Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Daveri, un uomo che non deve essere dimenticato

daveri

All'auditorium di Rivergaro e in concomitanza con la mostra “Trattenere il paesaggio” in collaborazione con la Galleria Ricci Oddi, si è tenuta la presentazione del libro “L’avvocato di Dio” scritto dalla professoressa Leili Maria Kalamian.
L’incontro, organizzato dal Centro di lettura e dal Comune di Rivergaro, si è focalizzato sulla figura dell’avvocato piacentino Francesco Daveri, figura di spicco della Resistenza in quanto membro importante del CLNAI (Comitato di liberazione dell’alta Italia) e prefetto della liberazione nel territorio piacentino. Il libro, primo romanzo dedicato ai combattenti della guerra di Liberazione di Piacenza, è stato presentato dall’autrice che, grazie a lettere e materiali reperiti tra le carte del nonno, l’avvocato Giuseppe Gardi amico di Daveri, tra quelle della famiglia Daveri e in Archivio di Stato di Piacenza le hanno permesso di approfondire la vita di un uomo che purtroppo non è noto ai tanti e che invece merita di essere conosciuto e la cui vicenda umana e politica dovrebbe essere fatta conoscere, in particolar modo ai giovani.

Daveri, un ritratto di umanità

Come ha spiegato l’autrice, la scelta di raccontare la vita di Daveri sotto forma di romanzo è stata fatta per permettere al lettore di immergersi in quella che era la realtà della Piacenza degli anni ’40, in quello che era il clima politico che animava le varie anime dei combattenti. Ed ecco che accanto alle vicende di Daveri emergono e si definiscono gli ideali di uomini come Paolo Belizzi, falegname comunista, Emilio Canzi anarchico e combattente antifascista durante la guerra di Spagna, don Giovanni Bruschi parroco di Peli, i comandanti Fausto Cossu, Alberto Araldi, Giuseppe Prati e tanti altri. Daveri nel suo incarico di prefetto per la liberazione, svolge un ruolo fondamentale di raccordo con le divisioni partigiane, ma l’autrice ne vuole sottolineare soprattutto quelle che sono state le straordinarie doti umane e intellettuali. Ne esce così un ritratto sorprendente di umanità e moralità; intorno a lui si riuniscono persone diverse sia per provenienza sociale che per fede politica, eppure in nome della libertà e dell’amor di patria si delinea un gruppo che lotterà perché il nostro Paese possa vivere pienamente l’idea di democrazia e di giustizia sociale che la dittatura aveva brutalmente cancellato.

La vicenda di Daveri adattabile a piéce teatrale

Il romanzo è narrato nella prima parte in terza persona per poi proseguire nella seconda parte in prima persona, quando è Daveri a parlare attraverso le lettere e le riflessioni che l’autrice immagina possano essere state sue, ricavandole dagli scritti che la famiglia le ha messo a disposizione. È forse a questo punto che emerge la grandezza di quest’uomo che lotta per il futuro del proprio Paese perché i suoi figli e tutti i figli d’Italia possano vivere in un Paese migliore, dove la politica non sia mero opportunismo ma lo strumento principe che porti avanti e garantisca un futuro di pace, uguaglianza e libertà. La sua cattura e il breve periodo di prigionia nel campo di Gusen mostrano la profondità degli ideali civili e cristiani di un uomo che si affida al Padre, nella certezza che ciò in cui ha creduto e per cui ha lottato diventerà a breve eredità morale, culturale e religiosa nel senso più profondo. Oggi gli studiosi conoscono tanto di Francesco Daveri anche grazie alle ricerche che negli anni successivi alla fine della guerra Giorgio, il primogenito, ha compiuto per andare a cercare quel padre che non ha potuto conoscere a fondo.
L’autrice ha ricomposto i tanti pezzi di puzzle e con maestria ma anche con tanta passione ci ha fatto conoscere un uomo che non deve essere dimenticato. Proprio per questo sarebbe intenzione della professoressa adattare a piéce teatrale la vicenda narrata per essere proposta alle scuole e, insieme a questo, anche la stesura di un progetto didattico perché i ragazzi possano riscoprire quella che è la bellezza e l’importanza della politica, vissuta come spirito di servizio e non come strumento di affermazione personale.

Valter Castignoli

Nella foto, la presentazione del libro “L'avvocato di Dio“ all'auditorium di Rivergaro.



Pubblicato il 1° agosto 2022

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente