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Notizie Varie

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Educare alla bellezza attraverso la musica

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Due amici in un salotto, una tromba, una fisarmonica e tanto amore per la musica che ha spalancato occhi, mente e cuore alla bellezza della vita; questa la cornice di un incontro quasi informale fra persone che l’educazione la vivono come una passione-missione. Questo è stato sabato 22 novembre nel salone del Preziosissimo Sangue dove, in occasione dei 60 anni della scuola dell’Infanzia parrocchiale ci si è voluti trattenere sul valore di educare alla bellezza perché, ha commentato il parroco don Paolo Cignatta introducendo la serata, “ un bambino non si educa riempiendolo di cose, ma aprendolo alla meraviglia”.
“Per questo - ha ripreso il parroco -  da anni la nostra scuola ha scelto un indirizzo chiaro: educare attraverso la bellezza dell’arte (musica, danza, teatro, colore e scultura) non per “aggiungere” qualcosa, ma per permettere ai bambini di dire se stessi attraverso linguaggi che arrivano prima della parola. L’arte - ha concluso - insegna a guardare, ad ascoltare, ad attendere, ad accordarsi: educa alla relazione, alla sensibilità, all’armonia interiore”.

Ha quindi introdotto il prof. Giovanni Grandi che con la musica accompagna generazioni di giovani e li accompagna a riconoscere la bellezza dell’ascolto e il maestro Julyo Fortunato, che porta ogni giorno nella scuola della parrocchia la musica.
Giovanni Grandi si è espresso fra esibizione, esperienza e testimonianza suonando, raccontando il suo percorso di maturazione e crescita grazie alla musica.  “Il mio maestro di musica era l’unico adulto che desideravo imitare - ha detto- e mostrando video legati al suo impegno con i giovani che hanno testimoniato una grande passione, un grande lavoro ma soprattutto una bellezza unica dipinta sul volto di tanti ragazzi impegnati a suonare il proprio strumento insieme agli amici, perché la musica d’insieme si fa con gli altri, non da soli, ed è uno degli aspetti vincenti rispetto allo strumento studiato individualmente, la musica d’insieme è riconoscere quanto hai bisogno dell’altro, la musica d’insieme è accattivante perché l’orchestra, è come la squadra nello sport!”
La musica per Grandi è stata una grazia che gli ha fatto scoprire la bellezza della vita e della fede e, gli ha fatto raggiungere la consapevolezza che solo educandoti puoi educare alla bellezza e puoi accompagnare ogni bambino, ogni ragazzo a riconoscere la strada giusta, quella che ti fa camminare perché hai incontrato qualcosa di bello, di vero, di grande.

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Julyo Fortunato è insegnante nella scuola materna; lui ha ripercorso la sua esperienza di vita sempre legata alla musica e ha raccontato come, attraverso di lei, ha fatto incontri determinanti che l’hanno portato anche a passi importanti di fede. Giovanni Grandi e Julyo Fortunato hanno allietato questo tempo di riflessione suonando pezzi bellissimi che hanno toccato le corde più profonde del cuore dei presenti. Al termine i bambini che erano ospitati a scuola per la proiezione di un film musicale hanno raggiunto i genitori per completare la serata con un canto finale tutti insieme e la conoscenza di tromba e fisarmonica.

D. G.

Pubblicato il 25 novembre 2025

Nella foto i musicisti Giovanni Grandi e Julyo Fortunato all'incontro nel salone del Preziosissimo Sangue.

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Se vuoi la pace conosci la guerra: i lati invisibili dei conflitti

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Ogni giorno sentiamo notizie riguardanti i vari conflitti che stanno accadendo nel mondo. Tramite i nuovi medium dell’informazione riceviamo notizie in tempo reale e riusciamo così ad acquisire abbastanza elementi per comprendere i casus belli e ciò che molte persone sono costrette a subire ogni giorno. Nonostante ciò, tutto quello che recepiamo dai mass media è filtrato e influenzato dall’opinione pubblica e non ci restituisce la realtà dei fatti a trecentosessanta gradi. Questi accadimenti sono così frequenti da portarci all’assuefazione e, di conseguenza, all’indebolimento della nostra sensibilità. Per questo, per capire davvero ciò che accade, diventa fondamentale ascoltare le esperienze di chi ha toccato con mano la realtà dei conflitti: solo attraverso queste testimonianze possiamo costruire una visione più completa. 
Noi ragazzi del Respighi abbiamo avuto l’opportunità e la fortuna di confrontarci, durante un incontro a Palazzo Gotico, con Nico Piro, giornalista e inviato di guerra del TG3, oltre che scrittore, che ha documentato a lungo il conflitto in Afghanistan anche dal punto di vista dei cittadini di Kabul. L’evento, moderato dalla professoressa Tiziana Albasi e organizzato dal professor Carlo Colombini, ha visto anche la partecipazione dell’assessore alla cultura di Piacenza, Christian Fiazza, e della nostra direttrice, la professoressa Elisabetta Ghiretti. Durante l’incontro, ho avuto l’opportunità di leggere ad alta voce un passo del libro di Piro, Se vuoi la pace conosci la guerra, condividendo così con i presenti le parole che descrivono le vite spezzate dai conflitti. Questo momento ha reso ancora più concreto il racconto del giornalista e ci ha permesso di entrare in contatto diretto con le esperienze dei civili in Afghanistan.

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Grazie alle riflessioni di Piro, abbiamo potuto ascoltare un punto di vista interno ai conflitti. Come scrive nel suo libro: “In guerra i bambini devono rinunciare alla scuola, quindi ai loro sogni di diventare, da grandi, medici, professori, calciatori, disegnatori di moda, artisti.” Questa frase riassume il fulcro del suo discorso. Nico Piro ha sottolineato come le vere vittime della guerra siano i civili, in particolare i più deboli, le cui vite vengono spezzate e, in troppi casi, interrotte. Pensiamo ai bambini che hanno visto i loro sogni andare in frantumi per colpa di eventi di cui non hanno alcuna responsabilità. Inoltre, Piro ha evidenziato che chi combatte la guerra spesso non crede davvero in ciò che sta facendo. Sono altri (governi, leader e chi detiene il potere) a dirigere i conflitti, perseguendo i propri interessi e rimanendo dietro le quinte senza sporcarsi le mani. In molti casi, la guerra diventa uno strumento per distogliere l’attenzione dai problemi interni dello Stato, mentre le vite dei civili e dei soldati restano esposte alle conseguenze delle decisioni altrui.
L’incontro con Piro e le testimonianze riportate nel suo libro ci hanno mostrato che la guerra non è soltanto un flusso di notizie o immagini sui media: dietro ci sono persone reali, vite spezzate e sogni infranti. Se vuoi la pace conosci la guerra ci insegna quanto sia fondamentale ascoltare chi vive questi eventi in prima persona. Ma non basta conoscere: il vero cambiamento dipende da noi, giovani, che possiamo rifiutare l’assuefazione all’orrore e impegnarci a costruire una società più consapevole e attenta ai diritti di tutti. Solo così possiamo sperare di invertire le tendenze che rendono la guerra una realtà accettata.

Alessandro Bernazzani
Arianna Paganini

Pubblicato il 25 novembre 2025

Nelle foto, l'incontro del giornalista Piro con gli studenti del Respighi.

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Il Rotary Club Fiorenzuola in pellegrinaggio a Roma: un percorso emotivo e identitario

I soci del Rotary Club Fiorenzuola in Piazza San Pietro


Tre giorni intensi, densi di storia, incontri e spiritualità. Il Rotary Club Fiorenzuola d’Arda guidato dal presidente Rinaldo Onesti ha vissuto così il suo pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo 2025: non un semplice viaggio culturale, ma un percorso emotivo e identitario, alla ricerca di una Roma diversa, meno scontata, più profonda.

Il viaggio verso la Capitale e il primo tuffo nella Roma nascosta
Il gruppo – 43 partecipanti tra soci, amici e ospiti, guidati dal presidente Rinaldo Onesti con la presenza del Prefetto del Distretto 2050 Stefano Pavesi – è partito da Piacenza all’alba. Arrivati alla stazione Termini, i rotariani hanno raggiunto l’Hotel Genio, a pochi passi da Piazza Navona, dove è iniziata la prima immersione nella città eterna. Roma, sin dai primi istanti, si è presentata come un mosaico di storie: da Piazza della Repubblica alle Mura Aureliane, da Via Veneto con la sua atmosfera dolce-vitaia fino al verde di Villa Borghese e ai Parioli, quartiere elegante affacciato su Piazza del Popolo.
“I nostri occhi si sono illuminati: il fascino di questa città conquista tutti”, ha scritto una socia nel suo diario di viaggio, riportando non solo luoghi, ma suggestioni, emozioni, percezioni. La prima vera sorpresa è arrivata sotto Piazza Navona: la visita ai sotterranei dello
Stadio di Domiziano, patrimonio UNESCO, ha rivelato a molti una Roma invisibile, dimenticata, fatta di marmi, archi e gradinate che raccontano la vita dell’antica Urbe con una potenza evocativa inattesa.

Tra piazze iconiche e storie di Roma
Il pomeriggio ha segnato il passaggio alla Roma “classica”, quella che tutto il mondo conosce ma che, guidati da Maurizio di ASIARCA, i soci hanno percorso con un occhio diverso. Trinità dei Monti, Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi, il Pantheon: luoghi magnifici ma spesso attraversati distrattamente, che invece, grazie a spiegazioni puntuali e alle audio-guide, hanno rivelato dettagli insoliti, curiosi, sorprendenti. La giornata si è conclusa nei pressi della Bocca della Verità, dove una cena animata da due musicanti ha trasformato la serata in un piccolo spettacolo conviviale: un’immersione nella romanità vera, fatta di stornelli, battute e sorrisi.

Tra fede, arte e archeologia: una domenica che lascia il segno
La domenica mattina ha spalancato la dimensione spirituale del viaggio: alcuni soci hanno assistito alla messa in San Pietro attraverso i maxischermi in piazza, mentre tutti si sono riuniti alle 12 per l’Angelus di Papa Leone XIV, un momento corale che ha saldato il senso del pellegrinaggio.
Ma la tappa più sorprendente è stata la
Basilica di San Clemente, un capolavoro stratificato: un livello medievale, uno paleocristiano e, ancora sotto, un mitreo romano. Luoghi che permettono di “sentire” fisicamente il passare dei secoli, un unicum capace di parlare tanto ai credenti quanto agli appassionati di storia, arte o archeologia .
La visita , supportata dalla presenza di una validissima guida, è proseguita con il Colosseo, i Fori e il Campidoglio. Roma, in quelle ore, ha mostrato tutta la sua grandezza, ma anche la sua fragilità: pietre millenarie che resistono, pur ricordando la caducità del tempo. La sera, invece, è stata un omaggio alla vivacità contemporanea della città: Trastevere, con le sue trattorie e i suoi vicoli intrisi di vita, ha accolto il gruppo con una cena genuina, in cui amatriciana, carbonara e dolci romani sono diventati una forma ulteriore di condivisione.

Il passaggio della Porta Santa del Rotary CLub Fiorenzuola dArda

Nella foto, l'ingresso alla Porta Santa.



