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Le Carmelitane a Piacenza: una storia di amore

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“Qualcuno mi ha voluto molto bene permettendomi di incontrare, persone che mi hanno aiutato a uscire un po' da quello che sono io, dai miei difetti, dai miei modi di vivere, per guardare più in alto”: sono le parole del dott. Patrizio Capelli che ha coordinato l’incontro di presentazione del libro, il 24 maggio 2024 al Carmelo di Piacenza (via Spinazzi) “Per dar principio. 350 anni di presenza delle Carmelitane Scalze a Piacenza”. L’opera, edita da Itaca, è divisa in due parti: nella prima il frutto della ricerca della storica Elisabetta Marchetti, nella seconda la narrazione della Comunità di Piacenza corredata da un inserto fotografico. “In questa serata - ha aggiunto Capelli - siamo oggetto di una grande tenerezza che è tipica della sensibilità femminile, ma che ha dentro una radice di bene vero”.

Le vicende storiche del Carmelo

Nel suo intervento la professoressa Elisabetta Marchetti si è concentrata su un'analisi storica dell'ordine riformato da Santa Teresa d'Avila. Delineando il contesto storico della riforma teresiana avvenuta alla fine del Cinquecento, in una Spagna profondamente religiosa governata da Filippo II, Marchetti ha sottolineato come questa riforma abbia avuto un impatto significativo anche sulla Chiesa cattolica durante l'epoca della Riforma protestante. La docente ha evidenziato l'importanza della documentazione storica presente nei monasteri carmelitani, rivelando che questi documenti offrono nuove prospettive sulla vita monastica, sulla sorellanza e sulle dinamiche interne delle comunità religiose. Ha pure rimarcato come queste comunità non sono isolate dal contesto storico in cui operano, ma si adattano e rispondono alle diverse epoche storiche, inclusi momenti di crisi come le soppressioni e le guerre mondiali. Marchetti ha messo in luce come il Carmelo piacentino, fondato con il sostegno della nobiltà locale, ha avuto caratteristiche uniche rispetto ad altre fondazioni teresiane. “Le prime fondatrici di Piacenza, Madre Anna dell'Ascensione, Madre Vittoria di Santa Teresa e Madre Francesca del Santissimo Sacramento - ha detto la professoressa - sono state donne straordinarie che hanno affrontato sfide significative per mantenere vivo il carisma teresiano”. Infine, Marchetti ha accennato alla struttura del libro, spiegando che mentre lei ha curato la parte storica, la seconda parte, redatta da suor Antonella con il contributo delle altre monache, porta la narrazione fino all'attualità, mostrando come il Carmelo di Piacenza continui a rinnovarsi pur restando fedele alla propria tradizione.

Il trasloco in via Spinazzi

Suor Paola ha raccontato la sua esperienza del trasferimento del Carmelo di Piacenza, nel 1964, dal vecchio monastero sullo Stradone Farnese, alla nuova sede in via Spinazzi. Arrivata a Piacenza nel 1962, Suor Paola partecipò attivamente alla preparazione della nuova struttura, che doveva essere pulita prima del trasloco ufficiale. Insieme ad altre giovani monache, ogni mattina si recava in via Spinazzi per svolgere i lavori di pulizia, trovando la nuova struttura molto diversa ma accogliente. Ha poi ricordato con emozione l'evento del trasloco, il 22 aprile 1964: “Arrivammo al nuovo monastero alle 14:00, e tutte le suore furono colte da sorpresa e da gioia nel vedere i nuovi ambienti. La giornata culminò con una processione del Santissimo Sacramento, un momento significativo che richiamava le tradizioni di Santa Teresa nelle sue fondazioni. Ringrazio il Signore - ha concluso la religiosa - per aver vissuto questi sessant'anni nella nuova sede ed ora continuo a servire la comunità con devozione”.

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Un passaggio nel cuore del Concilio Vaticano II

Anche Suor Agnese ha raccontato la sua esperienza di ingresso nel monastero durante il Concilio Vaticano II, un periodo caratterizzato da un'atmosfera di rinnovamento e di grandi aspettative per la Chiesa. Nonostante le novità promosse dal Concilio, come la liturgia rinnovata e il ruolo crescente dei laici e delle donne nella Chiesa, Suor Agnese inizialmente non sapeva come queste si sarebbero concretizzate. Entrata nel Carmelo di via Spinazzi nel giugno del 1964, Suor Agnese ricorda anche la sua esperienza nella vecchia sede di Stradone Farnese, dove il contatto con le monache avveniva attraverso barriere fisiche e auditivi, accentuando il mistero e la separazione del mondo claustrale. Tuttavia, nonostante queste barriere, trovò le suore accoglienti e serene. L'ingresso in monastero le rivelò una comunità dinamica e aperta alle novità del Concilio Vaticano II. Le suore seguivano con entusiasmo le notizie del Concilio, grazie alle informazioni dell’Osservatore Romano e alle visite dei vescovi diocesani di ritorno da Roma. I documenti conciliari divennero fondamentali per la loro formazione e vita comunitaria. Suor Agnese ha vissuto un periodo di discernimento supportato dalla saggezza delle sorelle anziane, trovando che l'introduzione delle novità conciliare ha rafforzato e abbellito la sua vocazione.

La carmelitana: testimonianza di umanità e verità

La parola è passata poi a Suor Antonella che ha espresso la sua gioia nel vedere il carisma carmelitano associato all'apertura e alla modernità. Ha fatto riferimento agli scritti di Santa Teresa di Gesù, in particolare "Il Castello Interiore", dove Teresa descrive l'anima come un castello di diamante o cristallo con molte stanze. Al centro di questo castello avviene l'incontro segreto tra Dio e l'uomo. Suor Antonella ha sottolineato che la porta per entrare in questo castello è la preghiera, che Teresa definisce come un rapporto di amicizia con Dio. “Teresa - ha detto la monaca - promuove una vita di preghiera concreta e un profondo percorso di autoconoscenza, riconoscendo che dentro di noi ci sono sia stanze luminose che oscure”. Il messaggio principale di Suor Antonella è stato quello di riconoscere la consapevolezza della propria dignità e del fatto che Dio ci guarda con amore nonostante le nostre fragilità. “La vita carmelitana, come ogni vita cristiana, - ha detto - consiste nel lasciarsi guidare dallo Spirito per scoprire la nostra verità più profonda. Accettare le proprie debolezze e fragilità è il primo passo per permettere allo Spirito di trasfigurarle, e questa accettazione si estende anche agli altri, riconoscendo in loro le stesse ferite. La vita carmelitana - ha concluso suor Antonella - è una vita autentica, radicata nella propria umanità. La carmelitana dà una testimonianza di verità e umanità, capace di relazioni che generano unità e amore, riconoscendo nelle difficoltà altrui le proprie e percorrendo insieme il cammino della vita”.

Il grazie a tutti

Alfredo, il progettista grafico del testo, commosso ha testimoniato la bellezza e la semplicità del rapporto con le sorelle del Carmelo. Mario Magnelli, vice presidente della Fondazione di Piacenza Vigevano, che ha contribuito alla realizzazione del libro, con parole sentite, ha espresso come il Carmelo è una voce che risuona nel cuore di chi sa comprendere la sua profonda spiritualità. Infine suor Francesca, Superiora del convento, ripercorrendo gli eventi che si sono susseguiti in questo anno di anniversario, ha espresso i ringraziamenti a tutti.

Riccardo Tonna

Nella foto, la presentazione del libro sulla storia del Carmelo.

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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