invernali che possono raggiungere i 70 gradi sotto zero d’inverno e i 40 d’estate, con un’escursione termica di 110 gradi, furono deportati ai tempi di Stalin centinaia di migliaia di prigionieri, rinchiusi nei campi di lavoro, impiegati nelle miniere e nella costruzione della cosiddetta "strada delle ossa" (nella foto, così chiamata per l’alto numero di deportati che vi persero la vita, ndr), voluta dallo stesso Stalin». La scorsa estate l’inviato del TG5 si è recato nelle impervie zone della tundra accompagnato da un operatore russo e da un cacciatore del posto. Ha incontrato figli e nipoti dei prigionieri (polacchi, ucraini che hanno scelto di rimanere a vivere lì) e il popolo indigeno, mongoli che si sentono eredi di Gengis Khan. L’obiettivo: trovare traccia di un villaggio-gulag inghiottito dalla vegetazione della tundra. «Con l’aiuto di un drone abbiamo perlustrato un’ampia zona - ha raccontato De Biase - e trovato i resti di un villaggio dove vivevano centinaia di prigionieri. Questo è molto importante perché consente di ricostruire una parte di storia in collaborazione con i russi, che solo da 7-8 anni hanno iniziato a fare i conti con questo scomodo passato (a Mosca è stato realizzato un museo sui gulag finanziato da privati, ndr), anche se a livello sociale c’è ancora molta difficoltà ad affrontare l’argomento. Il cacciatore che ci ha accompagnato, per esempio, mi ha scongiurato di toglierlo dalle riprese video che entreranno nel documentario. I prigionieri vivevano la quotidianità in un luogo selvaggio, freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate, con una quantità d’insetti insopportabile e inimmaginabile».
Al ritorno dall’avventurosa scoperta del campo di prigionia, il cacciatore locale ha affidato al giornalista piacentino un libro compilato nel 1944-1945 dal capo ingegnere che costruì il gulag, con le istruzioni sui sistemi di costruzione della struttura (alcune pagine sono state proiettate per la prima volta in pubblico, a lato il disegno della torre di avvistamento). «Un documento eccezionale - ha spiegato il giornalista -, che apparteneva al servizio segreto precursore del Kgb e che ha cambiato l’impostazione del lavoro che sto facendo, dove il gulag ha assunto un’altra dimensione nel mio racconto. In quel libro si capisce che il regime schematizzava la manifattura dei villaggi-prigione. Ci sono i disegni delle baracche, che potevano ospitare fino a 20 persone e che sembravano di buona fattura, perché per propaganda si voleva dimostrare che i prigionieri erano trattati bene. E c’è il disegno della torre d’avvistamento, che nei gulag non mancava mai».
Fra un paio di settimane Luigi De Biase tornerà in Yakutia per girare le riprese invernali del documentario, che verrà prodotto dalla Omnia, società di Piacenza, con il sostegno di alcuni imprenditori locali.
L’Associazione dei Liberali Piacentini Luigi Einaudi ha ricordato per il terzo anno consecutivo il genocidio armeno e la “tragedia dimenticata” della deportazione degli italiani della Crimea nei gulag sovietici in Kazakhistan, avvenuta la notte del 29 gennaio 1942. Dopo Bobbio e Lugagnano, quest’anno una rappresentanza dell’Associazione Liberali si è recata a Nibbiano (Comune Alta Val Tidone), accolta dal sindaco Franco Albertini, dall’assessore Giovanni Dotti, dal presidente dell’Associazione “La Valtidone” Valentino Matti e dal titolare della filiale della Banca di Piacenza Lorenzo Bersani, che hanno accompagnato la delegazione (tra i presenti, l’avv. Corrado Sforza Fogliani e il vicepresidente dell’Associazione dott. Carlo Giarelli) tra le vie dell’accogliente borgo. Nella chiesa parrocchiale di San Pietro don Giuseppe Bertuzzi, coadiuvato da don Sergio Sebastiani, ha celebrato la messa in suffragio delle vittime di genocidi. «Oggi 27 gennaio - ha spiegato don Giuseppe - è il Giorno della Memoria a 75 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz; ed è significativo che si ricordino anche altri stermini: nel 1915-1916 in Armenia si consumò il primo genocidio del XX secolo con un milione e mezzo di morti; la nostra comunità di Crimea, che lì si era insediata nell’800 proveniente soprattutto dalla Puglia, fu invece deportata nel 1942 nei campi di lavoro sovietici solo per il fatto di essere italiani, quindi alleati della Germania di Hitler. Tornarono in pochissimi. Oggi è doveroso ricordare e pregare per tutte le vittime innocenti. Grazie per aver scelto questa chiesa».
