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Una proposta scientifica per riaprire l’Italia in sicurezza



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Una "proposta scientifica" per riaprire l’Italia gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia attraverso la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile (Mrf) dell’infezione da Sars-Cov-2 e della malattia che ne consegue (Covid-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie. E' il nucleo della proposta lanciata oggi sul sito “Medical Facts”, elaborata da un gruppo di scienziati tra i quali Roberto Burioni, professore ordinario Università Vita e Salute San Raffaele (Milano) e direttore scientifico Medical Facts; Luigi Lopalco, professore ordinario Università di Pisa e presidente Patto trasversale per la scienza; Guido Silvestri, direttore Dipartimento di patologia, Emory University (Atlanta) e editor The Journal of Virology. A sottoscrivere il documento anche Filippo Anelli e Giovanni Leoni, rispettivamente presidente e vicepresidente nazionali della Federazione degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), e Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).





Secondo gli esperti è "necessario riflettere fin da adesso su come meglio emergere dall’attuale fase di isolamento della popolazione”, dalla quale ritengono di dovrà uscire “non appena si osserveranno 2-3 settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti", ossia sul passaggio dalla fase "pandemica" di Covid-19 a quella "endemica". Per questo, non essendo disponibile un vaccino, sarà necessario"campionare in modo statisticamente rilevante la popolazione generale nelle varie aree geografiche del Paese, per valutare sia lo stato dell’infezione attiva, tramite tamponi diagnostici (che ricercano il virus nella saliva), che lo stato di immunità della popolazione, tramite analisi sierologiche grazie a test validati per la presenza di anticorpi specifici”.
Di qui la proposta di
una nuova struttura di monitoraggio e risposta flessibile (Mrf)
“con chiare articolazioni regionali” che dovrà operare “sotto il coordinamento di Protezione civile e ministero della Salute e il supporto tecnico dell’Istituto superiore di sanità (Iss)", e che dovrà avere alcune caratteristiche generali. Anzitutto



 

"capacità e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test (almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica, con rapidissime procedure di autorizzazione da parte del Governo centrale e dai singoli governi regionali, da utilizzare in caso di segnale di attivazione di nuovi focolai epidemici”.

Per i firmatari della proposta occorrerà inoltre
una struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’Iss,
responsabile sia dell’analisi dei dati “in tempo quasi-reale’”, che della loro presentazione da parte del ministero della Salute a frequenza regolare direttamente a Governo, Parlamento e organismi sanitari sovranazionali. E ancora: rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di “epidemic intelligence”, che “rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici”; “mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole), gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones e App come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie”.
Gli esperti raccomandano infine una “condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei giornalisti”, i maggiori quotidiani nazionali e le principali testate radio-televisive pubbliche e private “per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista”.



Medici e scienziati non si nascondono che questo progetto di struttura di monitoraggio e risposta flessibile al rischio di ritorno dell’infezione da Sars-CoV-2 rappresenti "un investimento significativo di risorse, necessarie alla sua rapida implementazione nei prossimi quattro-sei mesi (personale, infrastruttura, test, analisi)” e si dichiarano consapevoli che la sua creazione richiederà la definizione di “un perimetro normativo entro il quale operare quanto più possibile in armonia e sinergia con le rilevanti entità politiche, amministrative, sanitarie e tecnico-scientifiche, a livello sia nazionale che loco-regionale”.
Inoltre, il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario dovrà essere accompagnato da “un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico”. Di qui la necessità di "una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attività, che dovranno essere ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori". La proposta, concludono, può essere “un ragionevole percorso, dal punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che, speriamo, sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino".


Giovanna Pasqualin Traversa

Pubblicato il 20 aprile 2020

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