La Porta Santa e l’incontro con il Rotary di Roma: il cuore del viaggio
Lunedì mattina il pellegrinaggio ha raggiunto il suo culmine. Percorrendo Via della Conciliazione, il gruppo si è diretto verso la Porta Santa della Basilica di San Pietro. L’attraversamento della Porta è stato un momento di profonda emozione, vissuto in silenzio, con intensità, quasi in un tempo sospeso. Subito dopo, la visita alla Pietà di Michelangelo e alla tomba dell’apostolo Pietro ha chiuso la parte spirituale del viaggio con una nota di straordinaria solennità.
A seguire, il pranzo interclub con il
Rotary Club di Roma, presieduto da Maddalena De Gregorio, composto da 150 soci e che quest’anno festeggia i suoi 100 anni, ha aggiunto una dimensione internazionale all’esperienza: saluti ufficiali, scambi di doni (tra cui prodotti tipici piacentini), testimonianze reciproche di amicizia e l’intervento della professoressa Marina Righetti sul tema “Pellegrini e Giubilei”. Un incontro caloroso, che ha rinsaldato il legame tra i due club e ha dato un valore aggiunto al viaggio. Il Presidente Onesti ha consegnato a nome del club tre confezioni di Grana Padano DOP, una Coppa Piacentina DOP (stagionata oltre 6 mesi) e tre bottiglie di vino DOC di altrettante rinomate cantine e una bottiglia di Vin Santo DOC di Vigoleno. La Presidente De Gregorio ha omaggiato Onesti con un cofanetto contenente un ferma-fogli d’argento con lente d’ingrandimento e un volume che raccoglie i 100 anni di storia del Rotary Club Roma

L’ultima tappa: Santa Maria Maggiore e Santa Prassede
Il pomeriggio si è chiuso con un’ulteriore visita giubilare alla Basilica di Santa Maria Maggiore, passando per la Porta Santa e sostando presso la tomba di Papa Francesco, semplice e raccolta. Ultima suggestione: la Basilica di Santa Prassede, gioiello nascosto dell’arte bizantina, affidata ai Benedettini Vallombrosani fin dal 1198 . Alle 18 il gruppo ha salutato Roma. Il rientro a Piacenza, quasi a mezzanotte, ha concluso una tre giorni in cui, come ha scritto un partecipante, “Roma è apparsa non solo immensa, ma intima: una città che sa parlare al cuore di chi la guarda davvero”.

Lincontro tra il Rotary Club Fiorenzuola dArda e in occasione del centenario del Rotary CLub Roma

Nella foto, l'incontro con il Rotary di Roma.




Un viaggio che continua
Il pellegrinaggio del Rotary Fiorenzuola non è stato un semplice itinerario turistico, ma un percorso di scoperta: di luoghi, di persone e – come spesso accade in questi viaggi – anche di sé stessi. Una Roma “che non ti aspetti”, fatta di contrasti e rivelazioni, capace di stupire chi la visita per la prima volta e chi la conosce da una vita. Ed è forse questa la vera forza del viaggio: aver ricordato che Roma, come ogni esperienza spirituale autentica, non si esaurisce mai. Resta dentro, e continua a parlare.

Nella foto in alto, il gruppo del Rotary Club Fiorenzuola in piazza San Pietro a Roma.

Pubblicato il 25 novembre 2025

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La Giornata dei diritti dell’infanzia a Piacenza, tra arte, bellezza e scoperta del territorio

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Oltre 650 presenze registrate ai laboratori creativi ed esperienziali tenutisi al Teatro dei Filodrammatici, al Conservatorio Nicolini, alla Galleria Ricci Oddi e a XNL: questo il bilancio delle attività con cui il Comune di Piacenza, sabato 22 novembre, in collaborazione con le quattro istituzioni culturali che hanno aperto le loro porte ai più piccoli, ha celebrato la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’iniziativa promossa nell’alveo del gruppo di lavoro Ninfa per la continuità educativa 0-6, cui anche le scuole dell’infanzia cittadine e i Servizi Educativi comunali 0-3 anni hanno aderito con entusiasmo, unitamente alle scuole dell’infanzia paritarie e ai nidi privati convenzionati, collaborando sia al coordinamento organizzativo, sia attraverso la partecipazione degli insegnanti nell’accoglienza alle famiglie.