Prosegue con successo, ormai da anni, la collaborazione solidale tra i Giovani di Confagricoltura Piacenza - Anga e la Confraternita di Misericordia Piacenza Onlus per il progetto "dona un tappo alla Misericordia ti tornerà in solidarietà". Nei giorni scorsi grazie ai fondi provenienti dalla raccolta tappi e materiale plastico che Anga ha attivato in tutti gli uffici di Confagricoltura è stato consegnato al presidente dell’Hospice Casa di Iris, Sergio Fuochi, un assegno simbolico del valore di euro 500. E’ infatti pari a questo importo il ricavato della raccolta utilizzato per acquistare e donare alla struttura di assistenza un compressore per materassi con regolazione del comfort per i degenti. Alla consegna hanno provveduto il presidente dei Giovani di Confagricoltura Piacenza, Corrado Peratici, il responsabile della raccolta tappi e materiale plastico della Misericordia, Carlo Ferrari, insieme alla segretaria di Anga, Sabrina Anaclerio. “Abbiamo contribuito volentieri – ha commentato Peratici – Anga è da sempre molto attenta alle necessità del territorio, ed attiva, con diverse iniziative di solidarietà. Siamo contenti di aver partecipato al progetto e continueremo a collaborare con la Confraternita di Misericordia”. “Portiamo avanti questo progetto da otto anni – ha sottolineato Ferrari – servono diverse tonnellate di tappi e materiale e plastico per poter raccogliere i fondi necessari all’acquisto di strumenti e dispositivi che poi noi doniamo alle varie realtà che ne hanno bisogno. E’ una rete solidale che coinvolge diverse associazioni ed Anga è sempre molto solerte”. “Strutture come questa sono fondamentali – ha sottolineato Peratici – il nostro è un piccolo gesto che vuole essere anche un messaggio di attenzione per chi affronta percorsi delicati trovando qui un supporto insostituibile”.
Nella foto da sinistra: Sandro Pavesi, Sergio Fuochi; Corrado Peratici, Carlo Ferrari.
L’Unione Valnure e Valchero – che comprende i comuni di Carpaneto, Gropparello, San Giorgio, Podenzano e Vigolzone – ha pubblicato e distribuito in molte case del suo territorio un vademecum relativo al gioco d’azzardo patologico e alle dipendenze. Il volume tematico, realizzato in collaborazione con le Amministrazioni comunali, la Polizia Locale e i tanti commercianti che hanno sponsorizzato la pubblicazione, è un modo per mettere in guardia e sensibilizzare la popolazione su un tema molto delicato. È attualmente in corso la fase di distribuzione, tramite il classico “porta a porta”. “Come Unione – ha spiegato l’attuale presidente, Claudio Ghittoni, sindaco di Gropparello - abbiamo avvertito la necessità di fare più informazione, anche attraverso questo opuscolo, perché riteniamo che l’impegno di tutta la comunità costituisca una rete di sicurezza, alla quale aggrapparsi nei momenti di sconforto, sapendo che non si è soli e soprattutto che c’è il modo di affrontare e risolvere anche questa problematica. Con la convinzione che questa iniziativa possa essere un contributo verso la consapevolezza che il gioco d’azzardo è una vera e propria patologia e, in quanto tale, deve essere curata”. “Il gioco d’azzardo – aggiunge il comandante della Polizia Locale dell’Unione Valnure e Valchero, Paolo Giovannini - non è solo un fenomeno sociale, ma una vera e propria malattia, che rende incapaci di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze”. “È una condizione – prosegue il comandante - molto seria che può arrivare a distruggere la vita. Durante i periodi di stress o depressione, l’urgenza di dedicarsi al gioco può diventare completamente incontrollabile. Si può arrivare a trascurare lo studio o il lavoro, fino a commettere furti o frodi. Può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenze da droghe o da alcol fino al suicidio”. Per questo l’Unione ha deciso di investire risorse economiche nell’informazione e nella prevenzione di questa forma di dipendenza. Il libretto distribuito tratta anche altre dipendenze, come quella da alcol e droghe o anche da internet. Il gioco d’azzardo è un’attività inutile e pericolosa, una trappola che può coinvolgere tutti e da cui è spesso complesso uscire. Il gioco ci attira facendo credere che guadagnare molti soldi sia facile: vincere è invece realmente frequente quando si tratta di piccole somme, ma improbabile nel caso di grosse vincite. Sul lungo periodo, poi, le grandi entrate vengono bilanciate dalle innumerevoli perdite. Chi vince, nel tempo, è sempre il banco. In questo meccanismo, le persone fragili sono ancora più a rischio. L’un per cento della popolazione è catturato da questa trappola: una percentuale che sembra piccola. In realtà per ogni persona catturata da questa patologia, vengono inevitabilmente coinvolti da 5 a 10 familiari per ciascun giocatore, con conseguenze devastanti. Per questi motivi, i comuni di Vigolzone, Podenzano, San Giorgio, Gropparello e Carpaneto, riuniti nell’Unione Valnure e Valchero, hanno deciso di fare informazione e spedire a casa dei cittadini questo manuale. Pubblicazione resa possibile dalla generosità dei tanti commercianti e imprenditori del territorio, che hanno sponsorizzato l’iniziativa a beneficio di tutta la collettività.
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