C’è sofferenza per la morte di don Cordani, le comunità hanno risposto rafforzando l’unità
Nella foto, la famiglia Facchini di Pieve Dugliara.
“In questo tempo di coronavirus c’è un nuovo modo di vivere la preghiera e la liturgia e ho notato una tensione maggiore, senza che sia piovuta dall’alto, a voler essere Chiesa”. Così si esprime don Giuseppe Lusignani, parroco di Pieve Dugliara che sta seguendo anche la comunità di Rivergaro dopo la scomparsa di don Giovanni Cordani.
Il lavorare insieme - aggiunge don Giuseppe - non è stato particolarmente difficile perché già da prima la pastorale veniva condotta insieme nelle due realtà.
“Quello che è cambiato - commenta don Lusignani - sono state le modalità dei nostri rapporti, delle nostre relazioni. Ci siamo dovuti cimentare con canali virtuali che hanno permesso di comunicare e di lavorare insieme”.
“La carità ci unisce”. Uno dei collanti dell’essere Chiesa è stata - per il sacerdote - l’esperienza della carità, attraverso la quale si è cercato di andare incontro il più possibile alle situazioni disagio che si sono create. “Andiamo noi a chiedere - aggiunge don Giuseppe - che tipo di necessità hanno le persone e poi facciamo arrivare il pacco con gli alimenti. Ci giungono anche delle segnalazioni dal Comune di Rivergaro, quindi, sull’intero territorio comunale, riusciamo, attraverso i volontari, a raggiungere chi ha bisogno”. La preghiera gira sul web perché si diffonde nella rete parrocchiale dei contatti Whatsapp e arriva anche a persone che solitamente non frequentano la parrocchia, ma accolgono volentieri queste sollecitazioni spirituali. La criticità - per il giovane parroco - è la situazione degli studenti che sono sovraccarichi di compiti e videolezioni della scuola, quindi risultano un po’ assenti dai contatti parrocchiali.
“Una cosa bella - aggiunge don Giuseppe - è stata la disponibilità da parte di diverse persone a cucinare pasti e a portarli a domicilio. La solidarietà poi si è manifestata nel creare piccoli fondi per aiutare le persone in difficoltà a pagare bollette, affitti ecc.”. Anche il percorso biblico iniziato dal parroco prima del coronavirus, è continuato attraverso le piattaforme online. Si è iniziato con i libri profetici, poi quelli sapienziali, ora sulla passione di Giovanni, infine si concluderà con i salmi. “La riflessione biblica - continua don Lusignani - è più che mai calata nella realtà che stiamo vivendo e come il coronavirus toglie il respiro allo stesso modo la Parola di Dio ci riempie i polmoni di ossigeno”.
I gruppi continuano in video chat su Skype e viene trasmessa la liturgia delle ore con lodi, vespri e la messa ogni giorno in webradio e in diretta su Instagram e Youtube.
Disorientati ma in cammino. Gianluca Facchini fa parte del Consiglio pastorale della parrocchia. C’è stato un momento di smarrimento – spiega - dopo la morte di don Giovanni con cui, anche la comunità di Pieve Dugliara, aveva rapporti stretti di collaborazione. Lo stesso don Giuseppe ha dovuto rimanere in quarantena in quanto era stato molto vicino a don Cordani. “Don Lusignani - aggiunge Facchini - ha saputo però, in questo periodo, attraverso i mezzi digitali, raccogliere le pecore come il pastore raduna il gregge”. In questo modo per Gianluca la comunità si è sentita unita e non ha perso il valore della comunione. Facchini, responsabile del confezionamento della Rebecchi Valtrebbia di Rivergaro, continua il suo lavoro nel settore alimentare. Sposato con sei figli, anche i suoi familiari collaborano con la parrocchia. Chiara, 18 anni, segue i ragazzi del dopo cresima e Giovanni, 16 anni, è collaboratore diretto di don Giuseppe nella liturgia.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 14 aprile 2020
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