“Desidero ancora una volta ringraziare tutte le realtà che hanno reso possibile questa bella iniziativa”, sottolinea l’assessora alle Politiche per l’Infanzia Nicoletta Corvi, che nel corso della mattinata ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale accanto alle dirigenti scolastiche Monica Caiazzo e Giovanna Solari, incontrando il presidente Massimo Toscani alla Ricci Oddi, il condirettore artistico di Teatro Gioco Vita Jacopo Maj e il Maestro Patrizia Bernelich al Conservatorio. “Abbiamo voluto declinare questa ricorrenza – aggiunge l’assessora - valorizzando il diritto all’espressione creativa di sé che tutti i bambini del mondo dovrebbero avere, favorendo l’accesso alla bellezza, all’arte e alla cultura come fondamentale stimolo alla fantasia e all’intelligenza emotiva dei più piccoli. Credo sia stata un’opportunità preziosa anche per promuovere ulteriormente la conoscenza e la frequentazione di questi spazi museali, luoghi iconici della città, che con continuità e con grande attenzione offrono molteplici occasioni di incontro e divulgazione rivolte sia ai bambini, sia agli adulti”.

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Suoni, ombre, note, dettagli pittorici, sperimentazioni artistiche con cui giocare: “Si è trattato di una preziosa occasione di condivisione e scambio tra il personale educativo del segmento 0-6 – hanno rimarcato le dirigenti scolastiche presenti – al di fuori delle aule e in dialogo con quattro poli culturali di eccellenza del territorio, che hanno fornito nuovi stimoli all’espressività dei bambini nel quadro di una comunità educante che li aiuta, in sinergia tra tutte le sue componenti, a consolidare la propria identità, acquisire le prime autonomie e imparare in tutte le situazioni della quotidianità”.

“Seguendo questo filo conduttore – commenta l’assessora Corvi - nella giornata di domenica abbiamo replicato con il tradizionale appuntamento promosso dal Centro per le Famiglie in collaborazione con Unicef e associazione Le Valigie: la Marcia dei Diritti, che quest’anno ha attraversato il centro storico alla ricerca di punti di vista inediti e sorprendenti nel patrimonio collettivo della città. Il concetto è proprio quello di coltivare conoscenza e sensibilità nel cuore della nostra comunità, mettendo i più piccoli al centro e accompagnandone la crescita per costruire insieme il futuro”.

Nelle foto: dall'alto, la tappa al Conservatorio e nella sede di XNL.

Pubblicato il 25 novembre 2025

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La gioia di stupirsi: la rivoluzione pedagogica di Andrea Gargiulo

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Andrea Gargiulo, musicista, formatore, pedagogo, dinanzi ad un pubblico di docenti, il 21 novembre, nell’aula magna del Liceo Gioia a Piacenza, non ha parlato di programmi, né di tecniche da applicare con precisione chirurgica. Ha espresso invece di un “atteggiamento”, una postura pedagogica capace di ribaltare l’idea tradizionale dell’insegnamento. Si chiama didattica reticolare, ed ha precisato che non si tratta di un metodo, ma di un modo diverso di guardare l’educazione: socio-costruttivista, relazionale, enattivo. In altre parole: umano.

Una storia che parte da lontano

Da queste premesse, quindici anni fa in Puglia, è nato, dalla forza e creatività di Andrea, MusicaInGioco, un progetto ispirato a “El Sistema”, un modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José AntonioAbreu. Un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini di tutti i ceti sociali. Questa idea - per Gargiulo - è oggi più attuale che mai. Al centro c’è una convinzione semplice e radicale: non esiste un sapere oggettivo da trasferire, perché ogni persona percepisce la realtà a modo suo. La scuola, allora, non può che partire da questa unicità.

