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Con Cristo tutto rinasce dall’inizio

La benedettina madre Emmanuel Corradini ha aperto a Piacenza la Grande Festa della Famiglia

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“Che cos’è l’uomo davanti a Dio? È questa la domanda che ci guida nel guardare alla famiglia, luogo della relazione - ha detto madre Emmanuel Corradini, abbadessa del monastero benedettino di San Raimondo a Piacenza nell’incontro di apertura della Grande Festa della famiglia -. La famiglia è il luogo privilegiato dell'amore di Dio, ma anche un monastero è un luogo di relazioni. Siamo perciò molto vicini nella nostra esperienza”. L’incontro è stato introdotto dalla prof.ssa Sannita Luppi, presidente del Forum delle famiglie.


Il racconto biblico

Nel racconto del libro della Genesi al capitolo 3, dopo aver mangiato del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, l’uomo e la donna - ha spiegato madre Emmanuel - si accorsero di essere nudi e si nascosero all’arrivo di Dio che passeggiava nel giardino.
L’uomo e la donna si sono separati da Dio, sono nudi, ma Dio non li abbandona e li riveste. Mette loro una tunica che è il simbolo della Misericordia con cui Lui stesso ci riveste nelle nostre persone e nei nostri rapporti. L’amore è l’incontro straordinario di due fragilità tenute insieme dalla misericordia. Il serpente, che spinge l’uomo e la donna a mangiare del frutto, è simbolo della fertilità, ma è anche simbolo del pericolo che si nasconde e dell’irrazionalità. Quanti serpenti abbiamo oggi che vogliono allontanarci da Dio, mostrandolo come un dio tirannico, senza amore!

15set pubblicoLa logica del serpente

Il serpente - ha aggiunto madre Emmanuel - provoca l’uomo: credi davvero che Dio si occupi di te? Credi che ti ami veramente? Il serpente di ieri e di oggi porta solo alla scoperta della nudità, di quello che ti manca. Il serpente ti sveste, ti porta al nulla, ti svela nell’intimo e ti spoglia di tutto. Questa nudità è vista dall'uomo e dalla donna con paura. Ma la bellezza è che l’uomo scoprendo il suo limite, si rende conto che Dio è lì, non lo condanna e lo sta cercando. Dio ama la mia debolezza, anzi in Cristo si è rivestito della mia debolezza.

La rivoluzione della misericordia

Se l’uomo si richiude in se stesso, il suo io si riempie di sfiducia, di distruzione. Se invece il mio limite è consegnato a Cristo, allora l’amore rinasce proprio grazie al sacramento del matrimonio. È guardando Cristo che io posso capire chi sono io e chi è l’altro. La misericordia di Dio è capace di cambiare il mio modo di guardare l’altro. Se c’è misericordia, un rapporto è vero e porta l’altro a svelarsi. Dobbiamo continuamente attingere la misericordia per poter amare continuamente e dare un senso pieno alla vita.

Cercare l’altro

Non fuggiamo - ha proseguito la religiosa - lo sguardo di Cristo. Guardiamolo sulla Croce perché solo da lì l’uomo si sente amato e guarito. La misericordia mi risana dalle mie inadempienze, dalle mie debolezze. I sacramenti sono il bastone per continuare il cammino.
Come Dio mi cerca, così anche noi siamo chiamati ad andare a cercare l’altro, dove si nasconde. Non posso far finta che l’altri non esista. L’altro è scritto dentro di me, l’altro completa me stesso, se no, zoppicherò per tutta la vita. Oggi spesso si cerca l’altro non per amore, ma per usarlo, perché ti senti solo.


Perdonare e risorgere

Con la misericordia vedi l’altro prima del suo errore, come un mistero, come una novità da conoscere sempre in modo nuovo. Non dobbiamo avere la presunzione di conoscere l’altro. L’altro è segno di Dio, perciò è un mistero. Se tu lo guardi con occhi diversi, l’altro esce davvero come persona a e risorge davanti a te. La misericordia ricrea l’uomo.
La preghiera è il luogo in cui mi avvicino all’altro e permetto all’altro di avvicinarsi a me. Dalla preghiera nasce il perdono con cui amo l’altro senza giudicarlo.
La via privilegiata della misericordia è il perdono. Abbiamo bisogno di uomini e donne di misericordia per riconoscere che Dio è più grande del nostro cuore. Con Dio si può ripartire ogni giorno, con la forza di fare il primo passo. Il perdono non è una semplice smacchiatura, ma una vera risurrezione perché ridà dignità all’altro. Dio è più grande del nostro peccato.

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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