Nella parrocchia cittadina proseguono l'ospitalità alla casa accoglienza e il servizio della Caritas. Liturgia e catechesi in streaming e sulle piattaforme on line
Le attività alla parrocchia della Sacra Famiglia a Piacenza non si sono fermate.
La casa accoglienza d– ci dice il parroco, don Angelo Cavanna – continua, anche se a ranghi ridotti, per ragioni di sicurezza e di salute, la sua attività. Infatti la capienza della struttura era per otto persone, ma ora, con l’emergenza coronavirus, si è dovuta ridurla a tre in modo che ogni ospite abbia la sua stanza e il suo bagno privato.
Le persone che hanno dovuto lasciare la casa – assicura il parroco – sono state ospitate in altre strutture della Caritas.
“I nostri ospiti – continua don Angelo – adesso rimangono in casa tutto il giorno, infatti la nostra struttura non è più dormitorio notturno, ma è diventata casa residenziale e le persone accolte sono monitorate e seguite ogni giorno dai nostri volontari”.
La parrocchia ha ospitato anche una signora, con molte problematiche, che si è trovata improvvisamente sulla strada e dormiva in una cabina del telefono.
“L’abbiamo sistemata provvisoriamente in Oratorio – afferma don Cavanna – e stiamo cercando di darle tutto il sostegno e il supporto necessario in questo momento di emergenza”.
La parrocchia, con i suoi volontari del gruppo Caritas, continua il servizio di distribuzione delle borse viveri e rivolge l’appello a tutti gli abitanti del quartiere che fossero a conoscenza di persone o famiglie in difficoltà, di rivolgersi al numero di telefono del centro di ascolto, scritto davanti alla chiesa.
Inoltre chi voglia donare generi di prima necessità o offerte per il pagamento delle utenze si può rivolgere al centro di ascolto o al Parroco.
Liturgia e catechesi proseguono nella comunità della Sacra Famiglia attraverso lo streaming e le piattaforme online che consentono un contatto, anche se virtuale.
“La risurrezione – commenta don Angelo – in questo periodo pasquale ci ha spronato a delle intense riflessioni, infatti il cristianesimo non è frutto di un ragionamento, un fatto intellettuale, ma è proprio l’esperienza viva con lo Spirito Santo... Non è un ricordo, un pensiero o un concetto che abbiamo acquisito al catechismo, ma davvero è Cristo che si fa presente nella morte, nella sofferenza e nella malattia”.
“E chiaro che ognuno – aggiunge don Cavanna - deve portare la croce nel seguire Gesù, però ciò non uccide, non butta nella disperazione. È una parola che salva e porta alla speranza. Significa credere che Gesù è oltre la morte, è nella vita eterna, altrimenti sono bufale...Il cristianesimo non è qualcosa che ci siamo inventati, ma è seguire un uomo crocifisso e risorto!”
“La mamma è passata al Padre e mi sprona ad ad andare avanti con fede”
Così parla Carlo Iori (nella foto a lato con la moglie Marina Ferrero), 56 anni, collaboratore della Sacra Famiglia, che ha perso la mamma Lina, di 82 anni, in questi giorni di coronavirus.
“Ho potuto parlare con lei qualche giorno prima che morisse - continua Carlo - l’ho trovata serena, aveva appena ricevuto l’unzione degli infermi, dal cappellano dell’Ospedale don Andrea Fusetti, nei suoi occhi ho visto la risurrezione...”
Iori ha vissuto questo tempo di Quaresima nel vero senso della parola e afferma che nella partecipazione alla Via Crucis della parrocchia, sia pure in modo virtuale, ha sentito la forza della preghiera, come anche il conforto e la vicinanza degli altri parrocchiani.
Carlo Iori lavora nel settore bancario; con la moglie Marina, segue il gruppo dei giovani della parrocchia, in questo periodo attraverso la piattaforma Skype.
“Siamo facendo la Via Lucis – aggiunge Carlo – la via della luce, con i nostri giovani, ripercorriamo la Pasqua e gli episodi che seguono alla Risurrezione. È Un momento di rinascita che cerchiamo di annunciare ai ragazzi”.
“Ho sentito la chiamata al servizio – aggiunge Carlo – seguendo il il cammino verso il diaconato permanente. È una vocazione che voglio vivere per dare concretezza alla mia esperienza cristiana”.
Iori sta percorrendo, insieme agli ad altri aspiranti diaconi della diocesi, le tappe per giungere al diaconato, un ministero che lo metterà a pieno servizio nella Chiesa.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 24 aprile 2020
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