Contro i metodi rigidi: la scuola che perde studenti

Gargiulo non ha risparmiato critiche ai modelli didattici tradizionali, soprattutto in ambito musicale: «Troppo spesso l’insegnamento è costruito per comodità del docente, non per lo studente». Programmi lineari, lezioni standard, mancanza di flessibilità: il risultato è - per Gargiulo - un percorso “infelice”, fatto più per selezionare che per far crescere. Non sorprende - ha detto - che l’Italia sia ai primi posti per dispersione nei conservatori. «È una falsa meritocrazia: si beatificano le rinunce invece di interrogarsi su ogni studente perso per strada».

La vita non è predeterminata

Gargiulo si è opposto anche alle teorie deterministiche che attribuiscono alla genetica quasi tutto il peso del nostro destino. La sua visione è diversa: un equilibrio tra genetica, educazione ed eventi casuali. Per raccontarlo, ha descritto ai docenti la storia di Vincenzo Deluci. Trombettista di talento, un incidente lo lascia paralizzato. Eppure, contro ogni previsione, Deluci torna alla musica con una tromba costruita su misura, si esibisce, aiuta altri musicisti con disabilità. «Gli eventi casuali possono cambiare una vita – ha detto Gargiulo – ma è il desiderio a dare forma alla trasformazione».

In carcere, dove la didattica può salvare

I docenti hanno ascoltato poi con grande attenzione quando Gargiulo ha raccontato le sue esperienze nei carceri minorili. Ragazzi segnati da storie difficili, spesso convinti di valere poco. Come Salvatore, etichettato a scuola come “cretino” perché dislessico, ma straordinario musicista a orecchio. Bastano dieci incontri per far suonare a lui e ai compagni blues, standard e brani scelti da loro. Nessuno spartito, nessun metodo rigido: solo ascolto, condivisione, motivazione. Alla fine è proprio Salvatore a chiedere di imparare la lettura musicale. «Quando capisci a cosa serve, allora diventa un desiderio, non un obbligo» - ha spiegato Gargiulo.

Sedurre con la bellezza

Il cuore della didattica reticolare è la seduzione estetica: far innamorare gli studenti di ciò che studiano. Non imporre Dante, ma proporre un rap sulla Divina Commedia… Non incatenare alla “verità” del docente, ma partire dalla verità dello studente…

L’incertezza come valore

Gargiulo ha invitato inoltre gli insegnanti ad “azzerare quotidianamente i contachilometri”, perché ogni giorno è diverso lo studente che abbiamo davanti. Accettare l’incertezza significa accettare la vita, soprattutto quella dei giovani, dominata dal presente, dal gruppo dei pari, dal bisogno di riconoscimento. L’adulto non deve imporre soluzioni, ma aiutare il ragazzo a vederne le conseguenze, a immaginarsi nel futuro, a scegliere cosa serve davvero per diventare ciò che sogna di essere.

La scuola deve far scoprire la bellezza

Il racconto di Paolino, ragazzo robusto e temuto del carcere minorile che ha paura di suonare il sax per timore di sbagliare, ha mostrato quanto la bellezza possa scardinare le identità costruite su fragilità e difese. «Quando un ragazzo scopre - ha affermato Gargiulo - di poter fare qualcosa di bello, cambia il modo in cui guarda se stesso».

Una rivoluzione gentile

La scuola - per Gargiulo - deve smettere di imporre verità e iniziare a generare curiosità. Deve essere una rete in cui studenti e docenti si trasformano a vicenda. La didattica reticolare non offre ricette, ma relazioni. Non promette risultati immediati, ma cambiamenti profondi…

E mentre l’incontro si conclude, l’impressione è che qualcosa sia già cambiato: che in quella sala, gli insegnanti abbiano ricompreso la dimensione umana, creativa e trasformativa dell’educazione, che permette a ciascuno di scoprire il proprio potenziale attraverso la curiosità, la bellezza e lo stupore.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 23 novembre 2025

Nella foto, Andrea Gargiulo durante il suo intervento.

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